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«La politica svizzera non è un tema entusiasmante»

I disordini du Berna sulla prima pagina del New York Times SF

Il sistema politico elvetico è certo singolare, ma decisamente complesso. È il parere dei corrispondenti esteri in Svizzera, che nonostante l'acceso clima pre-elettorale preferiscono parlare d'altro.

L’opportunità per ascoltare le impressioni di giornalisti francesi, italiani o cinesi è stata offerta da un incontro informativo a Berna sulle elezioni federali del 21 ottobre.

«Nel nostro paese è difficile parlare del sistema politico svizzero… è troppo complicato», afferma Ling Yang. Nonostante i due anni trascorsi a Ginevra la giornalista cinese fatica ancora a raccapezzarsi nella moltitudine di partiti, programmi, commissioni e consigli che compongono la politica elvetica. «Ci sono troppi nomi da ricordare».

L’opinione della corrispondente dell’agenzia di stampa Xinhua è condivisa anche dalla collega del quotidiano nipponico Asahi Shimbun. «In Giappone soltanto un’elite di intellettuali s’interessa a questo argomento», osserva in un francese (quasi) perfetto.

Partiti colonialisti

Fornire gli elementi essenziali per capire la struttura ed il funzionamento della politica elvetica, in particolare in vista delle elezioni federali, era per l’appunto lo scopo di un incontro organizzato a Berna da Presenza Svizzera.

L’invito dell’organo della Confederazione per la promozione dell’immagine della Svizzera nel mondo è stato raccolto da una trentina di giornalisti stranieri, perlopiù residenti a Ginevra. Corrispondenti europei, asiatici ed arabi hanno approfittato della partecipazione di Andreas Ladner, professore all’Istituto di alti studi in amministrazione pubblica, e dei rappresentanti dei maggiori partiti svizzeri per porre domande, esprimere considerazioni e sollevare pure qualche critica.

«Come è possibile che alcune campagne a sfondo razzista non siano sanzionate?», chiede un irritato giornalista portoghese in merito al “manifesto della pecora nera” dell’Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice).

«Perché in Svizzera non c’è trasparenza sul modo di finanziamento dei partiti?», gli fa eco un reporter spagnolo, visibilmente infastidito dal «colonialismo di alto rango» – per usare le sue parole – «che consente ai partiti più grandi d’imporsi».

Immagine denigrata

Ad accendere maggiormente l’interesse dei corrispondenti esteri (o perlomeno dei redattori che ne richiedono i contributi) è la politica e, soprattutto, il modo di fare politica dell’UDC. Da Lisbona a Pechino, sono spesso i controversi programmi dei democentristi e le esternazioni provocatorie del loro ministro, Christoph Blocher, a fornire il pretesto per parlare di politica svizzera.

«I temi più ricorrenti riguardano le leggi su stranieri e asilo volute dall’UDC», conferma Daniel Portmann, dell’agenzia Austria Presse.

Una copertura “monotematica” che però non giova all’immagine del paese. «Il nostro lavoro è raccontare la Svizzera – fa notare il giornalista del lusitano l’Expresso – ma la Svizzera che noi percepiamo ha le sembianze di un paese razzista». «Il vostro partito – aggiunge rivolgendosi al rappresentante UDC in sala – sta denigrando l’immagine della Svizzera».

Una politica che non infiamma

L’ampia copertura mediatica che negli scorsi giorni la stampa estera ha dedicato ai disordini scoppiati a margine della manifestazione dell’UDC a Berna (vedi a fianco) non deve trarre in inganno. La Svizzera e la sua politica faticano a trovare spazio sui giornali di altri paesi.

«La politica elvetica non è così entusiasmante», confessa a swissinfo Agathe Duparc, del francese Le Monde, che per le elezioni prevede uno, al massimo due articoli.

«Stranieri ed immigrazione? Sono questioni importanti, ma se ne discute anche in altre regioni d’Europa, persino in toni più pronunciati rispetto alla Svizzera», osserva.

Inoltre, fa notare la corrispondente dell’agenzia di stampa Ansa, alcuni temi molto sentiti dai cittadini elvetici sono difficilmente percepiti al di fuori delle frontiere. «Non è evidente parlare del senso d’insicurezza e della povertà, molto presenti nei discorsi pre-elettorali, in un paese problematico come l’Italia».

swissinfo, Luigi Jorio

Il servizio di comunicazione del Dipartimento federale degli affari esteri che si occupa delle relazioni con la stampa internazionale rileva che sono circa 300 i giornalisti stranieri che lavorano in Svizzera.

Molti di loro hanno uno statuto di freelance (libero professionista) o un impiego a tempo parziale, oppure collaborano con diversi media.

La maggior parte risiede a Ginevra (da dove coprono le attività dell’ONU e l’attualità elvetica), alcuni a Zurigo (economia e attualità) ed in minor numero nel resto del paese.

Le più rappresentate sono le agenzia di stampa, sebbene molti articoli sulla Svizzera siano scritti direttamente nelle redazioni all’estero o da inviati speciali.

Negli scorsi giorni la Svizzera è stata al centro dell’attenzione dei media stranieri a causa dei disordini scoppiati a Berna in risposta alla manifestazione dei sostenitori dell’UDC.

Molti giornali online, tra cui lo Spiegel e la Frankfurter Allgemeine Zeitung, hanno parlato degli scontri e delle ripercussioni sulla politica elvetica.

La campagna elettorale dell’UDC, ed in particolare la sua politica in materia di stranieri, è persino finita sulla prima pagina del New York Times.

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