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È nata la “Nuova Lugano”

Una Lugano più grande si affaccia da domenica sul Ceresio (foto: Lugano turismo) swissinfo.ch

Giorgio Giudici, sindaco di Lugano da quasi 20 anni, sta vivendo un grande momento.

Certo dell’esito della votazione consultiva sulla fusione tra Lugano e sette comuni vicini, aveva invitato la cittadinanza a grandi festeggiamenti già prima dello scrutinio.

La “Nuova Lugano” è ormai una realtà. I cittadini degli otto comuni che hanno partecipato alla votazione consultiva hanno detto sì alla fusione. Ormai per realizzarla non manca più che il via libera del cantone.

Grazie alla fusione, Lugano vedrà crescere il numero dei suoi abitanti, dagli attuali 30’000 si dovrebbe passare a circa 47’000. La città che, da sola, fornisce un quinto di tutte le risorse finanziarie del Ticino, raggiungerà così le dimensioni delle più piccole città italiane di confine.

Più grande è più bello

Ma non è solo questione di cifre. Ne va anche dell’immagine della città, “una locomotrice che non può rallentare”, come ha detto recentemente il suo sindaco. Con la fusione, Lugano spera di razionalizzare i suoi servizi pubblici, migliorare la sua rete viaria e risolvere, almeno in parte, i problemi di traffico. Inoltre aumenterà la superficie dei terreni edificabili.

Lugano non è la sola a sperare benefici da una fusione. In Ticino i progetti di aggregazione sono molti. Il cantone conta tuttora più di 220 comuni, alcuni dei quali minuscoli: per razionalizzare le spese e sopravvivere, la fusione sembra essere la sola via d’uscita.

Un’idea che non piace a tutti

Se per Lugano e il suo sindaco la fusione era auspicabile e giusta, per altri, come per il sindaco di Viganello, non c’era bisogno di unirsi a Lugano: i servizi pubblici e sociali di Viganello funzionavano bene e il moltiplicatore d’imposta era più basso. Nonostante l’opposizione del sindaco, Viganello ha votato a favore della fusione con il 61,5% dei voti. Resta comunque il comune che ha espresso il maggior numero di voti negativi.

All’origine dell’opposizione c’è forse un’antipatia per l’attegiamento megalomene della città sul Ceresio, atteggiamento che dà fastidio a più di un vicino. A Paradiso, per esempio, comune che ancora non vuole sentir parlare di fusione. Il suo sindaco, Ettore Vismara, si domanda:”Perché dovremmo rinunciare alla nostra autonomia per permettere a Lugano di ingrandirsi?” E aggiunge, ironicamente, “di questo passo, fra 20 o 30 anni, Lugano avrà annesso tutto il Ticino!”

La configurazione geografica della città di Lugano fa pensare alla pelle di un leopardo. Le macchie rappresentano i comuni già inghiottiti dalla città ma restii all’idea di diventarne parte integrante. Quello di domenica è un passo avanti, ma all’appello, oltre a Paradiso, mancano ancora Sorengo, Breganzona, Massagno, Porza e Savosa, tutti contrari ad una fusione.


swissinfo

I cittadini di Lugano, Cureggia, Davesco-Soragno, Gandria, Pambio Noranco, Pazzallo, Pregassona e Viganello, hanno votato il 15 dicembre sulla fusione dei loro comuni.
Con una percentuale di sì che rasenta l’80%, la popolazione si è dichiarata favorevole alla nuova Lugano.
Il tasso di partecipazione più basso si è registrato a Lugano (25,2%). Negli altri comuni la partecipazione al voto oscillava tra il 50% e il 70%.
Gli estremi: Viganello (61,5% di sì) e Gandria (95,5% di sì).
Una seconda tappa riguarderà i comuni di Breganzona, Bogno, Certara, Cimadera e Valcolla.

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