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Denaro insanguinato: congelati i conti della Liberia

Charles Taylor, accusato di crimini contro l'umanità dalla Corte Onu per la Sierra Leone Keystone

La Svizzera ha imposto il blocco di eventuali conti in Svizzera del presidente liberiano Charles Taylor e della sua cerchia.

Risponde in tal modo ad una richiesta di assistenza giudiziaria inoltrata giovedì scorso dalla Corte speciale indipendente per la Sierra Leone.

Finora non è ancora noto l’ammontare degli averi congelati, ma si sa che ad essere coinvolte sono diverse banche a Ginevra e a Zurigo.

Taylor, accusato di crimini di guerra dalla speciale Corte creata dall’Onu per la Sierra Leone, avrebbe fornito aiuti finanziari e militari a due gruppi di ribelli protagonisti di attacchi alla popolazione civile durante la guerra civile che ha imperversato in Sierra Leone fra il 1996 e il 2001.

In cambio del suo sostegno il presidente liberiano avrebbe ricevuto diamanti grezzi: il ricavato della loro vendita sarebbe poi stato depositato in conti esteri, e si sospetta anche in Svizzera.

Lodi dal procuratore americano

Secondo l’ultima statistica della Banca nazionale svizzera, nelle banche elvetiche sarebbero depositati più di due miliardi di franchi (circa 1,3 miliardi di euro) legati ad interessi della Liberia, uno dei paesi più poveri del continente africano.

Si tratterebbe di denaro proveniente ad esempio dal commercio di legname tropicale.

David Crane, il procuratore statunitense presso la Corte speciale per la Sierra Leone ha accolto con favore la pronta risposta del Dipartimento federale di giustizia elvetico alla domanda di collaborazione.

Crane ha sottolineato che ciò aiuterà a «sbrogliare la matassa delle finanze di Taylor e ad identificare i profitti da lui ottenuti con le sue attività criminali».

L’ONG britannica “Global Witness”

Secondo il quotidiano zurighese Tages Anzeiger, l’associazione non governativa di investigazione Global Witness ha chiesto alla Commissione federale delle banche (CFB) di far luce su tutti i conti bancari connessi alla Liberia.

Si tratterebbe soprattutto di conti intestati a persone che sono state sanzionate dall’Onu con il divieto di lasciare la Liberia, perché sospettate di riciclaggio. Come la senatrice Grace Minor, consigliera del presidente della Liberia, che secondo Global Witness aprì un conto a Zurigo in favore di Taylor nel 1993.

Tra l’altro secondo Global Witness Charles Taylor stesso avrebbe ammesso qualche mese fa di aver usato i proventi della vendita di legname per l’acquisto di armi con fondi….depositati su conti bancari in Svizzera.

Chi può aprire un conto in Svizzera

Contattata da swissinfo, Tanya Kocher, portavoce della Commissione federale delle banche, l’autorità autonoma di vigilanza sulle banche in Svizzera, ha affermato che il rapporto di Global Witness viene considerato seriamente, ma bisognerà trovare delle prove concrete.

«Ogni paese può aprire un conto in Svizzera, tranne quelli che sono minacciati di embargo. La Liberia non è toccata da embargo finanziario, e quindi può avere un conto svizzero».

«Naturalmente ogni banca che riceve denaro dalla Liberia deve controllare la provenienza e avere informazioni sul cliente. Conoscere il proprio cliente è una questione di diligenza professionale, non solo una questione di sanzioni e di embargo».

La Kocher ricorda che le banche svizzere sono obbligate dalla Commissione federale preposta alla loro sorveglianza e dai propri regolamenti interni a non accettare denaro sporco.

«Sono regole severe e le banche le rispettano con molta diligenza», ha dichiarato a swissinfo.

La Svizzera ha fornito inoltre alla Corte speciale per la Sierra Leone due esperti incaricati di collaborare con questo tribunale per la durata di tre anni. Il loro lavoro è iniziato ufficialmente a marzo di quest’anno.

swissinfo e agenzie

La Corte speciale che accusa Charles Taylor è stata costituita l’anno scorso con un’intesa tra la Sierra Leone e l’Onu.

Le banche svizzere negli ultimi anni hanno applicato regole molto più severe per combattere il riciclaggio di denaro sporco. La Svizzera vuole liberarsi dell’immagine di paradiso per i fondi provenienti da attività criminali.

Emblematica ad esempio la collaborazione con il governo della Nigeria per il blocco dei beni dell’ex dittatore Sani Abacha o la restituzione dei fondi segreti di Montesinos al Perù.

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