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Visioni di pace

Coexistence: un messaggio di pace in un clima di guerra swissinfo.ch

Dopo città simbolo come Gerusalemme, Belfast e Sarajevo, Coexistence, un'esposizione itinerante israeliana, giunge a Berna. Un messaggio di pace in tempi dominati dalla violenza.

Trenta grandi teloni. Trenta poster sui quali artisti di tutto il mondo hanno voluto esprimere il concetto di coesistenza. Immagini, visioni, tentativi di costruire dei ponti a sostegno della comprensione tra i popoli. Ecco come si presenta Coexistence.

Alcune delle idee rappresentate sono decisamente significative. Ad esempio, il termine “coesistere” scritto utilizzando i simboli della mezzaluna, della stella di Davide e della croce. Oppure nocche di mani bianche e nere che s’incrociano adattandosi perfettamente le une alle altre.

Un insieme di appelli alla comprensione ed al rispetto reciproco nella diversità. Il tutto da visitare a partire da giovedì fino al prossimo 10 maggio nella piazza accanto alla Cattedrale di Berna.

Iniziativa israeliana

L’invito agli artisti, per quella che è divenuta un’esposizione patrocinata dall’Unesco, è partito più di un anno fa dal “Museum on the Seam” di Gerusalemme. Tra i gruppi che hanno operato per portare le immagini in Svizzera (dopo Berna, toccherà a Ginevra) figura anche l’associazione Svizzera-Israele (ASI), composta da circa 2’500 membri essenzialmente svizzeri.

“Il messaggio di dialogo che ne deriva riguarda tutti, compresa la Svizzera, un paese composto da minoranze” dichiara a swissinfo Vreni Müller-Hemmi, presidentessa dell’associazione e consigliera nazionale socialista. “In un clima come quello attuale, simili segnali di pace assumono poi una rilevanza ancora maggiore”.

Secondo la Müller-Hemmi, dopo le critiche internazionali piovute addosso ad Israele in seguito all’offensiva militare nei territori occupati, è importante non assimilare l’intera popolazione ebraica al governo Sharon. “Anche in Israele esistono forze di pace. Tramite un’esposizione come questa, lanciamo un appello alle autorità e alla popolazione svizzera a sostenerle ulteriormente”.

Contro ogni violenza

La posizione dell’ASI, nata 50 anni fa per difendere i diritti dello Stato ebraico, è chiara. “Condanniamo le violenze di entrambi gli schieramenti ed auspichiamo il ritorno al tavolo dei negoziati per una soluzione politica. Che non potrà in nessun caso esulare dalla coesistenza dei due popoli e dalla creazione di due Stati: Israele e Palestina” ci dice la consigliera nazionale socialista.

Vreni Müller-Hemmi non risparmia le critiche nei confronti sia del governo israeliano che dell’autorità nazionale palestinese. “Le opinioni al riguardo possono essere divergenti, come lo sono nell’opinione pubblica o nella comunità ebraica svizzera. Ciò che non deve mancare è il dialogo”. Ed è, purtroppo, quello che sta invece accadendo in Medio Oriente.

“Ecco uno degli insegnamenti di Coexistence: fintanto che c’è dialogo non vi è escalation nel conflitto” sottolinea la presidentessa dell’ASI.

Tensioni interne ed esterne

La comunità ebraica in Svizzera conta circa 18’000 persone. Molti di loro stanno vivendo momenti di angoscia per quello che sta accadendo. E forse anche per l’insana atmosfera che si sta (ri)creando attorno a loro in Europa.

“Il latente antisemitismo, in momenti di crisi come questi, tende a risvegliarsi: negli ultimi tempi ho, ad esempio, ricevuto personalmente diverse lettere dai contenuti minacciosi” ricorda Vreni Müller-Hemmi.

I contrasti non mancano neanche all’interno della comunità. Le opinioni sulla politica di Sharon non sono unanimi tra gli ebrei svizzeri. Ed il nervosismo tende ad aumentare.

Al proposito, Joelle Isler, caporedattrice della “Rivista ebraica” ha recentemente dichiarato che “le tensioni non sono mai state così forti. Un solo esempio: molti disdicono l’abbonamento al nostro giornale perché non lo ritengono sufficientemente schierato con il governo Sharon; altri lo fanno proprio per il motivo opposto. Ci considerano troppo filo-governativi”…

Marzio Pescia

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