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Auspicata maggiore cooperazione tra Svizzera e Senegal

Il presidente senegalese Abdoulaye Wade in una foto d'archivio Keystone

Il livello di cooperazione fra il Senegal e la Svizzera non è sufficiente: è il parere espresso mercoledì a Ginevra dal presidente del Paese africano Abdoulaye Wade, il quale ha annunciato che sta pensando all'apertura di un'ambasciata del Senegal a Berna. Wade, il cui paese è al 95 % mussulmano, ha peraltro invitato a non confondere fondamentalismo e islam.

Atteso giovedì in visita ufficiale a Berna, dove incontrerà le autorità federali, Abdoulaye Wade ha inaugurato mercoledì a Ginevra la terza edizione del Salone dell’investimento e dei nuovi mercati (EMA invest), che riunisce 50 Paesi e 3000 partecipanti.

Prendendo la parola al Club svizzero della stampa, il presidente senegalese, in carica dall’aprile 2000, ha posto l’accento sull’UA, fondata lo scorso luglio a Lusaka dal vertice dell’Organizzazione per l’unità africana, in sostituzione di quest’ultima. Wade si è rallegrato del sostegno che l’UA ricevuto dal vertice G8 di Genova ed ha aggiunto di aspettarsi un piano d’azione concreto dal prossimo vertice degli otto paesi più industrializzati.

Il capo dello Stato senegalese ha ricordato che la nuova organizzazione deve consentire di riunire risorse e bisogni in sette settori principali: infrastrutture, educazione, sanità, nuove tecnologie, agricoltura, accesso ai mercati e indebitamento.

Sul fronte bilaterale, Wade ha detto di contare su uno sviluppo delle relazioni commerciali fra Berna e Dakar, nonché dei progetti nel campo della formazione. Nell’intento di rafforzare la collaborazione fra i due Paesi, Abdoulaye Wade desidererebbe aprire un’ambasciata in Svizzera, anche se ciò comporta costi elevati. Attualmente il Senegal ha una missione diplomatica presso le Nazioni Unite a Ginevra.

Wade ha criticato gli ostacoli creati dai paesi europei ai prodotti africani. I sussidi agricoli europei nuocciono alla produzione e all’impiego in Senegal e alterano la concorrenza, ha rilevato.

Interrogato sui recenti attentati negli Stati Uniti, il presidente senegalese ha annunciato il lancio di un patto africano contro il terrorismo, per lottare contro tutti coloro che organizzano tali atti. Una conferenza su questo tema dovrebbe essere organizzata in ottobre.

Egli ha comunque messo in guardia contro il pericolo che l’attenzione sia sviata dai problemi di sviluppo e contro pregiudizi culturali. La religione è utilizzata dai terroristi come copertura e come strategia per imbrigliare i più poveri in azioni violente, ha affermato. L’Islam è una religione tollerante che non ha nulla a che vedere con il terrorismo, ha aggiunto, sottolineando che le prime vittime del fondamentalismo islamico sono peraltro i mussulmani e non i cristiani. Il 95 % dei dieci milioni di abitanti del Senegal sono mussulmani.

swissinfo e agenzie

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