Prospettive svizzere in 10 lingue

John Heilprin

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Iraniana residente in Svizzera intenta causa a Trump

Questo contenuto è stato pubblicato al Assunta dall’università di Harvard, l’ex ricercatrice del Politecnico federale di Losanna per ben due volte nel giro di cinque giorni si è vista negare l’imbarco alla volta degli Stati Uniti, pur essendo munita di un regolare visto. A causa del decreto “anti-musulmani” di Donald Trump, la donna è stata bloccata la prima volta all’aeroporto a…

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Il trumpismo è un test per la democrazia

Questo contenuto è stato pubblicato al I freni all’immigrazione in Svizzera, la Brexit e ora Donald Trump. Una serie di scossoni populisti e anti-globalizzazione che rappresentano un test per le democrazie occidentali.

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Presidenza Trump, gli interessi svizzeri

Questo contenuto è stato pubblicato al Donald Trump è il nuovo inquilino della casa Bianca. Esaminiamo qui sotto i punti di convergenza fra le priorità del nuovo presidente statunitense e quelle del governo elvetico.

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Repubblicani favoriti da dipendenti di grandi società svizzere negli USA

Questo contenuto è stato pubblicato al Attualmente le donazioni di dipendenti – con il passaporto USA o con il permesso di residenza permanente negli Stati Uniti – di diverse società elvetiche, le cui azioni fanno parte dello Swiss Market Index (SMI), ammontano complessivamente a 6,1 milioni di dollari. Il 55% sono a beneficio dei repubblicani. Il quadro è simile al 2012.…

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Bambini in Svizzera: educati senza paura, finora

Questo contenuto è stato pubblicato al Quando Christoph Hunziker, consulente aziendale, è tornato in Svizzera dopo aver trascorso oltre un anno in Perù con la famiglia, suo figlio di 6 anni ha impiegato solo un giorno per imparare ad andare da solo alla scuola materna. Sono solo poche centinaia di metri, lungo un sentiero che attraversa un campo circondato da alcune…

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Atleti olimpici svizzeri, specialisti di sport individuali

Questo contenuto è stato pubblicato al Una parte consistente della delegazione svizzera a Rio sarà impegnata nelle gare di ciclismo, vela ed equitazione. Per ciò che riguarda gli sport di squadra quali la pallacanestro, il calcio o la pallanuoto, la Svizzera è invece completamente assente. Per definire gli “sport di squadra” abbiamo utilizzato la classificazione del Comitato Olimpico Internazionale, che esclude…

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Il ruolo della Svizzera va oltre la riduzione delle emissioni

Questo contenuto è stato pubblicato al Le riduzioni delle emissioni di CO2 previste dalla Svizzera rappresentano una piccolissima parte degli sforzi che deve compiere il pianeta per contenere l’aumento della temperatura terrestre. Tuttavia, la Confederazione potrebbe svolgere un ruolo globale più ampio indicando agli altri paesi la via de seguire, ritiene Fortunat Joos, professore di fisica e direttore del Centro OeschgerCollegamento…

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Malgrado le incertezze, gli acquirenti affollano Art Basel

Questo contenuto è stato pubblicato al Nonostante il significativo rallentamento delle vendite sul mercato dell’arte, alcune tra le più grandi gallerie al mondo hanno comunque deciso di partecipare ad Art Basel, esponendo opere stimate in decine di milioni di franchi. Tra queste figurano, ad esempio, il dipinto “Number 21, 1949” dello statunitense Jackson Pollock – quotato a 25 milioni – o…

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Reddito di base: un’idea di 500 anni fa matura per l’era digitale?

Questo contenuto è stato pubblicato al L’opera di finzione e filosofia politica, pubblicata in latino nel 1516, citava il reddito di base come possibile mezzo per combattere il furto. Un decennio più tardi, il suo amico Giovanni Ludovico Vives fu il primo a elaborare una proposta dettagliata. La sua nota al sindaco di Bruges, nel 1526, portò alla prima attuazione di…

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Il paesaggio svizzero tra 100 anni

Questo contenuto è stato pubblicato al I migliori scienziati prevedono la scomparsa dei ghiacciai, frane più frequenti e paesaggi meno innevati. Si aspettano inoltre estati più calde, regioni sciistiche più piccole e un aumento degli acquazzoni. Questi pronostici si basano sul lavoro del gruppo intergovernativo sul cambiamento del clima (IPCCCollegamento esterno), il gruppo di scienziati insignito del premio Nobel. Quasi certamente…

