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Gesù Cristo superstar

Il volto del Gesù di Pier Paolo Pasolini, uno dei più intensi della storia del cinema (foto Internet)

Nel corso degli anni, più di 300 film hanno ricostruito la vita e la passione di Cristo. Il messaggio dei vangeli ha però spesso lasciato il posto allo spettacolo.

Nel cinema occidentale, solo Napoleone contende a Gesù il ruolo di personaggio preferito da sceneggiatori e registi.

Com’era Gesù? I vangeli ci dicono ben poco sul suo aspetto fisico e su buona parte della sua esistenza, eppure ciò non ha impedito ai cineasti di confrontarsi con questo soggetto.

La maggior parte delle circa 300 pellicole che parlano di Gesù si rifà alla tradizione della pittura cristiana o all’immaginario dei “misteri”, rappresentazioni teatrali risalenti al Medioevo. Si tratta di una tradizione pietosa che ha pudicamente velato la crudeltà e l’orrore del dramma del Calvario. Gli storici assicurano per esempio che i crocifissi erano nudi.

Nessuno dei quattro evangelisti dice se Gesù era bello o brutto, grasso, magro o muscoloso. Come i pittori dei secoli passati, i cineasti perpetuano la figura occidentalizzata dell’arameo: lineamenti del viso armoniosi e delicati, sguardo dolce e lunghi capelli ondulati.

Questione di denari

Se la vita di Gesù ha interessato da sempre la settima arte è più per motivi commerciali che per motivi economici. Si tratta di produzioni che in un modo o nell’altro hanno sempre fatto girare più dei fatidici trenta denari.

L’aspetto melodrammatico della vita di Gesù è pane benedetto per i cineasti «desiderosi di toccare il grande pubblico e di guadagnare del denaro», come spiega Hervé Dumont, direttore della Cineteca svizzera. «Dicono tutti di voler trasmettere un messaggio, ma l’ipocrisia della loro motivazione diventa evidente abbastanza in fretta».

La maggior parte dei 300 film in questione è passata inosservata. Anche delle superproduzioni come «I.N.R.I» (1923) del tedesco Rober Wiene, si sono rivelate dei fiaschi. Resta tuttavia qualche buon successo da ricordare.

Tra sentimentalismo e kitsch

I film su Gesù rispecchiano la mentalità dell’epoca in cui sono stati girati. Fino agli anni Venti, si realizzano degli spettacoli sentimentali che mettono in scena il dolore come fonte di riscatto morale.

Più tardi le ricostruzioni della vita del Cristo si fanno più kitsch, pompose, violente o politiche. Non di rado suscitano delle polemiche, anche perché da una trentina d’anni a questa parte sembra essere più facile urtare la sensibilità religiosa delle persone. I fondamentalisti, in particolare, si sono fatti più suscettibili.

Polemiche

Gli ultimi «scandali» riguardano in particolare il film di Martin Scorsese «L’ultima tentazione di Cristo» (1988) e la recente pellicola di Mel Gibson «La Passione».

Ne «L’ultima tentazione di Cristo», Scorsese mostra un Gesù affranto di fronte al suo destino che sposa Maria Maddalena prima di convertirsi e morire sulla croce per l’umanità.

Il «Vangelo secondo Mel», com’è stata polemicamente ribattezzata «La Passione» girata dall’attore-regista australiano, colpisce per la violenza, per il sangue che scorre a fiumi, per la visione di stampo cattolico preconciliare e, forse, per il sotteso antisemitismo.

Hervé Dumont deplora che il film di Gibson, attualmente nelle sale svizzere, si limiti solamente alla Passione. «Il significato di questo episodio non è la flagellazione. Gibson insiste sulla violenza, ma non parla del messaggio cristiano. Inoltre il suo film rispolvera alcuni “errori” medievali».

Meglio la discesa all’inferno

La critica del direttore della Cineteca svizzera va più in là: «Arrivo quasi ad invidiare i paesi dove la rappresentazione di persone con una grande spiritualità è proibita».

Per Dumont, «l’Occidente raggiunge punte di genialità solo quando si tratta di rappresentare la discesa all’inferno, ma quando si tratta di andare verso il cielo, allora sfiora in modo imbarazzante il ridicolo».

Nella massa, però, qualcosa si salva. Tra i film più conosciuti su Gesù ci sono «Il re dei re» (1927) di Cecil B. DeMille, «Golgotha» (1935) di Julien Duvivier, «Barabba» (1961) di Richard Fleischer e «Il re dei re» (1961) di Nicholas Ray.

La pellicola più intellettuale – e forse la più poetica – è «Il vangelo secondo Matteo» (1964) di Pier Paolo Pasolini. Si tratta di un’opera difficile che coniuga il pensiero cristiano con quello marxista.

swissinfo e agenzie

Più di 300 i film dedicati alla vita di Gesù
1897: esce in Francia il primo film con Gesù come protagonista
Solo il personaggio di Napoleone eguaglia Gesù per numero di trasposizioni cinematografiche

Alcuni dei film più importanti incentrati sulla vita di Gesù Cristo:

– 1897: «La vita e la passione di Gesù Cristo», prodotto da Louis Lumière, Francia

– 1916: «Christus», di Giulio Antomoro, Italia

– 1927: «Il re dei re» di Cecil B. DeMille, Stati uniti

– 1935: «Golgotha» di Julien Duvivier, Francia

– 1953: «La Tunica» di Henry Koster, Stati uniti

– 1961: «Barabba» di Richard Fleischer, Stati uniti/Italia

– 1964: «Il vangelo secondo Matteo» di Pier Paolo Pasolini, Italia

– 1973: «Gesù Cristo superstar» di Norman Jewison, Stati uniti

– 1975: «Il Messia» di Roberto Rossellini, Italia/Francia

– 1988: «L’ultima tentazione di Cristo» di Martin Scorsese, Stati uniti

– 2004: «La Passione» di Mel Gibson, Stati uniti/Italia

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