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La pittura visionaria di Soutine

Chaim Soutine, «Le village (La Gaude)», 1923

Con la nuova esposizione dedicata all'opera del solitario Chaim Soutine, il Kunstmuseum di Basilea propone una nuova lettura della posizione pittorica dell'artista ebreo russo.

I 60 dipinti esposti nella mostra rivelano come Soutine sia arrivato a soluzioni pittoriche autonome, animato dalle stesse domande artistiche dei suoi contemporanei.

Anche se la pittura di Chaim Soutine (1893 – 1943) è stata da alcuni classificata come molto vicina all’espressionismo, egli è di fatto considerato dai più come un artista indipendente e solitario, che si è tenuto al di fuori da ogni movimento organizzato e che, fedele a sé stesso, è rimasto impermeabile alle influenze provenienti dall’esterno.

La nuova esposizione in corso al Kunstmuseum di Basilea – che prende le mosse dalla collezione Im Obersteg -, allarga questo punto di vista, dimostrando che la pittura di Soutine lascia ancora oggi spazio a nuove rivelazioni.

«Con questa retrospettiva che permette di scoprire i paesaggi, i ritratti e le nature morte di tutte le fasi di Soutine – spiega Nina Zimmer curatrice della mostra -, abbiamo voluto dimostrare che egli non è un artista così solitario come normalmente si pensa.»

«I punti di contatto con gli artisti suoi colleghi, anch’essi a Parigi a quel tempo, erano molti. Soutine non è tanto diverso da Marc Chagall, da Amedeo Modigliani o da Maurice Utrillo. L’esposizione mette in evidenza i parallelismi non solo fra Soutine e i suoi colleghi, ma anche fra Soutine e Georges Braque e Pablo Picasso.»

Alla ricerca di un metodo nuovo

Quando nel 1913 all’età di 20 anni Soutine arriva a Parigi, si trova immerso in un mondo in grande fermento nel quale tutta una generazione di giovani artisti era alla ricerca di un metodo che fosse in grado di superare l’illusionismo tradizionale nell’arte. Una ricerca che lo stesso Soutine porta avanti per tutta la vita.

«Il problema della geometria piana, un tema posto da Cézanne e a cui artisti come Pablo Picasso e Georges Braque si sono ispirati per inventare il cubismo, ha influenzato anche Soutine che ha però trovato una soluzione artistica molto differente dai cubisti», precisa Nina Zimmer.

Che anche Soutine sia partito dalle stesse domande la mostra lo evidenzia con chiarezza mettendo a confronto alcuni dipinti di Soutine – le nature morte del 1916 e le vedute del piccolo villaggio di Céret, dipinte negli anni 20 – con le tele dai motivi simili di Picasso e Braque.

Le rotture della prospettiva riconoscibili in Soutine sono accompagnate – al contrario dei cubisti -, da un gesto pittorico spontaneo e tormentato che testimonia un’identificazione psichica profonda con i motivi della tela.

Una pennellata carica di vibrante emozione

Le cupe nature morte con carcasse di animali squartati, le figure tragiche dei suoi ritratti, i paesaggi allucinati e insieme visionari che occupano le 7 sale riservate all’esposizione, rivelano immediatamente, insieme ad una visione del mondo profondamente drammatica, anche la grande intensità emotiva della pittura di Soutine.

Un’intensità prepotente che ha una forte radice nel modo, a volte estremo, in cui l’artista spinge l’uso del colore e che si ritrova, ad esempio, nei contrasti di luce violenti presenti in molte delle sue tele consacrate ai ritratti.

Oltre alla celebre serie delle carcasse di bue del 1925 la mostra presenta anche alcune opere meno note, considerate i lavori della maturità artistica di Soutine. In queste tele, raffiguranti il paesaggio di Cagnes -dipinto tra il 1922 e il 1925 durante il suo soggiorno nel sud della Francia -, l’artista sembra aver trovato un equilibrio tra espressività spontanea e esacerbazione emozionale da un lato e un uso più consapevole e armonico di forme e colori dall’altro.

Tra tradizione e modernità

Il potenziale rivoluzionario della pittura di Soutine ha influenzato soprattutto sugli espressionisti austriaci, ma si è esteso ben oltre la prima metà del 20° secolo ispirando in modo decisivo alcuni esponenti dell’espressionismo astratto americano come Willem de Kooning, ma anche artisti come Francis Bacon o Damian Hirst.

«Soutine è un artista molto moderno che nella sua pittura ha trovato una libertà e un’intensità che ancora oggi continua a influenzare altri artisti – spiega Nina Zimmer -, ma allo stesso tempo è stato un tradizionalista. È stato un artista che ha sempre utilizzato i modi del ritratto, del paesaggio e della natura morta e non ha mai cambiato questi temi.»

Sebbene abbia passato la vita a ricercare una nuova forma d’arte, manifestando un atteggiamento contraddittorio Soutine non si è mai interessato ai motivi della vita moderna e industrializzata già dipinti anche dagli impressionisti.

«Penso che Soutine abbia trovato la forza di reinventare la pittura e di esasperare i sui sentimenti nella pittura e nel gesto pittorico, proprio perché le sue radici erano nella tradizione», sostiene Nina Zimmer.

«Soutine voleva diventare un grande artista», ci dice Nina Zimmer. «Lui che arrivava da Smilovitchi, un piccolo villaggio vicino a Minsk nella Bielorussia, inseguiva l’idea di diventare un grande artista. Un’idea che al tempo sembrava una follia, ma alla fine penso ci sia davvero riuscito.»

swissinfo, Paola Beltrame, Basilea

«Soutine e la modernità» in corso al Kunstmuseum di Basilea rimarrà aperta fino al 7 luglio 2008. La mostra presenta circa 60 opere di Soutine al confronto con alcune tele di suoi contemporanei, prendendo spunto dalla collezione Im Obersteg conservata al Kunstmuseum a titolo di deposito.
Oltre che nella collezione Im Obersteg, in Svizzera sono conservate moltissime opere di Soutine, sia in istituti pubblici che in collezioni private. A Ginevra, dove esiste addirittura una comunità Soutine, pare che il numero delle sue opere conservate in collezioni private non sia inferiore a quello delle opere che si trovano nelle collezioni di Parigi.

Nato presumibilmente nel 1983 a Smilovitchi, un piccolo villaggio della Bielorussia, da una famiglia ebrea di origine lituana, Chaim Soutine inizia la sua formazione artistica alla scuola d’arte di Minsk e poi all’Accademia d’arte di Vilnius.

Insieme a 2 compagni di studi, nel 1913 si trasferisce a Parigi dove entra subito in contatto con Marc Chagall – con il quale condivide, oltre agli ideali artistici, anche le origini – , Maurice Utrillo e Amedeo Modigliani, di cui diviene amico inseparabile.

Considerato un uomo difficile, introverso, inquieto, tormentato e asociale, Soutine non aderisce a nessuna corrente artistica ed elabora una pittura autonoma che intorno agli anni 20, comincia ad interessare i primi collezionisti, garantendogli una certa tranquillità economica.

Durante la seconda guerra mondiale quando l’esercito nazista invade la Francia, Soutine abbandona la capitale e, conducendo una vita sempre in fuga, si nasconde nelle campagne circostanti. Muore nel 1943 a Parigi dove era ritornato di nascosto per un intervento chirurgico allo stomaco che non riesce però a salvargli la vita.

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