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Basilea: mecenatismo a teatro

Grigio, rosso e nero: un'atmosfera sobria per un teatro che vuole sperimentare Keystone

Il 17 gennaio s'inaugura a Basilea il nuovo Schauspielhaus. Concepito come spazio a geometria variabile, l'edificio è nato grazie alla donazione milionaria di un gruppo di signore anonime.

Per il teatro a Basilea si aprono nuovi orizzonti. Dopo le preoccupazioni per la diminuzione degli spettatori negli scorsi anni e le polemiche sul passato di collaboratore della Stasi di Michael Schindhelm, il direttore del teatro di Basilea, le cose si stanno volgendo decisamente al meglio.

Con l’apertura del nuovo Schauspielhaus, costato 29 milioni di franchi, attori e registi che lavorano nella città renana avranno a disposizione spazi dotati della più moderna tecnologia e aperti, per espressa volontà architettonica, alla sperimentazione teatrale.

Schauspielhaus Ladies First

L’opera è sorta grazie ad una combinazione piuttosto inedita d’intervento pubblico e mecenatismo privato. Dopo una lunga discussione sui progetti destinati a sostituire il vecchio teatro di prosa – la “Komödie”, un edificio anni Cinquanta neorococò – nel 1998, il governo cantonale aveva accelerato i tempi, stanziando un credito 11,5 milioni di franchi. Con ciò era garantita la metà dei soldi necessari. Al resto, questo il messaggio del governo, ci dovevano pensare i privati.

E i privati ci pensarono senza indugio: poco dopo l’appello, un gruppo anonimo di donatrici, che opera sotto il nome di “Schauspielhaus Ladies First”, mise sul tavolo sette milioni di franchi. Un gesto che scatenò una vera corsa alla donazione, tanto che oggi i soldi provenienti dal settore privato ammontano a 17 milioni di franchi.

Chi paga decide (più o meno)

La ripartizione degli oneri finanziari tra pubblico e privato ha avuto ripercussioni dirette anche sulla gestione del progetto. Il cantone è rimasto il committente, ma la fondazione “Schauspielhaus Ladies First” ha potuto nominare un suo delegato nella direzione dei lavori e ha ottenuto diritto di voto nella commissione edilizia. Un coinvolgimento che appare piuttosto unico nel panorama delle opere pubbliche.

Le donatrici hanno per quanto possibile sfruttato la loro posizione per far confluire le proprie idee nel progetto -progetto affidato tra l’altro su loro esplicito desiderio all’ufficio di architettura basilese Schwarz-Gutmann-Pfister – e i conflitti non sono certo mancati. Ma alla fine tutti appaiono soddisfatti.

Teatro a geometria variabile

Il nuovo Schauspielhaus – che si presenta al pubblico con la messa in scena di un classico, l’Amleto – promette di rispondere alle complesse esigenze del teatro contemporaneo. Dotato delle più moderne tecnologie, il teatro offre una struttura flessibile, in cui palcoscenico e spazi per gli spettatori possono essere spostati a piacimento e adattati alle necessità della messa in scena.

Una parete mobile permette addirittura di estendere lo spazio teatrale alla strada pubblica: una possibilità che potrebbe dar vita ad inedite rappresentazioni. L’intero edificio è del resto realizzato in uno stile sobrio – cemento a vista e rare superfici rosse – e suggerisce più l’atmosfera di un’officina che non quella di un convenzionale luogo di spettacolo.

E il pubblico?

Resta da vedere se il pubblico apprezzerà. Il teatro cittadino basilese ha già vissuto nelle passate stagioni ciò che il teatro di Zurigo sta vivendo attualmente: il crollo del numero di spettatori nonostante gli elogi della critica.

Ma poi, sulle rive del Reno, le cose sono cominciate pian piano ad andare meglio. E forse l’inaugurazione del nuovo Schauspielhaus contribuirà a rinsaldare la tendenza positiva.

Andrea Tognina

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