Orrore, terrore e analisi

All'indomani degli attentati di Londra la stampa elvetica è divisa fra descrizione dell'orrore e analisi degli avvenimenti.
Gli editorialisti denunciano questo terrore cieco, ma non si fanno illusioni sulla possibilità di fermarlo in tempi brevi. E invitano a non puntare solo sulla repressione.
Le bombe che hanno sconvolto giovedì mattina il centro della capitale britannica sono lette dalla stampa alla luce della serie di attentati che ha colpito le città del mondo, da New York a Madrid, passando per Bali e Casablanca. «9/11 a Londra … volevano solo andare al lavoro», titola significativamente il quotidiano popolare Blick.
E se ovunque emerge la pietà per le vittime e l’orrore per la violenza, i quotidiani elvetici cercano anche di riflettere sulla strategia di lotta contro il terrorismo.
L’impotenza dei potenti
Mettendo in primo piano il fatto che l’attacco corrisponde al vertice del G8 nella località scozzese di Gleneagles, il Tages Anzeiger titola il suo commento «Potenti impotenti».
«Gli attentati di Londra hanno di nuovo mostrato quanto impotenti siano i potenti di questo mondo contro gli attacchi alla cieca del terrorismo internazionale», scrive il quotidiano zurighese, che aggiunge: «Accanto alla collaborazione internazionale delle polizie solo una riduzione delle maggiori ingiustizie di questo mondo può condurre al successo nella lotta contro il terrorismo».
La Neue Zürcher Zeitung nota dal canto suo che «se è vero che la serie di attentati sanguinosi a Londra sono stati preparati e realizzati da un’organizzazione terroristica, allora sono basati su timing diabolico e raffinato».
Ma il prestigioso quotidiano non manca di spirito critico, quando osserva che «se il sospetto sulla matrice islamista degli attentati di Londra dovesse essere confermato, si tratterebbe di un ulteriore smacco per il bilancio intermedio della lotta globale contro il terrorismo.»
E ricorda che contro il terrorismo non bastano strumenti militari e di polizia: «Di questa lotta fanno parte anche concetti politici, economici e sociali che mirano a prosciugare efficacemente il terreno di coltura per i pifferai magici del terrorismo».
Terapia sbagliata?
In modo analogo il Bund osserva che se «nel mirino (dei terroristi) c’è l’intero sistema economico e politico (…) il mondo non è diventato più sicuro dopo la guerra in Iraq». E il quotidiano bernese aggiunge: «Solo con l’aumento della dose – cioè con ancora maggiore pressione militare – il problema non può essere risolto. Forse l’intera terapia è sbagliata».
Sulla stessa linea interpretativa si muove La Regione, che sotto il titolo «La guerra non è finita» osserva come la strategia di lotta militare al terrorismo in Iraq e Afghanistan si sia rivelata fallimentare. «Altre strategie, altre armi, altre dottrine sono necessarie per vincere la piovra maledetta», afferma il quotidiano ticinese.
Il fallimento della guerra in Iraq per la lotta al terrorismo è evocato anche dalla Tribune de Genève: «Il mondo non è più sicuro. Lo è meno che mai».
Di segno opposto il commento del Corriere del Ticino. Il giornale ticinese scrive che «in questa nuova incertezza l’Occidente è diventato estremamente abile nel fabbricarsi alibi pur di non agire in modo compatto». E prende in prestito le parole del vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Allam per criticare «l’incoscienza di quella parte di Occidente che si ostina a considerare i terroristi dei resistenti».
Interrompere la violenza
24 heures invita dal canto suo a «rompere l’ingranaggio» della violenza. «Questa logica del confronto non conduce che all’autodistruzione attraverso una spirale di violenza – in tutte le forme: bruta come a Londra, come in Iraq; strisciante come la fame e la povertà; sorniona come la distruzione delle culture contaminate dalla civilizzazione Coca/videogiochi».
Il quotidiano romando spera che i leader dei paesi più industrializzati sappiano dare una risposta positiva alla sfida posta dal terrorismo: «Uniti dalla solidarietà delle vittime, i membri del G8 sapranno dare il solo segnale di salvezza, che consiste nell’intensificare malgrado tutto gli sforzi per l’Africa e per l’ambiente, senza lasciarsi intimidire?»
La Basler Zeitung ricorda da parte sua che «milioni (di inglesi) hanno protestato contro la guerra in Iraq, nella convinzione che la durezza genera altra durezza. Ora i fatti hanno dato loro ragione».
Il romando Le Temps, che titola il suo commento «Londra, o il tentativo d’intimidire la democrazia», rivolge invece lo sguardo piuttosto dal lato dei terroristi: «Sono in guerra contro una certa concezione del mondo, contro i valori che consideriamo universali. Esprimono la loro frustrazione e professano il loro odio utilizzando e abusando delle parole come armi per imporre la loro logica, quella del confronto totale.»
Il quotidiano esprime però anche la sua solidarietà alle vittime nei toni di un elogio alla Gran Bretagna: «La storia insegna che la Gran Bretagna non si lascerà impressionare. Questa grande nazione non si è piegata che una sola volta, ma era di fronte al più celebre non violento della storia, il Mahatma Gandhi».
swissinfo, Andrea Tognina

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