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Svizzera: buona protezione delle acque, ma…

La Svizzera è ricca di risorse e paesaggi idrici, proteggerli è un dovere. WWF

Il WWF ha presentato i risultati di un nuovo studio sulla protezione dell’acqua in Europa. 23 i paesi considerati, con la Svizzera citata tra i migliori, soprattutto per quel che concerne la legislazione.

Tuttavia, accusano gli ecologisti, la legge non sempre viene applicata in maniera coerente.

Sovrasfruttamento, inquinamento, gestione mal coordinata tra gli Stati e tra i diversi settori economici. Una situazione allarmante per il WWF. Che lancia il suo monito: “L’acqua europea è in pericolo”.

Mentre sempre più regioni devono fare i conti con insufficienti quantità d’acqua, la maggior parte degli Stati cerca semplicemente di incrementare le disponibilità per far fronte alla domanda, invece di ottimizzarle e, dove possibile, incentivare la riduzione dei consumi.

“L’acqua è una risorsa limitata. Averne a disposizione di buona qualità costa caro ed ha un impatto sui sistemi idrici”, rileva Lucia de Stefano, coordinatrice dello studio. “In assenza di una gestione coerente, fra non molto questo dato di fatto sarà un’evidenza per tutti”.

Tra i 23 Stati, Italia, Grecia e Spagna figurano tra gli utilizzatori meno oculati dell’oro blu, come viene anche definita l’acqua. Da parte loro, Belgio, Finlandia e Svizzera sono invece giudicati tra i migliori del lotto.

Non mancano le lacune

“A livello europeo, la Svizzera dispone di una legislazione progressista e di buoni strumenti per valorizzare e rivitalizzare le acque”, sottolinea Andreas Knutti, responsabile dell’indice internazionale per il WWF Svizzera.

“Il nostro paese merita tuttavia delle note insufficienti per quel che riguarda la messa in pratica di queste stesse prescrizioni”. Ad esempio la Svizzera dispone di un inventario delle isole fluviali, ma, secondo il WWF, i Cantoni sono in grave ritardo nell’attuazione della loro protezione.

“Non va dunque abbassata la guardia”, precisa Walter Wagner, capo della sezione acqua presso il WWF Svizzera. “Poiché buone leggi che non vengono applicate, non hanno alcun valore in più rispetto a leggi non esistenti”.

La seconda tappa

L’indice delle acque e dei fiumi del WWF è uno strumento pensato per valutare stato di salute e protezione della preziosa risorsa, paragonando i risultati tra diversi Stati europei.

La prima fase del progetto si era conclusa nell’aprile 2001 ed aveva permesso d’illustrare la situazione delle zone umide. Già allora, rilevano i rappresentanti del WWF, l’immagine quasi idilliaca della Svizzera era stata ridimensionata.

La seconda fase ha invece paragonato le basi legali dei diversi Stati ed i loro sforzi per metterle in pratica.

Referenza fondamentale di questa valutazione è una direttiva dell’Unione europea per la quale, entro il 2015, l’insieme delle acque di superficie, sotterranee e costiere del continente dovranno aver raggiunto “un buono stato ecologico e chimico”.

La validità di questi principi è riconosciuta pure in Svizzera. A garanzia di una gestione sostenibile di quella che potrà diventare una delle materie prime più importanti del prossimo secolo.

swissinfo, Marzio Pescia

Tra il 1940 e il 1990 il consumo mondiale d’acqua è quadruplicato
150 litri: il consumo giornaliero d’acqua a testa in Europa
30 litri: il consumo di un abitante del Sahel
30 litri: l’acqua usata in un giorno dagli svizzeri per sciacquare il WC
Il 69% del consumo d’acqua potabile è attribuibile all’agricoltura
21%: industria
10%: economia domestica

L’indice “acque vive” del WWF compara su scala europea le disposizioni legali sulla protezione e il ripristino degli ambienti acquatici.

La Svizzera si classifica al terzo posto per quanto riguarda la gestione delle acque, subito dietro Finlandia e Svezia. Nelle parti basse della classifica, composta da 23 paesi, l’Italia, che è al 20esimo posto.

La legislazione svizzera sulla protezione delle zone umide risulta essere la migliore d’Europa, ma il WWF fa notare che purtroppo ci sono delle discrepanze tra testo di legge e applicazione.

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