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Hardturm: una partita non ancora finita

Lo stadio dell'Hardturm di Zurigo in un'immagine del 2004 Keystone

Il 30 novembre il popolo svizzero è chiamato tra l'altro ad esprimersi su un'iniziativa che mira a limitare il diritto di ricorso delle associazioni ambientaliste contro progetti edilizi. Una proposta lanciata in seguito alla vertenza sulla costruzione del nuovo stadio di calcio dell'Hardturm.

“Schrecklich”, “furchtbar”. Per gli abitanti del quartiere dell’Hardturm il traffico stradale che li affligge ogni giorno è “orrendo”: lunghe colonne di automobili sfrecciano senza interruzione da est ed ovest, lasciando dietro di sé rumore e inquinamento.

Stretta tra i binari della ferrovia e il corso della Limmat, questa fascia urbana era un tempo una delle più importanti zone industriali di Zurigo. Le fabbriche sono state quasi tutte chiuse, ma la qualità della vita è addirittura peggiorata per gli abitanti delle case popolari.

Da mezzo secolo, il quartiere è un cantiere in continua trasformazione. Gli stabilimenti industriali hanno lasciato il posto ad imponenti blocchi di uffici e le strade sono diventate le principali vie di transito tra il centro città e l’A1, l’arteria autostradale più trafficata della Svizzera.

Resistenza degli abitanti del quartiere

“Oltre una decina di anni fa, a livello politico si era accettato il principio che questo quartiere andava risanato per garantire una certa abitabilità. Ma poi, quando si è deciso di costruire il nuovo stadio dell’Hardturm, tutti questi propositi sono stati messi da parte”, deplora Katharina Prelicz, residente all’Hardturmstrasse, parlamentare dei Verdi e oggi consigliera nazionale.

Nell’aprile del 2002, la città di Zurigo presenta il progetto: oltre ad uno stadio, verrà realizzato anche un grande centro commerciale sotto le tribune per rendere più redditizio l’impianto, destinato ad ospitare tre partite dei campionati europei di calcio nel 2008.

L’opera per un costo di 400 milioni di franchi, finanziata in buona parte dal Credit Suisse, viene approvata in votazione dai cittadini zurighesi nel settembre 2003. Ma, nemmeno un mese dopo, gli abitanti del quartiere insorgono, inoltrando dei ricorsi.

“Quando siamo venuti a conoscenza del progetto abbiamo cominciato ad organizzarci e a resistere. Per noi era chiaro questo centro commerciale avrebbe provocato un massiccio aumento del traffico per tutta la settimana e non solo nelle ore previste per le partite di calcio”, spiega Katharina Prelicz, allora tra i protagonisti della rivolta contro il progetto.

Un’ondata di sdegno

A ricorrere è anche l’Associazione traffico e ambiente (Ata), che si batte per uno sviluppo sostenibile. “Noi valutiamo tutti i grandi progetti lanciati nel canton Zurigo per sapere se sono conformi alle norme legali. Nel caso dell’Hardturm siamo giunti alla conclusione che il progetto avrebbe violato in modo rilevante la legislazione sull’ambiente”, spiega Markus Knauss, responsabile della sezione zurighese dell’Ata.

“Il progetto sostenuto dalle autorità cittadine avrebbe comportato una media di 9’000 transiti al giorno, ossia circa la metà del numero di autoveicoli che attraversano ogni giorno la galleria del San Gottardo. Avrebbe quindi aggravato la situazione a Zurigo, dove i limiti massimi di inquinamento vengono già regolarmente superati su grande scala”.

Nel 2004 la vertenza sullo stadio dell’Hardturm diventa un tema nazionale: in seguito ai ricorsi, lo stadio non poteva più venir realizzato in tempo per gli europei del 2008. Zurigo rischiava di perdere la possibilità di ospitare il grande evento sportivo. È un’ondata di sdegno contro gli abitanti del quartiere e soprattutto contro l’Ata, la cui sede zurighese si ritrova con finestre rotte e pareti imbrattate.

La goccia che fa traboccare il vaso

Il Partito liberale radicale zurighese organizza addirittura una manifestazione popolare per salvare lo stadio e condannare i “ricorsi sistematici delle associazioni ambientaliste” contro progetti edilizi.

“La vertenza dell’Hardturm è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo molti altri grandi progetti bloccati o fatti fallire dalle associazioni ambientaliste, come Eurogate, un progetto di 1,9 miliardi di franchi, che avrebbe dato lavoro a migliaia di persone”, dichiara Doris Fiala, allora presidente della sezione zurighese del PLR.

Nel 2004, i radicali zurighesi, appoggiati dalle sezioni dei Grigioni e del Vallese, decidono di lanciare un’iniziativa popolare per impedire i ricorsi delle associazioni ambientaliste contro progetti edilizi approvati dal popolo o da legislativi.

Due visioni contrapposte

Nell’iniziativa, sulla quale siamo chiamati a votare il 30 novembre, si rispecchiano due visioni contrapposte dello sviluppo economico ed ecologico.

“Credo che oggi, in questo contesto economico difficile, tutti hanno capito che per creare posti di lavoro bisogna assolutamente garantire agli investitori la sicurezza di poter realizzare dei grandi progetti edilizi. Dobbiamo promuovere uno sviluppo sostenibile, ma non esclusivamente dal profilo ecologico”, sostiene Doris Fiala.

“Questa iniziativa vuole abolire un controllo indipendente di quello che fanno le autorità e gli investitori in campo ambientale. Per il futuro della Svizzera non può continuare a sussistere una contraddizione tra economia ed ecologia. Solo se si rispettano le norme legali sull’ambiente questo paese può svilupparsi veramente in modo durevole”, afferma invece Markus Knauss.

Ancora oggi la partita dell’Hardturm non è conclusa: i lavori di costruzione sono tuttora bloccati dai ricorsi inoltrati da privati. Sul piano politico, il fischio finale è previsto invece il 30 novembre.

swissinfo, Armando Mombelli

1929: viene costruito lo stadio dell’Hardturm, nel quale evolve la squadra del Grasshopper di Zurigo.

2002: la città di Zurigo presenta il progetto per la costruzione di un nuovo stadio multifunzionale, comprendente un centro commerciale e un albergo.

2003: in settembre, i cittadini di Zurigo approvano il progetto e la partecipazione della città ai finanziamenti, sostenuti in buona parte dal Credit Suisse. In ottobre gli abitanti del quartiere e l’Associazione traffico e ambiente (Ata) inoltrano dei ricorsi contro i piani di gestione del traffico stradale all’Hardturm.

2004: il tribunale amministrativo approva i ricorsi volti a limitare il numero di transiti di autoveicoli. L’Ata si ritira da questa vertenza. La città di Zurigo e il Credit Suisse ricorrono però a loro volta contro questa decisione dinnanzi al Tribunale federale. Quest’ultimo approva in parte i ricorsi dei promotori del progetto.

2005: la città accorda l’autorizzazione per la costruzione. I lavori sono però bloccati da nuovi ricorsi inoltrati dagli abitanti contro il progetto di costruzione.

2007: il vecchio stadio dell’Hardturm viene definitivamente chiuso. La vertenza giunge di nuovo al Tribunale federale.

2008: il Tribunale federale respinge in parte i ricorsi. In giugno, le tre partite di calcio dei campionati europei assegnate a Zurigo si svolgono nello nuovo stadio del Letzigrund, realizzato in tempi rapidi dopo la forzata rinuncia all’Hardturm. I lavori di costruzione del nuovo Hardturm sono invece tuttora bloccati dai ricorsi degli abitanti del quartiere.

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