Tutti i Przewalski attualmente in cattività provengono da dodici cavalli «fondatori» cresciuti negli zoo, tra cui quello di Langenberg (Zurigo).
International Thaki Group
Dopo un lungo viaggio, i cavalli Przewalski vengono rilasciati nel loro nuovo habitat, il deserto del Gobi in Mongolia.
Vaclav Silha, 700 Prag / Zoo Praha
I Takhi sono stati dichiarati ufficialmente estinti dalla fine degli anni Sessanta fino al 1992.
International Thaki Group
Cresciuti negli zoo, i cavalli devono riuscire ad acclimatarsi al grande freddo della Mongolia.
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Il viaggio verso la Mongolia, all'interno di speciali container.
Vaclav Silha, 700 Prag
Atterraggio nella steppa della Mongolia.
Vaclav Silha, 700 Prag
Trasporto notturno degli animali verso la loro nuova «casa».
Vaclav Silha, 700 Prag / Zoo Praha
Il progetto di reintroduzione dei cavalli Przewalski è stato apprezzato molto dalla Mongolia.
Vaclav Silha, 700 Prag
Il clima in Mongolia può raggiungere i -45°C. Il fatto che questi animali nati negli zoo riescano a sopravvivere è un successo scientifico importante.
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Oggi la popolazione Thaki conta circa 200 esemplari nel deserto del Gobi.
International Thaki Group / Zoo Praha
Il progetto è portato avanti in collaborazione con la popolazione locale.
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Nell'età della pietra, le steppe dell'Eurasia erano abitate da migliaia di cavalli selvatici. Dichiarati estinti nel 1960, i Przewalski sono stati reintrodotti in Mongolia grazie anche a un'associazione di ricercatori con sede in Svizzera.
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Non sempre la scomparsa di una specie è un fenomeno irreversibile. In Svizzera, ad esempio, è stato reintrodotto lo stambecco, scomparso nel 1809, così come i castori, le linci e i gipeti. E questo grazie al fatto che nei paesi limitrofi esistevano ancora popolazioni sane. È stato invece molto più difficile proteggere il destino del Przewalski, l’unica specie di cavallo selvatico sopravvissuta.
Nell’età della pietra, i cavalli selvatici erano molto diffusi nelle steppe dell’Eurasia. Gli artisti preistorici li ritraevano sulle pareti delle caverne – e li cacciavano. Così, nei millenni successivi, questi animali hanno lasciato l’Europa per tornare ad occupare le terre dell’Asia. Le popolazioni mongole consideravano sacri i cavalli selvatici, chiamati «Takhi». Ciò non significa però che fossero al riparo dai cacciatori e dai cambiamenti ambientali, al punto che nel 1960 la specie è stata dichiarata ufficialmente estinta.
Esiste tuttavia un barlume di speranza: le popolazioni presenti nei vari zoo del mondo. Basteranno per salvare un’intera specie? Alcuni ricercatori e ambientalisti stanno cercando di scoprirlo, grazie a un programma di riproduzione e reintegrazione degli animali nel loro habitat naturale, condotto grazie anche all’associazione International Takhi Group, con sede in Svizzera.
A partire dal 1992 sono state «ricostruite» tre mandrie. Nati negli zoo, gli animali hanno prima di tutto dovuto imparare a vivere nell’habitat naturale. Gli ultimi esemplari sono stati portati in Mongolia nel 2016, grazie al contributo della biologa elvetica Claudia Feh. Assieme ad altri colleghi ricercatori, Claudia Feh è inoltre riuscita a sequenziare il codice genetico del cavallo Przewalski, ciò che apre nuove speranze per una sopravvivenza della specie.
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