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Dimmi che gioiello porti e ti dirò chi sei

La curatrice Sigrid Pallmert, accanto ad alcuni gioielli esposti. swissinfo.ch

Una collana rosa, trasparente, delicata. Sembra fatta di piume leggere ma che sorpresa per chi si avvicina alla vetrina: la collana è di carta da salumiere!

Questo e altri gioielli, tradizionali e avanguardistici sono esposti al Museo Nazionale svizzero di Zurigo.

“Un secolo particolarmente fecondo non solo a livello politico e sociale ma anche artistico”, spiega a swissinfo Sigrid Pallmert, curatrice al Museo Nazionale svizzero.

In effetti sono gli anni del passaggio dalla creazione di oggetti di lusso – orologi, in particolare – ai gioielli ispirati alle tendenze pittoriche del momento.

Sono anche i momenti della rinuncia ai materiali nobili e della creazione di oggetti semplici, scarni, propri dell’arte minimalista.

Esiste il “gioiello svizzero”?

Fino a che punto si può parlare di “gioielli svizzeri”? “Un vero e proprio prodotto svizzero in questo senso non esiste”, sottolinea la curatrice, “ma la rivoluzione artistica degli anni sessanta è stata influenza in modo determinante dagli orafi elvetici”.

L’esposizione temporanea di Zurigo nasce quindi dal desiderio di creare un inventario finora inesistente, della produzione di gioielli nel 20esimo secolo in Svizzera. Il risultato è una selezione rappresentativa di questi lavori.

Il gioiello come espressione di un’epoca

Ma il gioiello non è solo un bell’oggetto: è una forma creativa che rispecchia in modo molto attento i cambiamenti sociali e culturali di un’epoca.

Il 20esimo secolo è l’epoca delle grandi contrapposizioni: il dibattito sull’oggetto unico, contrapposto all’oggetto in serie, la discussione sul gioiello come “status symbol” e su quello acquistato perché piace.

Sono anche gli anni dell’allargamento del concetto di arte: “Fra gli esperti inizia la polemica sul gioiello come espressione creativa”, dice Sigrid Pallmert, “la domanda che ci si pone è: il gioiello è una forma d’arte?”

“In passato molti gioielli venivano creati sulla base dei desideri del cliente. Nell’orificeria contemporanea invece, l’unico criterio è l’intenzione artistica”, dichiara la curatrice.

Un’esposizione cronologica

Gli orafi svizzeri si mettono in luce, anche a livello internazionale, per la loro abilità, il grande ingegno e lo slancio innovativo. Molti di essi lavorano come docenti all’estero.

Una ragione in più per allestire questa esposizione, già presentata con successo al Musée d’art e d’histoire di Ginevra, che si è occupato anche dell’allestimento a Zurigo. Gli oggetti provengono direttamente dagli artisti. I gioielli sono stati tutti portati.

L’esposizione è cronologica e inizia con il periodo liberty e art déco, dominato dagli artisti della Svizzera francese: fantasiose spille e fibbie, costellate di motivi floreali o di rappresentazioni di animali.

Nei primi anni del 900 Ginevra era il centro svizzero dell’oreficeria e la patria dell’industria del lusso. Premesse ideali per la creazione di gioielli unici, realizzati con materiali nobili. Fra i protagonisti dell’epoca spicca Marie Bedot-Diodati, la prima creatrice di gioielli in Europa.

Il gioiello funzionale

Negli anni successivi la discussione fra produzione artigianale e industriale, la nascita di correnti artistiche come il dadaismo e il Bauhaus e l’importanza di scuole come quella di arte applicata di Zurigo danno slancio agli artisti svizzero-tedeschi.

Dominano creatori come il glaronese Max Fröhlich, docente alla Scuola di Zurigo e le due lucernesi Clara Stengele e Marta Flüeler-Haefeli.

Entra in scena il gioiello funzionale, avanguardistico, più geometrico. Si inizia a sperimentare con i metalli. Anche rappresentanti dell’arte figurativa come Max Bill e Meret Oppenheim si entusiasmano per le nuove tendenze. Il gioiello per loro è “mezzo di espressione”.

Al museo di Zurigo Meret Oppenheim espone un bracciale in avorio, Max Bill una serie di anelli dalle forme insolite. Il dilemma dell’artista? Come incastonare la pietra?

Il rigetto degli anni sessanta

Gli anni sessanta sono il periodo della rimessa in discussione. La società si riorienta. Il gioiello è nel mirino delle critiche come l’establishment. I materiali usati devono essere “poveri”.

A differenza dell’inizio del secolo, ci si allontana dai metalli preziosi, dalle perle. Vengono usati tutti i materiali e impiegate tutte le tecniche possibili.

Il lavoro concettuale e il superamento delle frontiere contraddistinguono la creazione di gioielli. “Non esistono più né regole, né convenzioni”, dice Sigrid Pallmert.

“Una sola cosa è sempre uguale: l’idea di base del gioiello, che è quella di abbellire, piacere, sedurre la persona che porta il gioiello e quella che la guarda”.

I gioielli “su ordinazione”

L’esposizione presenta anche una serie di gioielli creati da artisti svizzeri per le grandi firme: Christian Dior, Marc Rochas, Nina Ricci. Anche questi pezzi sono una testimonianza sociale.

Un tempo infatti i gioielli si ereditavano o venivano regalati dagli uomini alle donne. Con l’emancipazione femminile le donne sviluppano il loro stile personale e acquistano da sole i gioielli che desiderano, spesso seguendo le correnti della moda del momento.

Gli anni ottanta-novanta

Gli artisti contemporanei, fra i 20 e i 50 anni, attivi negli ultimi anni del secolo, creano in primo luogo per sé stessi e si rallegrano se trovano poi degli acquirenti. Questi creatori non accettano alcun compromesso.

Le loro opere non sono più contestatarie e rivoluzionarie ma nemmeno decorative in senso classico, come la collana di carta da salumiere o i polsini di carta di giornale. Non mancano nemmeno le spille in acciaio inossidabile o il ciondolo sostenuto da un filo di ferro.

Una delle meraviglie è costituita da una collana, dalla vaga forma di serpente, fatta di coperchi di bottiglie e ferro riciclato. Solo a distanza ravvicinata ci si accorge del tipo di materiale usato.

Una provocazione che non provoca più. “L’artista ha sempre voluto provocare”, sottolinea la curatrice, “ma oggi non ci riesce quasi più. La gente accetta subito quanto egli propone”.

Gli sforzi creativi dei giovani artisti mirano piuttosto a fornire alternative innovatrici, pur riscoprendo materiali come l’oro e l’argento, un tempo, banditi.

swissinfo, Elena Altenburger

1000 oggetti esposti
Fino al 16 marzo
Il martedì: 10-19
Da mercoledì a domenica: 11-17

Nel corso degli anni il gioiello si è trasformato da oggetto di lusso a “ornamento quotidiano”. Un segno distintivo del carattere e dello stato d’animo di chi lo indossa.

Un’evoluzione ben documentata dall’esposizione sui gioielli svizzeri del 20esimo secolo, in corso a Zurigo. Una testimonianza anche della “verve” creativa degli orafi elvetici.

Un’esposizione realizzata in collaborazione con il Museo d’arte e di storia di Ginevra e con il Museo Vela di Ligornetto.

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