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L’albero che nasconde la foresta

Questo contenuto è stato pubblicato al Inoltre, circa 1,6 miliardi di persone, ossia un quinto della popolazione mondiale, dipendono dalle foreste per procurarsi cibo, combustibile, rifugio e reddito, secondo le Nazioni Unite. E i boschi racchiudono l’80% delle specie animali e vegetali del pianeta. In Svizzera, circa un terzo del territorio è ricoperto da foreste, una proporzione simile a quella della…

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Luccichii, cavalli e grandezza per sedurre i clienti

Questo contenuto è stato pubblicato al I SUV rialzati, le automobili sportive di alta gamma e le nuove tecnologie sono al centro dell’86. edizione del Salone dell’auto di GinevraCollegamento esterno. Una scelta che riflette la strategia delle case automobilistiche di incrementare le vendite in Europa e nelle regioni al di fuori degli Stati Uniti. In America, il prezzo basso del carburante…

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Piccola guida delle relazioni svizzero-iraniane

Questo contenuto è stato pubblicato al La visita del presidente svizzero Johann Schneider-Amman a Teheran questo fine settimana giunge in un momento speciale: l’Iran ha da poco firmato un accordo con sei grandi potenze, che abroga le sanzioni internazionali nei suoi confronti in cambio di concessioni sul programma nucleare. Quali sono le opportunità economiche legate all’apertura di questo mercato e con…

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«Lo Stato islamico mira a dei simboli»

Questo contenuto è stato pubblicato al Dopo un anno a Washington come ambasciatore di Svizzera, Martin Dahinden evoca, durante una visita a swissinfo.ch, i passi in avanti tra i due paesi in materia di libero scambio, le vertenze bancarie e la vita negli Stati Uniti, senza dimenticare naturalmente la minaccia terrorista. swissinfo.ch: È possibile paragonare le minacce che incombono sugli Stati…

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Da Berna a Mosca, la sfida del clima e della biodiversità

