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La mia casa è la tua casa

Una villa sulla riviera del Brenta, vicino a Venezia, da scambiare anche con case svizzere. homelink

Grazie ad internet lo scambio di case, un modo di viaggiare che esiste da decenni, sta riscuotendo sempre più successo anche in Svizzera.

Pochi gli incidenti e i reclami, molti invece i contatti umani e le amicizie che si creano con questo sistema alternativo all’hotel.

“Viaggiare è sempre stata una mia grande passione che, per fortuna, posso condividere con la mia famiglia. Il fatto è che sta diventando sempre più difficile e costoso. Bisognerebbe inventarsi qualcosa di nuovo, qualcosa di alternativo ai soliti alberghi, anonime scatole per turisti, o anche ai residence, cioè stanzoni allestiti come mini case dove c’è sempre tutto… tranne quello che ti serve”.

Sono i pensieri che scrive su di un sito di scambisti di case una signora italiana convertitasi da poco a questo modo di viaggiare, nato negli Stati Uniti e in Canada negli anni ’50.

Insegnanti e presidenti

Tutto iniziò con alcuni insegnanti in cerca di case o appartamenti durante i lunghi periodi di vacanza o negli anni sabbatici. Il passaparola si allargò (tra l’altro funziona ancora oggi), apparvero i primi cataloghi, i club e oggi, grazie ad internet, le offerte pullulano.

Uno dei personaggi più famosi ad aver partecipato al baratto di case è l’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, che nel 1976 lasciò la sua abitazione, con annessa piantagione di noccioline, ad una famiglia brasiliana, per andare a visitare il paese della samba.

“In Svizzera l’aumento è progressivo. Nel 2002 avevamo 80 membri e nel 2006 siamo a 260 membri”, dice a swissinfo Marie-Paule Loye, responsabile per la Svizzera del sito Homelink International, la maggiore organizzazione del settore, che conta oltre 12’000 iscritti in tutto il mondo.

“Internet facilita i contatti e la conclusione dei contratti. Ma è grazie all’interesse dei media che da tre o quattro anni questo modo di viaggiare sta diventando una specie di moda anche da noi “.

In Svizzera sono più richieste le località turistiche di montagna e le città, ma secondo Marie-Paule Loye anche una casa in campagna è suscettibile di attirare un visitatore d’oltre oceano. “In Svizzera a volte tendiamo a sottovalutare il fatto che siamo molto centrali. In poco tempo si può raggiungere l’Italia o la Francia”.

Spesso i soci si scambiano residenze secondarie. Marie-Paule Loye partirà l’anno prossimo per un mese in Canada, dove una coppia di pensionati, in cambio della casa messa loro a disposizione a Haute Nendaz, in Vallese, lasceranno le chiavi di una villa a Vancouver e di uno chalet a Whistler. Oltre a ciò svizzeri e canadesi si scambieranno pure le rispettive automobili.

“Per questo si deve a volte concludere una polizza con copertura totale, nel caso non la si possegga già, e avvertire la propria compagnia d’assicurazione”, precisa.

Diversi standard d’igiene

Le testimonianze positive, addirittura entusiaste, abbondano sui siti internet specializzati: chi arrivando ha trovato uno spezzatino già pronto in frigo, da far invidia a quello di mamma, chi oltre alle mappe e al materiale turistico ha ricevuto indirizzi e numeri di telefono del macellaio di fiducia, dei vicini, degli amici, del ristorantino tipico.

Gli ospiti, a loro volta, danno amorevolmente l’acqua alle piante e da mangiare al gatto. Conferma tutto la signora Hedda Ketschek, di origini viennesi, che da quaranta anni vive in Ticino. “Da anni viaggio in questo modo, sono stata in tutto il mondo, ormai sono al mio quarantesimo scambio!”.

Diversi sono i criteri di protezione della propria sfera privata: c’è chi lascia in bella vista tutto quanto, anche lettere private e bollette. Altri ritirano in armadi chiusi a chiave le foto di famiglia e altri oggetti cui sono particolarmente legati. Ma è certo che chi considera la propria casa come un santuario non è forse adatto a questo tipo di esperienza. Tutti infatti concordano sulla dote principale che ci vuole per partecipare al gioco: l’apertura di spirito.

Nonostante tutte le precauzioni e la firma di vari contratti, a volte qualcosa può andar storto. “I reclami più frequenti riguardano i criteri di igiene”, puntualizza Marie Paul Loye. Uno svizzero quest’estate si lamentava del fatto che gli ospiti olandesi gli avevano lasciato la casa in uno stato spaventoso. Da me contattati gli olandesi cadevano dalle nuvole: secondo loro la casa era stata ripulita bene”.

Difficile insomma giudicare gli standard d’igiene, che non sono gli stessi per tutti. La mania di pulizia degli svizzeri, in alcuni casi, forse non è solo una leggenda metropolitana.

swissinfo, Raffaella Rossello

Non si deve per forza essere proprietari per scambiarsi la casa o l’appartamento. Chi affitta ha il diritto di ospitare chi vuole: non si tratta di subaffitto.

Fino agli anni ’80 il sistema era praticato quasi solo negli Stati Uniti, nei paesi anglosassoni e in Olanda. In Svizzera furono gli studenti stranieri a proporre per primi i baratti.

Le associazioni offrono anche il semplice scambio di ospitalità. Spesso si tratta di studenti figli di altri membri in cerca di soggiorni linguistici.

Un nuovo trend è quello del CouchSurfing (letteralmente navigare sul sofà). I membri si offrono un alloggio gratuito e aiuto durante il viaggio. La partecipazione, al contrario dei club di scambio di case che richiedono un’iscrizione di circa 130 franchi, è libera e gratuita.

Homelink (13’000 offerte) e Intervac (10’000), sono le due le principali organizzazioni a livello mondiale.

Seguono Livingaway (5’000) e Home Exchange (3’800).

Esistono anche molte altre organizzazioni più regionali.

Solo su Homelink ci sono 70 Paesi che cercano di trovare uno scambio con la Svizzera.

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