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Augusta Raurica, capitale romana della Svizzera

La Casa romana: comodità e vita domestiche in una lussuosa dimora di 2000 anni fa ricostruita. Augusta Raurica

Centro nevralgico di transito e di commercio sul Reno, nei pressi di Basilea, Augusta Raurica era 2000 anni fa la più grande cittadina romana delle colonie elvetiche.

Oggi, il più importante sito archeologico svizzero dell’era romana custodisce un’eredità, che rimane ancora in buona parte sepolta sotto terra.

“Erano veramente incredibili questi Romani: avevano messo in piedi una rete di trasporti ed una struttura logistica stupefacenti. Ad Augusta Raurica sono state trovate ad esempio delle anfore di vino prodotto sull’isola di Rhodos”, rileva Karin Kob.

“Per trasportare del vino dalla Grecia bisognava attraversare il Mediterraneo, risalire da Marsiglia il Rodano e la Saune, percorrere ancora alcune centinaia di chilometri a piedi per giungere fino al Reno”.

Pur lavorando già da diversi anni ad Augusta Raurica, la responsabile della comunicazione del sito archeologico non ha ancora smesso di stupirsi dell’abilità e delle conoscenze del popolo antico.

“Abbiamo trovato anche delle ostriche provenienti dal Mare del Nord. Le ostriche, non va dimenticato, possono essere consumate soltanto se sono ancora vive. Un’impresa eccezionale, a quei tempi”, aggiunge Karin Kob.

Il primo mercato unico

Fondata nel 44 a.C. da Lucius Munatius Plancus, comandante e amico di Cesare, la Colonia Raurica nella regione basilese doveva servire inizialmente a difendere i nuovi confini romani lungo il Reno, dopo la conquista della Gallia.

Le prime tracce dell’insediamento romano ad Augusta Raurica risalgono al 15esimo anno a.C., quando l’Imperatore Augusto annesse l’attuale territorio elvetico nell’Impero.

Il figlio adottivo di Cesare proseguì le conquiste romane verso Nord, spostando i confini in territorio germanico. Così il territorio elvetico – abitato da diversi popoli celti, tra cui gli Elvezi e i Raurici – si ritrovò già a quei tempi al centro di una delle più importanti vie di comunicazione tra Nord e Sud.

Sui laghi e i fiumi dell’Altopiano, che permettevano di collegare le arterie fluviali del Rodano e del Reno, spuntarono cittadine romane dai nomi di Lousonna (Losanna), Aventicum (Avenches), Vindinossa (Windisch) o Turicum (Zurigo).

Augusta Raurica e il suo porto sul Reno diventarono ben presto un centro nevralgico di transito e di scambio in un grande mercato unico che andava dalla Gran Bretagna fino all’Africa, dalla Penisola iberica fino all’Asia.

Commercio e artigianato

Denari e sesterzi assunsero il valore di moneta comune in una zona più vasta di quella attuale dell’euro. La libera circolazione delle merci e delle persone sulla prima rete stradale europea favorì i consumi e lo sviluppo economico anche nelle colonie elvetiche dell’Impero.

Già pochi decenni dopo la sua nascita, un vero e proprio boom edilizio trasformò l’accampamento militare sul Reno in una delle più grandi cittadine del Vecchio continente. Le fortificazioni e le case di legno lasciarono il posto ad un’agglomerazione a scacchiera, con ampi viali e imponenti costruzioni in cemento e mattoni.

“Nel secondo secolo d.C. Augusta Raurica contava ben 20’000 abitanti, mentre oggi solo 800 persone vivono nella stessa zona”, sottolinea Karin Kob.

Oltre agli indigeni, la cittadina era abitata soprattutto da ex-legionari romani che, dopo 20 anni di servizio, ricevevano per il loro pensionamento dei poderi nelle colonie, dove potevano dedicarsi all’agricoltura, al commercio e all’artigianato.

