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Nuovi artigli per la lotta ai cartelli

Il cartello delle vitamine ha dimostrato al Parlamento la necessità di rafforzare la legge sui cartelli swissinfo.ch

Con la nuova Legge sui cartelli, in vigore dal 1° aprile, la Svizzera dispone finalmente di sanzioni efficaci per lottare contro le infrazioni alle regole della concorrenza.

Gli accordi conclusi dai produttori per tenere alti i prezzi costano miliardi di franchi all’economia elvetica.

Vengono definiti orizzontali, quando ditte dello stesso ramo concordano segretamente tariffe e prezzi. Oppure verticali, quando i produttori concludono accordi esclusivi con grossisti o dettaglianti e impongono prezzi minimi per la vendita dei loro prodotti.

In un caso, come nell’altro, gli effetti di questi accordi danneggiano tutta l’economia e in prima fila i consumatori. I cosiddetti cartelli rappresentano addirittura una delle ragioni principali che spiegano la crescita piuttosto anemica dell’economia svizzera.

Lo ripetono, già da anni, anche il Fondo monetario internazionale (FMI) e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

Secondo i loro ultimi rapporti, il Prodotto interno lordo della Svizzera potrebbe crescere ulteriormente dallo 0,5 allo 0,8% all’anno se venissero adottate le misure necessarie per rafforzare la concorrenza e sopprimere i cartelli. Qualcosa come 2 a 3,5 miliardi di franchi che, attualmente, vanno persi ogni anno.

I primi ad approfittarne sarebbero i consumatori che, in Svizzera, pagano per gli stessi beni di consumo oltre un terzo in più rispetto alla media dei paesi membri dell’UE.

Svizzera in ritardo

In Svizzera, i tentativi di liberalizzare i mercati sono stati frenati a lungo anche dalla stessa classe politica. Mentre la sinistra ha continuamente lottato contro ogni indebolimento delle imprese statali, la destra ha regolarmente ostacolato ogni controllo del settore privato.

Così si spiega il fatto che la Confederazione si è dotata soltanto una decina di anni fa di un vero e proprio dispositivo legale destinato a combattere i cartelli.

Ma la stessa la Legge sui cartelli introdotta nel 1996 non ha ricevuto artigli abbastanza pungenti per colpire efficacemente gli accordi illeciti.

Infatti, da allora, la Commissione della concorrenza (Comco), ossia l’organo incaricato di sorvegliare i cartelli, non ha potuto imporre neppure una sola sanzione. E questo, nonostante decine di inchieste avviate negli ultimi anni.

“Finora ogni prima infrazione della legge era praticamente gratuita”, ammette Rolf Dähler, direttore della Comco. “Le sanzioni potevano venir inflitte solo in caso di recidiva”.

Un caso esemplare dei ritardi accumulati dalla legislazione elvetica è quello del cartello delle vitamine. Nel 2001, il colosso svizzero Roche e gli altri giganti farmaceutici mondiali sono stati riconosciuti colpevoli di aver concordato i prezzi dei loro prodotti a base di vitamine, tra il 1990 e il 1999.

Il gruppo Roche è stato condannato al pagamento di una multa di 500 milioni di dollari negli Stati uniti e di 462 milioni di euro nell’Unione europea. In Svizzera nemmeno un franco!

Adeguamento agli standard europei

“Il cartello delle vitamine è stato probabilmente il caso che ha convinto gli ambienti economici e politici a dover agire e ad adottare una regolamentazione più severa”, spiega Rolf Dähler.

Dal primo aprile, con la revisione della Legge sui cartelli, la Svizzera dispone di strumenti di prevenzione e repressione più efficaci, che si avvicinano a quelli degli altri paesi industrializzati.

Innanzitutto sono ora previste sanzioni dirette, già alla prima violazione della legge. E le multe non rappresentano più delle bazzecole, poiché possono raggiungere il 10% del fatturato conseguito in Svizzera negli ultimi 3 anni.

In futuro saranno inoltre puniti anche gli accordi verticali e non più soltanto le intese tra concorrenti che dominano il mercato.

Dal momento che risulta estremamente difficile rompere il muro dell’omertà per svelare accordi segreti, il nuovo dispositivo legale vuol far leva sui “pentiti”, come nella lotta alla mafia.

Le imprese, che denunciano un cartello e collaborano con le autorità, potranno beneficiare di una riduzione o perfino della soppressione della multa.

Un modello che ha già dato ottimi frutti nell’Unione europea e negli Stati uniti, dove le denunce si sono addirittura decuplicate negli ultimi anni.

Prudente ottimismo

Dopo aver avanzato a lungo non poche riserve, gli ambienti economici hanno finito con accettare la revisione della Legge sui cartelli.

“Le nuove disposizioni legali non apporteranno dei miracoli, ma permetteranno sicuramente di far calare i prezzi in Svizzera e di ravvivare la concorrenza”, afferma Rudolf Walser, capoeconomista di economiesuisse.

Secondo la federazione delle imprese svizzere, ad un potenziamento della concorrenza deve ora contribuire maggiormente anche lo Stato, liberalizzando i settori caratterizzati ancora oggi da monopolio o protezionismo – come il mercato dell’elettricità, il settore postale o la produzione agricola.

“È un passo nella buona direzione perché la Svizzera rappresenta un’isola dai prezzi alti”, ritiene anche Jacqueline Bachmann, direttrice della Fondazione per la protezione dei consumatori (SKS).

Ma l’associazione dei consumatori manifesta un cauto ottimismo: “I produttori hanno tutto l’interesse a mantenere alti i prezzi. Cercheranno sicuramente anche in futuro di trovare tutti gli espedienti più raffinati per smerciare i loro prodotti a prezzi esagerati”.

swissinfo, Armando Mombelli

In Svizzera i prezzi dei beni di consumo sono più alti del 30-40% rispetto alla media dei paesi membri dell’UE.
Ogni anno gli svizzeri spendono circa 7 miliardi di franchi nei negozi dei paesi vicini.
I cartelli e gli altri ostacoli alla concorrenza fanno perdere all’economia svizzera da 2 a 3,5 miliardi di franchi all’anno.

La Legge sui cartelli è entrata in vigore il 1° luglio 1996.

Dal 1° aprile 2004 prende effetto la revisione della Legge approvata dal Parlamento.

Le nuove disposizioni legali prevedono tra l’altro un inasprimento delle sanzioni contro le imprese riconosciute colpevoli di aver concluso accordi segreti sui prezzi di vendita dei loro prodotti.

Le infrazioni alla legge possono essere punite con multe pari al 10% del fatturato degli ultimi 3 anni.

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