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Storie di moderna schiavitù

In Svizzera, vi sono tra le 1500 e le 3000 potenziali vittime di tratta di esseri umani legata allo sfruttamento sessuale. Keystone

Prostitute, contadini, badanti e baby mendicanti: sono soltanto alcuni dei volti della schiavitù moderna. Esseri umani deportati da un paese all'altro per essere sfruttati e il cui destino resta spesso appeso a un filo. Reportage.

«Le ragazze raccontano che la schiavitù le ha rese libere: meglio questo, che morire di fame al loro paese. E allora aiutarle diventa difficile…». Sorride amaro, il commissario Alex Serfilippi, mentre ci racconta la storia di alcune prostitute attive nel canton Ticino.

«Arrivano dall’Europa dell’Est, dal Brasile o dalla Repubblica dominicana. Spesso attraversano la frontiera da clandestine, senza un soldo in tasca, spinte dalla loro famiglia o da un sogno di ricchezza», prosegue Serfilippi. «La maggior parte arriva in Svizzera consapevole di dover vendere il proprio corpo. Talvolta, però, vengono ingannate, sfruttate, minacciate o punite. E allora si rivolgono a noi, disperate».

Una piccola unità per un grande compito

Alex Serfilippi è a capo della TESEU, la sezione speciale contro la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani, attiva nel canton Ticino dal 2005. Cinque uomini e due donne chiamati a combattere quella che è già stata definita da molti una moderna forma di schiavitù, che muove un giro d’affari stimato a un centinaio di milioni di franchi.

Troppo pochi agenti, sottolinea Serfilippi, per un cantone di frontiera confrontato ogni giorno a un’immigrazione del sesso: prostitute, clienti, gerenti e un indotto che spazia dagli affittacamere ai bar compiacenti, dalle saune ai centri estetici.

Contrariamente all’Italia, in Svizzera la prostituzione è legale e i clienti non sono perseguibili. Soltanto in caso di «costrizione» da parte di un terzo, può esserci repressione. La legge federale lascia tuttavia un ampio margine di manovra a cantoni e comuni che spesso si trovano disarmati di fronte a un fenomeno in continua espansione. E quando alla prostituzione si aggiunge il reato di tratta degli esseri umani, il compito delle autorità diventa ancor più difficile.

«Le forze di polizia cantonali dispongono di risorse troppo limitate per combattere in modo efficace la tratta degli esseri umani», spiega Stefan Kunfermann, responsabile della comunicazione presso l’Ufficio federale di polizia. «Questo tipo di indagini sono molto complesse e devono essere coordinate a livello internazionale».

Giovani donne alla mercé

Situata nel cuore dell’Europa, la Svizzera è toccata dal fenomeno della tratta degli esseri umani in quanto paese di destinazione e di transito. «La maggior parte delle vittime sono ragazze tra i 17 e i 25 anni, sfruttate sessualmente nel mondo della prostituzione», prosegue Stefan Kunfermann. «Vengono reclutate grazie ad amici e famigliari, tramite annunci di lavoro, di agenzie di viaggio o matrimoniali». Talvolta i passatori anticipano loro le spese del viaggio, mettendole in una situazione di dipendenza che le rende schiave del volere del magnaccia.

La loro tragedia resta spesso nell’ombra e non è facile fare una fotografia del fenomeno. In Svizzera, l’Ufficio federale di polizia aveva stimato nel 2002 tra le 1500 e le 3000 potenziali vittime di tratta a scopo sessuale. Nel mondo, a seconda delle fonti, ve ne sarebbero da 600’000 ai 2,4 milioni.

Dal 1° dicembre 2006, la Svizzera ha introdotto una nuova legge che condanna non soltanto la tratta degli esseri umani a scopo sessuale, ma anche il traffico legato allo sfruttamento della manodopera o al prelievo di organi. La pena detentiva può arrivare fino a 20 anni.

La difficile macchina della giustizia

Ogni anno in Svizzera vengono denunciati da 20 a 50 casi, ma le condanne non superano mai la decina. «Le ragazze hanno troppa paura per fidarsi della polizia: paura dei magnaccia, di un ritorno forzato al loro paese, di rappresaglie contro il parentado, della miseria che le attende», racconta il commissario Serfilippi.

