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Bollywood ama la Svizzera

Le passioni indiane passano anche sulle rotaie alpine, come mostra il cartellone di uno dei film presenti a Zurigo swissinfo.ch

È un universo visivo sconosciuto: il cinema popolare indiano. Ma il paesaggio elvetico è spesso cornice per le passioni in celluloide made in Bombay. E la Svizzera lo scopre adesso.

La Svizzera scopre l’India. O meglio, la Svizzera scopre di essere stata scoperta da un ospite curioso: il cinema indiano che con cineprese e attori occupa regolarmente le più note località turistiche come le città elvetiche.

Il “Museum für Gestaltung” di Zurigo dedica dal 25 maggio all’8 settembre un’esposizione al fenomeno, alcuni cinema studio della Svizzera tedesca offrono retrospettive con delle chicche selzionate e in estate anche il Festival di Locarno offrirà una retrospettiva. Pubblicazioni, studi e conferenze completano il programma della nuova passione monsonica.

Un altro pianeta

L’industria cinematografica indiana, con centro nella metropoli Bombay, conosce un ricco filone popolare in cui passioni e intrighi la fanno da padrone. Un fenomeno con uno “star system” e una commercializzazione per certi versi simile a quello hollywoodiano, da qui il neologismo “Bollywood”. Anche i paesaggi svizzeri hanno un ruolo importante in questi blockbaster del subcontinente asiatico, anche se la loro presenza è tanto astratta da far sorridere il pubblico occidentale.

Le differenze sono infatti notevoli e la simbologia utilizzata è chiaramente indiana. Alle dichiarazioni d’amore si intrecciano le invocazioni alle divinità, le immagini sono sature di i colori sgargianti, i gesti rituali e i ruoli stereotipati si innestano in una tradizione a noi sconosciuta. Spesso, malgrado la logica narrativa segua una sua linearità, manca una coerenza geografica che rende il tutto all’occhio occidentale poco plausibile. In una stessa scena si parte in una città del subcontinente, si passa alla spiaggia e si finisce sul trenino bernese che porta a Grindelwald.

Particolare distintivo sono inoltre le sequenze di ballo e canto, in cui i milioni di indiani che riempiono le sale di proiezione, vedono sublimate affettuosità esagerate. In barba alla censura che vieta i baci, gli attori si cimentano in rocambolesche esibizioni ritmiche, vere esplosioni erotiche, senza toccarsi. Melodie occidentali riecheggiano in tinta asiatica, evitando accuratamente problemi di diritti d’autore.

Il ruolo della Svizzera

Il primo film con alcune scene girate in Svizzera risale al 1964, ma solo da una decina d’anni il fenomeno ricorre periodicamente. La Svizzera offre infatti lo scenario ideale per l’immaginario collettivo indiano: l’acqua purificatrice dei laghi, i prati verdeggianti d’abbondanza e soprattutto le montagne, imbiancate di purezza mitologica e sede ideale degli dei che dell’umano melodramma conoscono verità e esiti.

Ma ci sono anche ragioni pratiche che spingono i produttori indiani a raggiungere la le Alpi. Da una parte la Svizzera, come l’Europa, ha un’immagine positiva in India. E, dopo il successo al botteghino di un film girato in Svizzera nel 1995, gli emulatori riprendono gli scenari, auspicando un ripetersi del consenso del pubblico. E sono già oltre 200 i film girati a Interlaken, davanti al getto di Ginevra o nel centro di Berna.

D’altra parte la tensione politica nel Kashmir, zona montagnosa e patria naturale del panteon indiano, fa desistere i produttori dal rimanere fedeli alle origini. Meglio le montagne svizzere che permettono anche di risparmiare. Infatti, malgrado la Svizzera non abbia propriamente la fama di paese dai prezzi abbordabili, le condizioni complessive si dimostrano ottime. Con l’aeroplano in meno di 24 ore gli attori necessari sono sulle Alpi, evitando estenuanti e pericolose carovane di camion attraverso mezza India.

Cinematografia in avanzata?

I film di Bollywood non hanno regolarmente una distribuzione europea. Non esiste che un traffico limitato di videocassette nella comunità indiana, anche perché manca un mercato che giustifichi la versione doppiata o la sottotitolatura.

Eppure ci sono eccezioni degne di nota. Nel 1995, il film d’autrice “Salaam Bombay” ha vinto la camera d’oro a Cannes. Un successo dovuto anche alla scelta drammaturgia della regista Meera Nair, in cui la mediazione della cultura non è più necessaria.

Con il lancio, nel 2001 in Piazza Grande a Locarno e da maggio nelle sale di tutta la Svizzera, di “Laagan”, colossal epico gustabile anche da palati occidentali, il cinema indiano, spesso ricolmo di sentimenti debordanti, sembra conquistarsi un posto anche nei cuori europei.

Ma certamente la produzione popolare rimarrà poco appetibile al pubblico occidentale, malgrado le montagne elvetiche. La mostra di Zurigo e i programmi speciali sono comunque una finestra su un mondo sconosciuto e una raccolta di amenità drammaturgiche da non perdere.

Daniele Papacella

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