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Turchia: invito rimandato per Deiss

Cancellato l'appuntamento di settembre, è difficile dire quando Joseph Deiss potrà recarsi in Turchia Keystone

Era già successo alla ministra degli esteri nel 2003, ora è il ministro dell'economia a ricevere una disdetta dalla Turchia. La visita era in agenda a settembre.

Ankara spiega l’annullamento dell’invito con un eccesso d’impegni dell’omologo turco di Deiss, ma sullo sfondo ci sono le tensioni in merito alla questione armena.

I rapporti tra la Svizzera e la Turchia sembrano viaggiare a corrente alternata. In marzo la ministra si era recata in Turchia. Il viaggio sostituiva quello previsto, ma poi annullato da Ankara, nel 2003. In giugno, una commissione parlamentare turca aveva preso il volo per la Svizzera.

Ora però, sembra essere subentrato un ulteriore momento di crisi. Il viaggio in Turchia del ministro dell’economia elvetico, Joseph Deiss, previsto per settembre, è stato annullato. Ufficialmente Ankara sostiene che alla base di questa decisione ci siano dei problemi di sovraccarico dell’agenda di Kürsal Tüzmen, l’omologo turco di Deiss.

A swissinfo, Sibel Gal, addetta stampa dell’ambasciata turca a Berna, ha dichiarato che «non si tratta di una cancellazione, il viaggio del consigliere federale Deiss verrà posticipato ad una data sulla quale le due parti devono ancora mettersi d’accordo».

L’annoso problema del genocidio armeno

In Svizzera, il gesto della Turchia viene interpretato come atto di ritorsione per l’atteggiamento elvetico nei confronti del genocidio armeno. Già il viaggio di Micheline Calmy-Rey era stato disdetto in seguito ad eventi in relazione agli armeni. Pochi giorni prima del ritiro dell’invito turco, il parlamento del canton Vaud aveva riconosciuto ufficialmente il genocidio armeno.

Secondo i quotidiani Tages Anzeiger e Le Temps, che riportano la notizia, all’origine dell’annullamento del viaggio di Deiss ci sarebbe il procedimento della giustizia zurighese contro il politico turco Doğu Perinçek che in luglio, durante una manifestazione a Opfikon-Glattbrugg aveva definito il genocidio armeno del 1915 una «menzogna imperialista».

Dichiarazioni del genere violano la legge elvetica, più precisamente la norma antirazzismo. Tuttavia, l’apertura di un procedimento giudiziario ha fortemente irritato la Turchia che si è anche ufficialmente lagnata per quella che ritiene essere una violazione del diritto internazionale. Attualmente in Svizzera, sempre per negazione del genocidio armeno, è in corso un’altra inchiesta contro uno storico turco, Yusuf Halacoglu.

«Se il motivo dell’annullamento del viaggio di Deiss fosse legato alle due inchieste ci dispiacerebbe molto», commenta diplomatico il Dipartimento dell’economia. «La Svizzera pratica la separazione dei poteri, un valore essenziale della democrazia», di conseguenza i politici non possono interferire con il lavoro dei tribunali.

Dal canto suo, Sibel Gal, l’addetta stampa dell’ambasciata turca, ribadisce che «il posticipo del viaggio di Deiss non è legato al procedimento contro Perinçek, il leader laburista. Si tratta di problemi di programmazione».

Denunciate le pressioni turche

Si esprimono in modo più chiaro i politici intervistati dal Tages Anzeiger. Il socialista Erwin Jutzet dice di non far fatica a comprendere che la Turchia sia irritata dai procedimenti aperti contro Halacoglu e Perinçek ma che «disdire il viaggio del consigliere federale Deiss per questo è incomprensibile». Alla Turchia mancherebbe la maturità necessaria ad un paese che vuole avvicinarsi all’Europa.

Stesso tono per il liberale Peter Briner che giudica «fuori posto» il ritiro dell’invito. La Turchia dovrebbe cercare di fare i conti con la storia. Annullando il viaggio, Ankara avrebbe ceduto a pressioni interne.

Dal canto suo, scrive sempre il Tages Anzeiger, il mondo economico ha preso atto con dispiacere delle decisione turca. Spera comunque che gli attriti non incrinino le relazioni commerciali tra i due paesi e che il viaggio del ministro dell’economia possa essere effettuato più tardi.

swissinfo

Da 800’000 fino ad 1’800’000 armeni sono stati trucidati dall’esercito turco tra il 1915 e il 1919.
Dal punto di vista storico il genocidio degli armeni non è più contestato ed è già stato riconosciuto da tredici parlamenti nazionali (Francia, Stati Uniti, Russia, Italia…).
L’ONU ha compiuto il passo nel 1985, seguita due anni dopo dal parlamento europeo.
Nel 2003, la camera bassa del parlamento svizzero (consiglio nazionale) ha riconosciuto il genocidio armeno.
Il governo svizzero non parla ufficialmente di «genocidio», ma di «avvenimenti tragici», «deportazioni di massa» e «massacri».

La tensione tra Berna e Ankara si è di nuovo accentuata dopo il rinvio a data indeterminata del viaggio del ministro elvetico dell’economia che avrebbe dovuto recarsi in Turchia in settembre.

La Turchia è irritata dai procedimenti intrapresi dalla giustizia elvetica contro un politico e uno storico turchi sospettati di aver violato la legge svizzera antirazzismo.

In Svizzera, il leader dei laburisti turchi Doğu Perinçek e lo storico Yusuf Halacoglu avevano negato in pubblico, in due occasioni distinte, il genocidio armeno.

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