Questo contenuto è stato pubblicato al Il mondo una volta si stupì di come la Svizzera costruì lo “scivolo di Alpnacht” per coltivare pini sul massiccio del Pilatus e trasportarli verso i mercati europei. Due secoli dopo, ad attirare l’attenzione globale è invece la lezione imparata dagli svizzeri per aver utilizzato troppo legname. Nel 1812 gli ingegneri finirono di trasformare 25'000 alberi di pino in una sorta di scivolo di legno che dalla cima del Pilatus scendeva ad Alpnach. Tronchi lunghi fino a 30 metri venivano fatti scivolare a valle fino al villaggio sulle rive del Lago dei Quattro Cantoni, da dove venivano poi trasportati via fiume fino al mare. Ad Alpnach, il sindaco Heinz Krummenacher racconta che gli anziani del posto continuano a sostenere che «Rotterdam è stata costruita con il loro legname». All’interno della chiesa cattolica romana del villaggio, centinaia di travi di pino ammuffite e scalini di legno s’intrecciano verso l’alto fino a formare un campanile di 91 metri. La torre si affaccia sulla zona palustre più grande della Svizzera. La sua superficie (130 km2) è poco più grande di quella del lago che bagna Lucerna. La torbiera alta del Glaubenberg, tra la regione dell’Entlebuch e il lago di Sarnen, è stata fortemente danneggiata dalle pratiche del passato. Oggi è però gestita secondo leggi sulla protezione del territorio molto severe. «È il paesaggio più protetto in Svizzera», afferma Rolf Manser, responsabile della divisione “Foreste” all’Ufficio federale dell’ambiente, facendo riferimento all’accettazione dell’iniziativa Rothenthurm nel 1987, che sancì nella Costituzione la protezione delle paludi e delle zone palustri di particolare bellezza. «Con lo statuto di protezione, credo che qui in Svizzera abbiamo risolto i nostri problemi. Penso che sia un buon esempio di ciò che potrebbe essere fatto anche altrove in Europa», ritiene Rolf Manser, che nel mese di novembre ha accompagnato i colleghi europei per una visita di questo particolare ecosistema. Distribuire e gestire correttamente le risorse Centinaia di responsabili della gestione delle foreste provenienti da tutto il mondo si incontrano una volta ogni due anni nel quadro di un sessione congiunta di due comitati delle Nazioni Unite. L’ultimo incontro è stato organizzato nella località alpina di Engelberg. Nel comune del canton Obvaldo sono state condivise idee e ricerche e sono state organizzate visite delle foreste e delle zone palustri circostanti. Esponenti di 39 paesi si sono accordati sull’importanza di integrare i cambiamenti climatici nei loro programmi e strategie nazionali sulle foreste. Hanno inoltre riconosciuto il ruolo essenziale che le foreste e i “servizi forestali” svolgeranno nei prossimi 15 anni nel quadro degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. L’80% delle foreste europee si trova in Russia e la taiga cattura fino a 600 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Molte delle grandi sfide con cui sono confrontate le foreste russe (tra cui il riscaldamento globale e il commercio illegale) sono diffuse in tutta Europa, rileva Alexander Panfilov, vice capo dell’Agenzia federale russa per le foreste. «Il problema non è la dimensione del paese. Una gestione sostenibile delle foreste deve riuscire a distribuire e a gestire le risorse nel modo giusto», dice a swissinfo.ch Alexander Panfilov, che paragona l’industria forestale in Svizzera con quella in Russia, dove il 40% delle foreste sono di tipo alpino. «Riteniamo che il ruolo delle foreste nell’equilibrio climatico sia sottovalutato. Lo abbiamo sottolineato durante la sessione congiunta di Engelberg». I responsabili forestali europei «hanno capito che la collaborazione è importante» e hanno discusso su come migliorarla, indica Rob Busink, consigliere politico presso il Ministero dell’economia dei Paesi Bassi. «Non c’è una legge unica per le foreste europee. Ogni paese [dell’Unione europea] ha le sue norme», osserva. «In ogni nazione abbiamo una definizione diversa di foresta». Utilizzare lo stesso approccio ovunque è impossibile, anche perché le foreste europee presentano grandi differenze a livello di caratteristiche, dimensioni e densità. I cambiamenti climatici e l’istituzione di “un’economia verde” nell’UE rappresentano le sfide principali, afferma Rob Busink. «Dobbiamo utilizzare più legname per rimpiazzare i materiali non sostenibili quali cemento e acciaio. Ciò significa però che il maggior bisogno di legname metterà ancor più sotto pressione le foreste europee», avverte. «Sapendo come lavorano, penso che altri paesi possano imparare dalla Svizzera». Intervenire sulla natura Nella zona palustre del Glaubenberg, la legge elvetica vieta la costruzione di nuove case e strade. Sono invece permesse le attività tradizionali quali il taglio degli alberi e i pascoli. I responsabili forestali sono dell’idea che, invece di lasciare che la natura segua il suo corso, si debba tagliare un numero sufficiente di pini e di altre conifere affinché il sottobosco - che favorisce incendi e malattie - non si sviluppi in maniera eccessiva. La zona, tutt’altro che immacolata, è un miscuglio di vecchie strade, abitazioni, sentieri, recinzioni e tronchi d’albero. L’erosione, le malattie, le specie invasive e lo sfruttamento eccessivo affliggono le paludi di pianura e di alta quota, le foreste e i pascoli alpini. Circa tre anni fa, è stato individuato un nuovo fungo che colpisce gli aghi dei pini. Il parassita pone le autorità federali e del canton Obvaldo di fronte a un grande dilemma siccome il suo trattamento potrebbe comportare l’eliminazione degli alberi malati, una soluzione che non entusiasma nessuno. Biodiversità La Svizzera sta ora monitorando la biodiversità, ciò che significa tentare di considerare le esigenze di tutte le forme di vita che vivono in una determinata area. Questo approccio sta suscitando sempre più interesse in Europa e altrove ed è direttamente collegato alle lezioni imparate in passato. Dopo importanti perdite a livello di habitat forestale e di fauna, nella seconda metà del XIX secolo la Svizzera ha adottato delle leggi nazionali per proteggere le foreste, imporre delle zone protette, ridurre i periodi di caccia e nominare dei guardacaccia. Questo ha consentito alle foreste e alla fauna di ristabilirsi, anche se ci sono state più perdite per l’agricoltura e la gestione delle risorse idriche. Con una legge del 1986 c’è stato un cambio di paradigma fondamentale: si è passati dalla protezione di specie e di animali “benefici” alla conservazione delle specie e degli habitat. Nel 2012, il governo ha inoltre approvato una nuova strategia sulla biodiversità e sui “servizi dell’ecosistema”, ovvero quei servizi che contribuiscono alla nostra qualità di vita. «In Svizzera non siamo sempre stati consapevoli di questo. I nostri antenati utilizzavano troppo legname e le numerose capre appartenenti alla povera gente hanno mangiato troppi giovani alberelli», ha detto la ministra dell’ambiente Doris Leuthard alla conferenza sulla foreste. «Il legname delle foreste svizzere era trasportato a Rotterdam per la costruzione della città e di imbarcazioni», ha rammentato. «Questo ha contribuito in modo significativo ai gravi problemi che abbiamo avuto 150 anni fa: l’acqua e i detriti dalle valli alpine come qui a Engelberg causarono inondazioni che raggiunsero le pianure e le città».