Le poche prostitute che si rivolgono alla TESEU, per la legge svizzera non sono soltanto delle “vittime”, ma anche delle immigrate clandestine che si sottraggono al fisco. «Confessando, rischiano dunque di essere espulse dal nostro paese e di dover tornare dalla loro famiglia, che talvolta è perfino complice di questi aguzzini».

Le reticenze non giungono però soltanto dagli stessi immigrati, ma anche dalle autorità. «Le risorse necessarie ad avviare un procedimento penale per questo tipo di reato sono lunghe e costose e gli esiti sono spesso deludenti», ammette Serfilippi. «Inoltre, non è sempre facile dimostrare l’attendibilità di queste ragazze in tribunale. E a volte basta una minima incongruenza – conseguente al trauma subito – a far cadere le accuse…».

Prostitute, ma non solo

Lo sfruttamento sessuale non è però che la punta dell’iceberg. La tratta degli esseri umani colpisce infatti anche altre categorie di lavoratori: «gruppi interi di migranti vengono portati in Svizzera illegalmente e impiegati nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia, della ristorazione o della cura a domicilio», sottolinea Serfilippi. «In alcune città vi sono perfino bambini che, invece di giocare, passano la giornata in un angolo della strada a mendicare».

Tutto si vende, tutto si compra. Perfino il corpo umano e perfino nel paese dei diritti umani. Dopo quello di armi e di stupefacenti, il traffico degli esseri umani è tra i più redditizi al mondo e tra i più inaccessibili. Impossibile combatterlo senza sinergie a livello internazionale, rileva Stefan Kunfermann. «È quindi fondamentale che la Svizzera ratifichi al più presto la Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tratta di esseri umani, entrata in vigore nel febbraio del 2008».

Testimoni da proteggere

Stefan Kunfermann sottolinea poi l’importanza di intensificare la collaborazione tra i vari cantoni per combattere un fenomeno che, per sua stessa natura, non conosce confini. Se alcuni cantoni – come il Ticino – si sono dotati di un’unità speciale contro la tratta degli esseri umani, altri continuano a negare l’esistenza del fenomeno, offrendo così nuova linfa alla criminalità organizzata.

Infine, secondo Kunfermann, la Svizzera dovrebbe dotarsi di una legge per la protezione dei testimoni e varare misure giuridiche che permettano il soggiorno, l’aiuto e la protezione delle vittime. Misure indispensabili, conferma il commissario Serfilippi, che in cinque anni trascorsi in seno alla Teseu ha visto condannare un unico uomo a una pena detentiva da espiare. Un anno di prigione da scontare per aver comprato, deportato, sfruttato e picchiato due ragazze bulgare.

Stefania Summermatter, Lugano, swissinfo.ch

La tratta di esseri umani consiste nel reclutare, offrire, trasferire, procurare, ospitare o accogliere esseri umani con lo scopo di sfruttarli.

Vi sono tre tipi di sfruttamento: sessuale, della manodopera o legato al prelievo di organi.

Il numero stimato delle vittime della tratta di esseri umani in tutto il mondo va, a seconda delle fonti, da 600 000 ai 2,4 milioni.

In Svizzera vi sarebbero dalle 1500 alle 3000 vittime nel mondo della prostituzione, secondo le stime dell’Ufficio federale di polizia risalenti al 2002.

Secondo l’Europol nella tratta di esseri umani sono attive organizzazioni criminali transnazionali.

In Svizzera la tratta di esseri umani è svolta soprattutto da singoli individui o da piccoli gruppi famigliari o etnici.

Il traffico degli esseri umani è il più redditizio al mondo, dopo il traffico di armi e quello di stupefacenti.

Stando alle ultime stime, sono circa 12’000 le donne e gli uomini che esercitano la prostituzione in Svizzera.

La cifra d’affari del commercio del sesso oscilla tra 3,5 e 4 miliardi di franchi. Il Codice penale svizzera non vieta questa attività.

La maggior parte delle persone attive in questo settore proviene dall’America latina e dall’Europa dell’Est.

Lo SCOTT è il servizio incaricato di coordinare la lotta contro la tratta degli esseri umani e il traffico di migranti.

Dal 1 aprile 2010, le persone ritenute vittime di tratta di esseri umani o che hanno sofferto di condizioni abusive possono beneficiare dell’aiuto al ritorno offerto dalla legge federale sugli stranieri.

Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Belgio, Lussemburgo e Danimarca tollerano la prostituzione senza riconoscerla ufficialmente, mentre la Svezia ha scelto la via del divieto totale.

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