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Un nuovo ruolo finanziario per la Svizzera?

Il ministro italiano dell'economia Giulio Tremonti ci riprova swissinfo.ch

Quanto sta cambiando il ruolo economico e finanziario della Svizzera rispetto al resto dell'Europa?

Il processo di unificazione e la crisi dell’economia mondiale spingono i governi a cambiamenti radicali nei confronti dei capitali investiti all’estero.

Aveva iniziato l’attuale governo italiano, con l’approvazione di uno “scudo fiscale” che ha consentito di far rientrare nel Belpaese quasi 60 miliardi di euro a condizioni veramente di favore: il pagamento di una tassa una tantum pari al 2,5% della cifra dichiarata e la garanzia dell’anonimato per l’ex “esportatore clandestino”.

Una vera e propria amnistia che era stata duramente stigmatizzata dall’Unione Europea, ma che non aveva travolto – come si era inizialmente temuto nella Confederazione – la dimensione dei depositi nelle banche elvetiche.

“Il successo dell’operazione scudo fiscale va valutata nel tempo in cui i soldi rimpatriati sono rimasti in Italia. I capitali sono ritornati immediatamente sulle piazze che garantiscono un maggior rendimento e cioè dove erano sempre stati” dice a swissinfo l’economista Giacomo Vaciago, dell’Università Cattolica di Milano.

La mossa tedesca

Ora, però, anche la Germania sta pensando di adottare la stessa misura, sia pure con modalità e filosofia diverse. E l’Italia sta per varare – all’interno della più grande massa di condoni fiscali mai attuata nella storia della Repubblica – una nuova versione dello “scudo fiscale”, allargata alle imprese.

Ma anche stavolta le banche svizzere si mostrano fiduciose nella propria capacità di “contenere le perdite”. Guadagnando, anzi, rapporti migliori con l’Unione.

Per la Germania – che fin qui si era fatta araldo dell’omogeneizzazione delle politiche fiscali continentali sulla base dello scambio automatico delle informazioni fiscali per azzerare il segreto bancario – “si tratta di un vero mutamento di impostazione, che potrebbe facilitare” – dice Thomas Sutter, portavoce dell’Associazione svizzera dei banchieri, “i negoziati attualmente in corso con l’Unione europea sulla tassazione del risparmio”.

Molto dipenderà comunque dal mantenimento o meno della richiesta – avanzata fin qui da tutti i paesi della UE – di scambio automatico di informazioni, che metterebbe fine al segreto bancario.

La decisione italiana

Per quanto riguarda la nuova mossa italiana, invece, è servita per ora solo a riaprire le polemiche politiche interne. La penale per il rientro dei capitali delle persone fisiche passa dal 2,5 del primo scudo al 4%.

“Si dà l’impressione di volere fare solo cassa, di recuperare qualche lira per mettere una pezza alle finanze disastrate”, ci dice ancora il professor Vaciago.

In effetti, il guadagno per l’erario è minimo. Basti pensare che in occasione del primo scudo, su 60 miliardi di euro regolarizzati, allo Stato è andato appena poco piu’ di un miliardo. Ma c’è di più.

Secondo Giorgio Benvenuto deputato DS e membro della comissione finanze, interpellato da swissinfo esiste il rischio che la nuova normativa sulle società permetta di regolarizzare anche capitali frutto di delitti, o di corruzione, ma nessun tribunale avrà il diritto di utilizzare questo capitale delittuoso come prova a carico in un eventuale procedimento penale di truffa, o corruzione.

“Inoltre”, conclude Benvenuto, “sparisce d’ incanto il reato di falso in bilancio, già declassato da questo governo a semplice contravvenzione amministrativa e che ora con il rientro di capitali occultati all’ estero dalle imprese, svanisce definitivamente”.

Paolo Bertossa, Roma

Tassazione del 2,5% per il primo decreto Tremonti
Tassazione del 4% per il decreto bis
Scudo fiscale tedesco: tassazione fra il 25% e il 35%

Lo scudo fiscale tedesco si ispira ai principi in vigore in Svizzera. Prevede infatti una tassazione al 25% delle cifre fatte rimpatriare entro il 2003. Il 35% per quelle recuperate nella prima metà del 2004.

Una percentuale alta, ma comunque inferiore a quella in vigore per i redditi finanziari: 30% da consegnare al fisco a titolo di ritenuta d’acconto.

Insieme all’analoga riforma della tassazione dei redditi finanziari, questa piccola “amnistia” configura un mutamento di filosofia in direzione dell'”imposta alla fonte” in vigore in Svizzera.

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