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Quattro grafici per capire i negoziati sul clima

Questo contenuto è stato pubblicato al L’Organizzazione meteorologica mondialeCollegamento esterno, in cui ha sede la segreteria del gruppo di esperti climatici delle Nazioni Unite (IPCCCollegamento esterno) – la principale autorità scientifica mondiale in materia di riscaldamento globale – indica che la temperatura della Terra è aumentata di 1 °C rispetto all’era preindustriale. L’incremento delle emissioni di CO2 comporta l’aumento delle temperature,…

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Lotta contro la povertà: l’ambivalenza del messaggio svizzero

Questo contenuto è stato pubblicato al Quale sarà il contributo della Svizzera agli sforzi delle Nazioni Unite per lottare contro la povertà? Per definirlo, negli ultimi tre anni sono state organizzate nel paese una serie di consultazioni pubbliche, che hanno riunito numerosi attori del settore. Un incontro organizzato quest’autunno a Berna ha coinvolto più di 100 partecipanti e ha segnato «la…

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Mercato iraniano: il gioco vale la candela

Questo contenuto è stato pubblicato al L’Iran è un mercato difficile. Coi suoi 80 milioni di abitanti e importanti riserve di petrolio e di gas, questo paese grande tre volte la Francia offre però prospettive interessanti a molti investitori. Secondo degli esperti, le aziende svizzere di alta tecnologia nel settore dei servizi, dell’industria e dell’agricoltura potrebbero trarre grandi vantaggi, se l’accordo…

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Custodi di una montagna simbolo

