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Il lavoro, fattore d’integrazione degli stranieri

Gli stranieri fanno più fatica a trovare un posto di apprendista rispetto agli svizzeri Keystone

L'accesso al mondo del lavoro e una buona formazione sono due condizioni essenziali per un'integrazione riuscita degli stranieri.

Un rapporto dell’Ufficio federale della migrazione indica che la situazione del milione e mezzo di stranieri residenti nel Paese è soddisfacente. Ma la situazione può essere migliorata.

La Svizzera è uno dei paesi in Europa con una delle percentuali più alte di stranieri: più del 20%. Su una popolazione totale di più 7 milioni di abitanti, un milione e mezzo non ha la cittadinanza elvetica.

Secondo l’Ufficio federale della migrazione (UFM), si dovrebbero fare più sforzi per migliorare la loro integrazione, in particolare nella formazione professionale e nel mercato del lavoro.

L’UFM ha pubblicato martedì a Berna due rapporti ordinati dal consigliere federale Christoph Blocher. Il primo illustra la situazione in materia d’integrazione degli stranieri che risiedono in Svizzera, il secondo propone soluzioni per risolvere i problemi in materia di naturalizzazione e cittadinanza.

Nonostante gli sforzi già compiuti, restano lacune in merito all’integrazione di una parte degli stranieri. Secondo l’UFM, questi scompensi sono dovuti prima di tutto a una situazione socio-economica difficile e alla mancanza di formazione. La conseguenza è che, stando alle statistiche, oltre 200’000 stranieri sono poveri o rischiano fortemente di diventarlo.

L’accesso a un’attività lucrativa, che permette di evitare la dipendenza dall’aiuto sociale e di ridurre la delinquenza, è una “condizione determinante per un’integrazione riuscita”.

“80’000 stranieri sono disoccupati, una cifra che dobbiamo far scendere. È importante che imparino bene la lingua, per essere integrati nel processo lavorativo”, ha sottolineato il responsabile dell’ufficio della migrazione, Eduard Gnesa, rispondendo alle domande di swissinfo.

Secondo Gnesa gli stranieri devono potersi assimilare anche culturalmente: “Il che non significa che devono imparare a cantare lo Jodel. Dovrebbero poter mantenere la propria cultura e libertà di religione, ma quando si tratta di discriminazioni, siamo tutti uguali di fronte alla legge”. Il che significa non solo non discriminare gli stranieri che cercano un lavoro, ma pretendere che gli stranieri rispettino le nostre norme in materia di parità tra uomo e donna, ad esempio.

Il voto sulla naturalizzazione degli stranieri

Nella nuova legge sugli stranieri sono previsti anche test linguistici per gli stranieri che vogliono la naturalizzazione: “Trovo giusto che si facciano questi test, ma sono i cantoni che devono decidere con quali modalità”, precisa inoltre Gnesa.

Il secondo rapporto dell’UFM è stato allestito nell’intento di risolvere i problemi in sospeso dopo il rifiuto del popolo, il 26 settembre 2004, di agevolare la naturalizzazione dei giovani stranieri della seconda generazione e di concedere automaticamente la cittadinanza elvetica a quelli della terza generazione.

Alla luce dell’esito della votazione, l’UFM è del parere che un “nuovo progetto di revisione non potrebbe essere sottoposto al popolo a breve scadenza”. I cantoni ritengono tuttavia che, “a più lungo termine”, vi sia la necessità di definire nel diritto federale agevolazioni di naturalizzazione uniformi per i giovani stranieri.

In merito alla naturalizzazione della seconda generazione, l’UFM ricorda che i cantoni sono autorizzati a riprendere la regolamentazione respinta nel 2004. Agevolazioni sarebbero così
riconosciute ai giovani che hanno frequentato nel nostro paese almeno cinque anni di scuola.

La concessione della nazionalità ai giovani della terza generazione, nati in Svizzera, non può invece essere ripresa tale e quale.

Secondo l’UFM, sarebbe comunque possibile prevedere una domanda di naturalizzazione a partire dagli 11 anni, seguendo “una procedura la meno burocratica possibile”.

Il 24 settembre gli svizzeri voteranno sulla revisione della legge sugli stranieri. Il referendum contro l’inasprimento della legge sugli stranieri è stato lanciato dai verdi, dai sindacati e da una trentina di organizzazioni.

swissinfo e agenzie

8,9% degli stranieri sono disoccupati, vale a dire quasi il triplo del tasso dei cittadini svizzeri.
Oltre 200.000 stranieri (21,4%) vivono in situazione di povertà, vale a dire quasi il doppio dei cittadini svizzeri (10,4%).
Il periodo di inabilità annuale al lavoro (17 giorni) è quasi il doppio rispetto agli svizzeri.

Il tema delle naturalizzazioni torna regolarmente ad animare il dibattito politico in Svizzera. A fine 2004, il popolo ha rifiutato una modifica della Costituzione per agevolare l’acquisizione del passaporto svizzero per i cittadini della seconda e terza generazione.

Il Tribunale federale, in una sentenza del 2003, ha proibito le naturalizzazioni tramite ricorso alle urne. La massima corte di giustizia ritiene che la naturalizzazione debba essere un semplice atto amministrativo.

Attualmente, sul tema sono in discussione due iniziative parlamentari federali e tre cantonali. La destra populista dell’UDC ha inoltrato a fine 2005 un’iniziativa popolare denominata “per delle naturalizzazioni democratiche”. L’UDC vuole che la naturalizzazione resti un atto politico e che il popolo possa continuare ad avere l’ultima parola.

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