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Bacon a confronto con i “suoi maestri”

Ritratto postumo di George Dyer (particolare), una delle opere di Bacon esposte a Basilea. www.beyeler.com/2004 The Estate of Francis Bacon/ProLitteris, Zurich

I volti straziati ed i corpi deformi di Francis Bacon forniscono nuove interpretazioni delle opere degli artisti che lo hanno ispirato.

La Fondazione Beyeler di Basilea propone un sorprendente confronto tra l’artista inglese e le opere classiche.

“Dall’occhio direttamente allo stomaco, senza passare dal cervello”. E’ questo l’effetto che suscitano le opere di Francis Bacon (1909-1992). Come lui stesso sosteneva, il messaggio che scaturisce dai suoi quadri non lascia indifferente chi li osserva.

Contrariamente alla maggior parte degli artisti contemporanei, che hanno fatto della pittura astratta il loro modo di espressione privilegiato, Bacon rimane fedele alla tradizione della pittura figurativa.

Per la prima volta in Svizzera, l’opera di Bacon è ora confrontata a questa tradizione. In collaborazione con il Museo di storia dell’arte di Vienna, la Fondazione Beyeler propone, dall’ 8 febbraio al 20 giugno, un confronto tra le opere dell’artista inglese e quelle dei grandi maestri della pittura che lo hanno ispirato.

Il percorso si snoda attraverso 16 gruppi tematici che caratterizzano la produzione artistica di Bacon. Tra questi troviamo la tradizione del ritratto di pontefici, il tema del grido e della gabbia, il surrealismo, ritratti ed autoritratti e la rappresentazione del corpo in relazione con Ingres e Velasquez.

La retrospettiva presenta inoltre il materiale ritrovato nel suo atelier londinese. Le fotografie, i disegni e gli schizzi che Bacon utilizzava come fonte di ispirazione per le sue tele sono qui esposte per la prima volta. E, in anteprima, anche una serie di disegni di Picasso risalenti agli anni ’20.

Due visioni a confronto



“Non si tratta di una retrospettiva nel senso classico del termine, ma di un tentativo originale per integrare l’opera di Bacon in una rete di relazioni con altri pittori”. Così ha inaugurato l’esposizione la storica dell’arte Barbara Steffen, promotrice della manifestazione.

L’esposizione “Francis Bacon e l’arte della tradizione” presenta una quarantina di opere dell’artista inglese e un numero equivalente di opere di altri artisti – Tiziano, Velasquez, Rembrandt, Ingres, Degas, Picasso, Giacometti – che lo hanno ispirato.

A differenza di altre retrospettive, dove l’autore si vede generalmente consacrato uno spazio tutto suo, le opere di Bacon sono qui accostate alle opere realizzate dai grandi pittori, dal ‘600 ad oggi.

Appese allo stesso muro, si trovano così famose opere d’arte classica ed i quadri di Bacon. Il soggetto rimane sostanzialmente lo stesso –si tratta spesso di ritratti- ma Bacon, e qui sta il suo talento, ne altera intenzionalmente forme e colori.

L’effetto che risulta da tale confronto è sorprendente: muta la visione negli occhi dell’osservatore. Sono infatti le opere più antiche e conosciute ad essere guardate con un altro occhio – grazie all’energia che scaturisce dalle tele di Bacon.

L’uomo al centro



Francis Bacon è uno degli artisti inglesi più notevoli del periodo postbellico. Tema centrale della sua opera è lo squallore e l’abbattimento del genere umano.

Il soggetto più frequente nei quadri di Bacon è infatti l’uomo. Il pittore raffigura persone comuni, sole o in coppia, intente a svolgere sia attività banali che impegnative. Queste figure non rivelano nessuna tranquillità o armonia. Al contrario, sono incurvate, deformate e urlanti di dolore.

Gli sfondi in cui troviamo queste figure sono stanze anguste, arredate con oggetti modesti, simili a strumenti di tortura. Intrappolati in queste specie di gabbie, le figure di Bacon sembrano animate da un ossessionante desiderio di fuga.

Non solo pittura



L’interesse del pittore per la tradizione dell’arte è anche attestata dai libri, schizzi e fotografie ritrovate nell’atelier londinese di Bacon. Parte di questo materiale è presentato, per la prima volta al pubblico, alla Fondazione Beyeler, che propone anche una sezione sui rapporti tra Bacon ed il cinema.

L’ispirazione dal mondo cinematografico diventa evidente quando ci si sofferma davanti alle proiezioni della “Corazzata Potemkin” di Sergueï Eisenstein (1925). L’espressione angosciata della madre con la carrozzina è un’immagine che spesso ritorna nei quadri di Bacon.

Tra gli altri film che hanno ispirato il cammino artistico di Bacon, citiamo “Un cane Andaluso” di Luis Buñuel (1929), “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci (1972) e “Elephant man” di David Lynch (1980).

swissinfo, Luigi Jorio

La Fondazione Beyeler è stata inaugurata nel 1997
300’000 persone l’anno visitano i 3800 m2 del museo

L’esposizione “Francis Bacon e la tradizione dell’arte” si svolge alla Fondazione Beyeler di Riehen (BS) dall’8 febbraio al 20 giugno, in collaborazione con il Museo di storia dell’arte di Vienna.

Francis Bacon nasce nel 1909 a Dublino e muore a Madrid nel 1992.

Le sue opere più famose sono: “Tre studi di figure ai piedi di una crocefissione” (1944), “Studio del ritratto di Innocenzo X di Velasquez” (1953), “In memoria di George Dyer” (1971). “Edipo e la sfinge” (1979).

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