Questo contenuto è stato pubblicato al La tradizione ben custodita delle guide alpine di Zermatt riflette il carattere del Cervino e delle altre vette della valle, che dalla seconda metà dell’Ottocento attirano turisti in cerca di avventura. Poche montagne raggiungono la perfezione architettonica del Cervino, che troneggia sopra Zermatt come un dente di dinosauro un po’ surreale. La sua forma caratteristica e le decine di altre vette dei 4'000 metri della zona sono una potente calamita per turisti. Un’attrazione che permette di far vivere la piccola e affiatata comunità delle guide alpine della località vallesana. Il gruppo, che ricorda una confraternita, conta meno di cento membri attivi ed è conosciuto per essere quasi inaccessibile per gli estranei. Chiedete agli alpinisti svizzeri più noti: tutti risponderanno che il Cervino possiede una bellezza archetipica che lo rende semplicemente irresistibile. «Quando guardi la montagna, ti viene voglia di salire sulla vetta», afferma Roger Schäli, guida e alpinista professionista che ha aperto nuove vie d’arrampicata nel mondo intero. Gli estranei non sono i benvenuti Roger Schäli, che non è di Zermatt, rileva che per chi viene da fuori è molto difficile lavorare come guida. «Se non fai parte della famiglia di Zermatt, allora è complicato», dice. Le guide di Zermatt, per usare le sue parole, sono dei «supereroi in casa» siccome sono venerati sul loro territorio e conoscono la montagna a menadito, ciò che è molto importante per la sicurezza dei loro clienti. «La cultura delle guide alpine ha una lunga e ricca storia a Zermatt, ma è pure una realtà molto ristretta. Le guide sono molto protettive. In un certo senso è piuttosto positivo poiché si prendono molta cura delle loro risorse», osserva Matt Culberson, una guida dalla solida esperienza che ha presidiato l’Associazione americana delle guide di montagna. Nel corso degli anni, circa 500 persone hanno perso la vita sul versante svizzero del Cervino, 200 su quello italiano. Roger Schäli puntualizza però che gli incidenti che si verificano con delle guide sono pochi: la maggior parte succede durante le spedizioni non accompagnate. Dimora di spiriti maligni Gli agricoltori svizzeri avevano iniziato a sfruttare l’attrattiva turistica delle Alpi prima dell’impresa di Peter Taugwalder senior e junior, due guide svizzere, e dell’alpinista inglese Edward Whymper, unici superstiti della storica conquista del Cervino nel 1865. Prima di quest’ascensione, la leggenda voleva che il Cervino era la dimora di spiriti maligni. Non poteva essere scalato. Alcune guide di Zermatt preferivano quindi evitarlo. Ma non tutte. Alcune anime avventurose, come quella di Peter Taugwalder senior, agricoltore e guida alpina, riteneva che fosse possibile scalare la mitica montagna situata a cavallo tra Svizzera e Italia. Durante il periodo d’oro dell’alpinismo, il Cervino è diventato un trofeo assai ambito. Il più anziano dei Taugwalder scelse di passare dalla Cresta dell’Hörnli sul versante svizzero, una via che oggi è la più utilizzata. Jean-Antoine Carrel, guida di montagna e muratore italiano, tentò da parte sua l’ascensione sul versante italiano. Nessuno dei due riuscì a raggiungere la vetta. Perlomeno fino all’entrata in scena di appassionati quali Edward Whymper e John Tyndall, sostenuti a livello finanziario e logistico dal Club alpino di Londra, il primo club della storia dell’alpinismo. Un vero thriller Il trionfo di Edward Whymper eclissò l’ascensione di Jean-Antoine Carrell, realizzata soltanto tre giorni dopo. A quell’epoca, l’alpinismo esercitava un fascino al contempo glorioso e morboso tra la popolazione. Dopo la tragedia accaduta durante la fase di discesa della prima ascensione, in cui perirono quattro persone, la regina Vittoria considerò la possibilità di vietare la pratica dell’alpinismo a tutti i cittadini britannici. Questa prima scalata epica del Cervino permise tuttavia di situare la valle della Matter e il suo villaggio di Zermatt sulle mappe. L’avventura aveva infatti tutti gli ingredienti di un thriller: gloria e tragedia, passione e tradimento, ambizione nazionale contro cooperazione internazionale. La prima ascensione del Cervino ha chiaramente contribuito a popolarizzare l’alpinismo sulle Alpi svizzere, conferma Edith Zweifel dell’Ufficio del turismo di Zermatt. Oggi il Cervino attira ogni estate 3'000 scalatori e come Zermatt è diventato un marchio globale. «L’alpinismo è l’elemento principale di Zermatt», afferma. L’industria svizzera delle guide di montagna è decollata parallelamente al boom del turismo in estate e in inverno. In termini di pernottamenti, Zermatt è la terza destinazione della Svizzera, preceduta soltanto dai centri finanziari e commerciali internazionali di Zurigo e Ginevra. Guide e agricoltori Le giovani guide con famiglia si limitano a volte a scalate di un giorno, per non rimanere troppo a lungo lontano dai figli. Sono però sotto pressione, soprattutto finanziaria, visto che buona parte della loro attività dipende dalle condizione meteorologiche, un fattore che non può essere controllato. «Quando si ha una famiglia non è facile fare questo lavoro. Non si diventa ricchi», afferma Gianni Mazzone, discendente diretto dei Taugwalder, riconoscendo però che il mestiere di guide era ben più complicato all’epoca dei suoi antenati. «Non avevano nemmeno dei ramponi. Le loro piccozze erano lunghe e pesanti e i loro vestiti non erano adatti al terreno. Per loro era difficile avere dei clienti. Il treno si fermava più in basso nella valle e le guide dovevano quindi scendere, passare la notte, e farsi pubblicità per tentare di convincere i potenziali clienti, per la maggior parte britannici. Inoltre la maggior parte di loro possedeva del bestiame, mucche o pecore, che bisognava accudire quando il padre di famiglia andava sulla cima», rammenta Mazzone. Riportare il cliente Malgrado l’arrivo di materiale di alta gamma, la parte di rischio e di fatalità inerente a quest’attività continua a essere presente. Con un accesso facilitato alla montagna, le guide organizzano escursioni con i clienti anche sette giorni alla settimana, condizioni meteorologiche permettendo. Ciò significa che le guide possono affaticarsi e essere esposte al pericolo con più frequenza. «È come la legge di Murphy», afferma Gianni Mazzoni con tono ironico. «Continuo ad avere voglia di fare il mio mestiere. Ma alla fine devo riportare il mio cliente sano e salvo. La priorità è questa, non di avere molti soldi in banca».

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