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Per ABB la fine di un incubo

Per il gruppo è la fine di un incubo durato 16 anni Keystone

L'accordo da quasi 2 miliardi di franchi per le vertenze sull'amianto negli Stati Uniti è definitivo. Nessun ricorso è stato presentato entro la fine del termine legale.

Si chiude così l’annoso capitolo legato alla Combustion Engineering. L’intesa ragginta chiude la porte ad ulteriori pretese.

“Si tratta di un grande passo in avanti per ABB”, ha dichiarato sabato un raggiante Fred Kindle, patron del leader mondiale nelle tecnologie per l’energia e l’automazione.

Con la scadenza del termine per l’inoltro di un ricorso, per ABB si chiude finalmente un importante capitolo nella vicenda dell’amianto negli Stati Uniti, ha annunciato stamani in un comunicato la società.

Il gruppo elettrotecnico svizzero-svedese ha così scritto la parola fine ad una brutta vicenda che l’aveva portata sull’orlo del fallimento.

Una vicenda lunga e spinosa

Nel 1990 ABB aveva acquistato la società americana produttrice di caldaie Combustion Engineering malgrado già allora su di essa pendessero denunce da parte di ex-dipendenti per esposizione all’amianto.

L’accordo raggiunto nel 2004 con i querelanti sembrava aver risolto la vertenza, quando un tribunale americano ha deciso di invalidarlo poichè esso comprendeva anche le richieste di risarcimento nei confronti dell’altra filiale americana di ABB, Lummus Global Division.

L’accordo entrato in vigore oggi mette fine a una lunga fase d’incertezza.

La causa contro ABB era stata intentata dalle vittime per le conseguenze sulla loro salute dovute all’esposizione all’amianto.

Quasi 2 miliardi d’indennizzo

Il piano di risarcimento finale ammonta a 1,43 miliardi di dollari (1,86 miliardi di franchi). Essendo divenuto definitivo può ora essere avviato.

Esso prevede, oltre all’indennizzo nei confronti degli ex-collaboratori, la liquidazione della Combustion Engineering, la quale attualmente si trova in amministrazione controllata, sotto la protezione del famoso “Chapter 11”.

Parallelamente a ciò, ABB verserà i quasi 2 miliardi di franchi – una parte in denaro liquido e l’altra in azioni del gruppo – in un fondo speciale (un ‘trust’) in favore delle vittime che si occuperà di effettuare i pagamenti.

Il fondo avrà inoltre il compito di appianare eventuali ulteriori richieste di risarcimento.

L’ombra di Lummus

Per ABB i guai con la giustizia potrebbero tuttavia non essere ancora finiti.

Controversie si annidano ancora su Lummus Global division, l’altra filiale statunitense del gruppo, la quale anche lei in passato ha fatto uso di materiali contenenti amianto.

Il numero di denunce contro Lummus rappresenta in ogni caso una frazione rispetto al contenzioso legato alla Combustion Engineering.

ABB spera di risolvere questo caso il più presto possibile.

swissinfo e agenzie

Nel 1990 ABB ha acquistato Combustion Engineering, azienda produttrice di caldaie, sulla quale già allora pendevano denunce per l’utilizzo di amianto.

Nel febbraio 2003 Combustion aveva chiesto l’amministrazione controllata perché i costi legati alla vicenda dell’amianto superavano il suo totale di bilancio

Nel 2004 ABB aveva raggiunto un accordo globale di 1,2 miliardi di dollari (1,6 miliardi di franchi) di indennizzo in favore delle vittime dell’amianto.

Questo accordo è però stato respinto da una corte americana nel dicembre dello stesso anno, perché la proposta includeva anche l’altra filiale americana Lummus Global Division.

In marzo 2005 ABB ha alzato l’offerta di 201 milioni di dollari (264 milioni di franchi.

Il 28 febbraio 2006 la Corte Distrettuale del New Jersey ha approvato il nuovo accordo.

Scaduti i 30 giorni per inoltrare ricorso, l’accordo è ora definitivo e mette ABB al riparo da ulteriore pretese di indennizzo.

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