“Un pensionamento ad Augusta Raurica non doveva essere particolarmente apprezzato dai veterani romani, a giudicare dai testi ritrovati. Molti ex-legionari, che venivano magari dal Mediterraneo, si lamentavano per il clima e il luogo a cui erano stati destinati”, osserva la responsabile della comunicazione del sito archeologico.

Convivenza pacifica

L’insediamento degli ex-legionari nelle colonie rientrava tra l’altro nella politica di ‘romanizzazione’: permetteva infatti di assimilare più rapidamente i popoli sottomessi nell’Impero.

“La convivenza tra i veterani romani e gli indigeni era estremamente pacifica. Hanno invece lasciato alcune tracce di violenza fino ad Augusta Raurica le lotte per il potere scoppiate nel primo secolo d.C. a Roma e soprattutto le incursioni degli Alemanni dal quarto secolo d.C”, aggiunge Karin Kob.

Sotto la Pax romana, il livello di vita degli indigeni fece un balzo spettacolare: strade lastricate, lussuose ville, teatri, anfiteatri, bagni pubblici, mercati e taverne aprirono una realtà urbana fino ad allora sconosciuta, offrendo nuovi piaceri della vita ai popoli dell’Altopiano.

Senza dimenticare le canalizzazioni, l’acqua corrente potabile fino nelle case o il sistema di riscaldamento al suolo: comodità praticamente scomparse dopo il crollo dell’Impero romano, che hanno rifatto la loro apparizione in Svizzera solo pochi secoli o addirittura decenni fa.

Una cittadina ancora da scoprire

Una realtà documentata ancora oggi ad Augusta Raurica, tra i siti archeologici europei che offrono una delle visioni più estese sullo stile di vita ai tempi dei Romani.

“È soltanto a partire dal Rinascimento che questa eredità è stata lentamente riscoperta anche in Svizzera. Ma fino all’inizio del secolo scorso, molti scavi erano commissionati da ricche famiglie di Basilea, che volevano offrirsi una statuetta o qualsiasi altro oggetto romano per decorare le loro case”, ricorda Karin Kob.

Ancora nel 1918, il podio di quello che doveva essere uno splendido tempio romano è stato tranquillamente distrutto per spianare il terreno a scopi agricoli.

La valorizzazione di Augusta Raurica si concretizzata nel 1955 con l’apertura della Casa e del Museo romano. Da allora di anno in anno numerosi altri gioielli architettonici, artistici e artigianali del grande Impero sono stati portati alla luce.

“L’eredita romana vive ancora oggi tra di noi, spesso senza che ce ne rendiamo conto: dalla lingua alla religione, dalla cultura alla rete stradale”, osserva Karin Kob.

Ad esempio, il volto raffigurato sulle nostre monete da 20 centesimi è la copia quasi identica dell’immagine rappresentata sui denari romani in circolazione ai tempi di Cesare.

E le sorprese per gli archeologici del più importante sito romano sul territorio elvetico non sono di certo finite: ancora oggi, l’80 % della cittadina dell’Impero rimane sepolto sotto terra.

swissinfo, Armando Mombelli

Augusta Raurica, nei pressi di Basilea, è più importante sito archeologico svizzero che ritraccia l’epoca romana.
La valorizzazione delle vestigia storiche ha preso inizio solo mezzo secolo fa con l’apertura nel 1955 della Casa e del Museo romano.
Oggi Augusta Raurica attira ogni anno circa 150’000 visitatori.

Dopo l’occupazione della Gallia da parte delle legioni di Cesare, nel 44 a.C. inizia l’insediamento nella regione basilese della Colonia Raurica, prima colonia romana sul Reno.

Le prime testimonianze romane nel sito di Augusta Raurica risalgono al 15 a.C.

Durante il II secolo d.C. la cittadina diventa il principale insediamento romano sull’attuale territorio elvetico, con oltre 20’000 abitanti.

La fine di Augusta Raurica sarebbe dovuta ad un terremoto (verso il 250 d.C.) e in particolare alle invasioni delle orde alemanne nel IV e V secolo d.C.

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