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Sicurezza: irrisolto il problema più urgente

Polizia svizzera, o meglio, polizie cantonali sotto pressione, specialmente per gli eventi di portata internazionale Keystone

La sicurezza interna deve restare compito dei cantoni. Limitata a casi particolari la cooperazione con la Confederazione.

Il riesame del sistema di sicurezza interna della Svizzera (USIS) sarà ben preso portato a termine. Ma resta il problema maggiore: ai cantoni mancano un migliaio di poliziotti.

Le modalità di collaborazione tra la polizia e le guardie di confine in caso di adesione al trattato di Schenghen devono ancora essere affinate. Tuttavia venerdì, i cantoni hanno dato il loro accordo all’impiego dell’esercito per altre missioni di sicurezza interna.

Il progetto USIS (riesame del sistema di sicurezza interna), ampiamente modificato rispetto ai contenuti del 1999, anno in cui è stato lanciato, dovrebbe quindi entrare in porto prossimamente. Lo ha affermato il presidente della Conferenza dei direttori cantonali di giustizia e polizia (CCDGP), il basilese Jörg Schild.

Presente all’incontro, il ministro svizzero di giustizia e polizia, Christoph Blocher, si è espresso favorevolmente nei confronti dei propositi dei suoi omologhi cantonali.

Tuttavia, come ha sottolineato Jörg Schild, l’incontro non ha portato una soluzione al principale problema della polizia. La Svizzera continua ad accusare un manco di effettivi.

Una carenza di poliziotti che dovrebbe essere quantificata intorno alle 1000 unità. Schild non ha tuttavia indicato un numero preciso. «C’è un margine di manovra tra il realizzabile e l’ideale», ha dichiarato precisando che non lascerà da persona frustrata la presidenza della CCDGP

Schengen e Dublino

Occupandosi del quarto rapporto USIS, i direttori di giustizia e polizia non si sono pronunciati in merito agli accordi europei di Schengen e Dublino. In caso di adesione, la Svizzera continuerà a controllare le mercanzie e ad assicurare il funzionamento delle dogane. Non potrà però più effettuare dei controlli sistematici delle persone alla frontiera.

Un controllo sarebbe possibile solo in casi eccezionali o in presenza di sospetti fondati. Tuttavia le ispezioni potranno essere effettuate in modo mobile, all’interno del paese. Il rapporto USIS preconizza che tutti i cantoni che lo desiderano possano essere associati a queste misure. Le varianti proposte per regolamentare questo punto erano tre.

La prima attribuiva diversi compiti di polizia al Corpo delle guardie di confine. Questa variante è stata respinta dalla CCDGP perché avrebbe intaccato la sovranità dei cantoni. La CCDGP non ha però ancora deciso se optare per la variante «cantoni», che lascerebbe alle guardie di confine solo compiti di dogana, o per la variante «combinata», che permetterebbe alle guardie di confine di dar man forte alle polizie cantonali anche in altri ambiti.

A questo proposito i cantoni preferiscono attendere ulteriori sviluppi del dossier, analizzare più a fondo le ripercussioni finanziarie e sapere come saranno le nuove leggi sulle dogane sull’asilo. «Una saggia decisione», ha commentato Christoph Blocher.

Impiegare l’esercito

La CCDGP ha approvato il rapporto riguardante la seconda parte del progetto USIS, vale a dire la protezione delle ambasciate e delle personalità. Per quanto riguarda la protezione delle sedi diplomatiche, la polizia dovrebbe continuare a godere dell’aiuto sussidiario dell’esercito. In futuro questi compiti dovrebbero essere affidati a militari in servizio lungo o a dei professionisti.

I soldati non dovrebbero tuttavia essere autorizzati ad effettuare dei controlli mobili. Questa opzione permetterebbe di economizzare del denaro, ma la CCDGP l’ ha respinta perché comporterebbe innumerevoli svantaggi da un punto di vista dell’organizzazione e rischierebbe di suscitare delle reazioni negative.

L’esercito potrà intervenire anche per proteggere delle personalità. Sarà tuttavia necessario che in questo caso, i soldati sottostiano al comando della polizia. La CCDGP parte dal principio che questo ambito debba restare di competenza della polizia, coadiuvata, se necessario, da soldati professionisti che abbiano seguito una formazione speciale.

La Confederazione potrebbe inoltre contribuire ad aumentare la sicurezza sugli aerei svizzeri mettendo a disposizione un numero maggiore di guardie di confine e delle fortificazioni. Su tutti questi punti, Christoph Blocher ritiene che il Consiglio federale darà la sua approvazione.

Ai cantoni restano comunque tutta una serie di problemi da risolvere. La mancanza di effettivi è certo il più urgente, ma ci sono anche la sicurezza nei treni e l’eventuale privatizzazione di certi compiti.

swissinfo e agenzie

USIS: riesame del sistema di sicurezza interna della Svizzera
Nel 2000, l’esercito ha messo a disposizione della polizia 59’244 giornate lavorative
2002: 155’289 giornate
2003: 365’000 (dato non ancora ufficiale)

Nel 1999 l’allora consigliere federale Arnold Koller lancia il progetto USIS, destinato al riesame e alla modernizzazione del sistema svizzero di sicurezza interna. Due anni più tardi, il primo rapporto USIS mette in evidenza i limiti del federalismo e la mancanza di effettivi nelle forze di polizia cantonali e municipali.

Sempre nel 2001, il secondo rapporto contiene diverse proposte per regolare i problemi principali (manco di effettivi, lacune nella collaborazione, ecc.). In seguito al rapporto, il governo decide la creazione di un indice nazionale di polizia e di assumere forze supplementari in diversi settori.

Nel 2002, il terzo rapporto propone la creazione di un corpo di polizia federale composto di 600 agenti per la protezione delle ambasciate, delle persone e delle frontiere. Con la partecipazione di Berna, tra i 100 e i 300 poliziotti cantonali avrebbero dovuto assumere compiti particolari, come la protezione delle conferenze internazionali.

Per delle ragioni finanziarie, il governo ha rinunciato a queste idee. Nel luglio del 2003, si prende la decisione di ottimizzare il sistema di sicurezza esistente ricorrendo ai mezzi attualmente a disposizione, ivi compreso l’esercito.

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