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L’arte di offrire ospitalità

Il mio divano è anche il tuo divano. Keystone

Amano viaggiare e incontrare il mondo. Sono flessibili e vogliono spendere poco. Sono una nuova generazione di turisti che «surfa» di divano in divano grazie a CouchSurfing.

«Significa viaggiare con il desiderio di conoscere, di relazionarsi con gli altri e di tuffarsi nel tessuto sociale di un posto sconosciuto grazie a questa forma di ospitalità», racconta Raffaella di Ginevra a swissinfo.ch.

«Si tratta di uno scambio culturale entusiasmante. Mi dà la possibilità di conoscere e stringere nuove amicizie con persone di altri paesi che vengono in Svizzera, posso inoltre visitare una città in maniera diversa rispetto al turista che viaggia con la guida tascabile», le fa eco Fabian di Berna.

È il CouchSurfing. Non ha nulla a che fare con le onde, con il surf, la spiaggia, il sole. Chi fa del CouchSurfing non surfa nemmeno sui divani, ma vi dorme. Viaggia di divano in divano e intanto conosce il mondo, inteso specialmente come persone che lo popolano. Infatti, l’obiettivo di questa piattaforma internet, creata nel 2003 dal programmatore americano con la passione per i viaggi Casey Fenton, è di far incontrare i turisti con lo zaino in spalla.

Sembra quasi un revival nostalgico della bacheca del Pudding shop di Istanbul, da cui la beat generation, quarant’anni fa, partiva in viaggio verso Oriente, verso il mito dell’India. Invece, il CouchSurfing è soltanto uno dei tanti social network per i nomadi del terzo millennio.

È un servizio di ospitalità gratuita online. Da una parte c’è chi mette a disposizione un divano, un letto, un angolino in corridoio o il giardino per piantare la tenda, dall’altra c’è chi cerca un posto per dormire.

Molto di più di un viaggio

In sette anni questa comunità è cresciuta in maniera impressionante. Gli utenti sono quasi due milioni e tutti si dicono entusiasti di aver scelto di viaggiare così. L’età media è di 28 anni, ma non mancano nemmeno quelli che hanno tanta vita alle spalle: 11’500 hanno fra i 60 e i 69 anni, 345 fra gli 80 e 89 anni. In Svizzera, gli iscritti sono 11’000.

Se inizialmente l’obiettivo consisteva nel dare la possibilità a studenti squattrinati di visitare quasi a costo zero il mondo facendosi ospitare sul divano altrui, ora questa idea è cambiata. La filosofia del CouchSuring non è quella di sfruttare il divano degli altri, ma di «connettere internazionalmente persone, luoghi, creare scambi educativi, generare coscienza collettiva, diffondere la tolleranza e facilitare la comprensione culturale», si legge nel sito.

Lo ricorda anche Raffaella Bona, piemontese, ma residente a Ginevra e da quattro anni entusiasta couchsurfer – questo il nome di coloro che fanno surf sul divano degli altri. «Il sito non serve soltanto a trovare un letto e un tetto sotto il quale dormire. È un’ottima piattaforma per organizzare degli incontri fra couchsurfers. Ogni mese ci troviamo a bere qualcosa, a chiacchierare, a intraprendere qualcosa insieme. Senza viaggiare, ho avuto così la possibilità di conoscere persone nuove, turisti di passaggio che vogliono conoscere la città sul Lemano e vedere come vivono i giovani».

Il profilo si traccia con il tempo

Iscriversi è semplice. Basta inserire i propri dati nel sito, descriversi sinteticamente e indicare la propria disponibilità di ospitare un membro della comunità, anche se non è indispensabile. Con il tempo, il proprio profilo verrà arricchito con i commenti delle persone ospitate o incontrate. «I feedbacks sono fondamentali. Infatti, prima di accogliere o andare ad alloggiare da qualcuno leggo con attenzione queste annotazioni. Mi faccio così un’idea approssimativa della persona che andrò a conoscere», testimonia Raffaella.

E i commenti sono per lo più positivi. La statistica del sito indica 3’500’000 esperienze positive (circa il 99% del totale) e più di 2’200’000 nuove amicizie.

«La cosa peggiore che mi è successa è che qualcuno mi abbia avvisato con poco preavviso che il sofà non era più disponibile. Ma questo è stato un caso isolato. Ciò che ho invece potuto fare, è allacciare delle amicizie che hanno resistito al tempo», racconta Fabian Dreher.

Nel 2009, anche Marco Mattioni di Lugano si è iscritto al CouchSurfing . Voleva portarsi un po’ di mondo a casa. Al momento, infatti, non ha molto tempo per viaggiare e quindi è felice di poter ospitare dei couchsufer. Non dice però di sì a tutti. «Dipende dalla mia disponibilità di tempo. Infatti, mi piacerebbe poter trascorre un po’ di tempo con la persona che ospito. Inoltre, non sono amante delle improvvisate. A chi chiede ospitalità all’ultimo minuto, difficilmente apro la porta di casa».

Spirito d’avventura

Raffaella ha fatto il giro del mondo e quasi ovunque ha trovato qualcuno che la ospitasse. «A Melbourne ho trascorso due settimane da un couchsurfer e in Vietnam ho conosciuto dei giovani che mi hanno fatto conoscere il paese».

Anche Fabian viaggia spesso. Quando ha poco tempo visita le città svizzere. All’estero trascorre invece periodi più prolungati. Nel 2008/09 ha viaggiato – per esempio – per un anno intero in Sudamerica e ha dormito per più della metà del tempo sul divano di perfetti sconosciuti.

«Non si può sapere in anticipo come si svilupperà il viaggio e non ci si può certo attendere la comodità di un albergo – sottolinea Dreher. Si deve essere pronti ad assumersi qualche rischio e ai cambiamenti dell’ultimo minuto. Essere flessibili e amare l’avventura».

Luca Beti, swissinfo.ch

Oltre alla piattaforma CouchSurfing, un’altra rete di ospitalità gratuita è l’Hospitality Club. Questo sito è stato fondato nel 2000 dal tedesco Veit Kühne. Conta più di 300’000 membri. L’obiettivo del club e di far incontrare persone di diverse culture e nazionalità e di aiutarsi durante i viaggi, offrendo un tetto per la notte o una visita alla città.

La comunità più vecchia è quella affiliata a Servas, associazione fondata nel 1949 da Bob Luitweiler. Si propone di contribuire alla diffusione della pace e della nonviolenza tramite una rete internazionale di ospitanti e viaggiatori.

Un’altra maniera per alloggiare a basso costo è fornita da HomLink International al quale hanno aderito 14’000 famiglie in 70 Paesi del mondo. L’idea questa volta consiste nello scambiarsi la casa, l’automobile, la barca oppure l’ospitalità.

I commenti lasciati dagli utenti di CouchSurfing fungono da elemento di sicurezza all’interno del sistema.

Per ora, l’unico caso in cui questo sistema non ha funzionato, ha coinvolto una 29enne turista di Hong Kong. Nel 2009, dopo aver visitato Spagna, Italia e Francia, aveva intenzione di soggiornare in Inghilterra. A Leeds è incappata però in un couchsurfer malintenzionato di 34 anni che l’ha minacciata e violentata.

L’uomo è stato condannato a dieci anni di detenzione.

I membri attuali della comunità CouchSurfing sono 1’891’477. Le città rappresentate sono 72’597 e le lingue 329.

Più del 22 percento degli utenti si trova negli Stati uniti. Al secondo posto ci sono i cittadini tedeschi (9.5 %),seguiti dai francesi (8,5%) e dai britannici (4.8%). Gli italiani con 55’231 membri sono in quinta posizione (2,96%), gli svizzeri iscritti sono 28’455 e si piazzano al diciottesimo posto di questa speciale classifica.

Fra le città più gettonate ci sono Parigi, Londra, Berlino, Montreal, Istanbul e Vienna. Per trovare il nome della prima città italiana (Roma) bisogna scorrere la classifica: con 7,594 couchsuefer ospitati si trova al 28esimo posto.

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