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Con Edward Steichen anche la fotografia di moda diventa arte

"Heavy Roses" di Edward Steichen

"In High Fashion" è il titolo dell'esposizione con cui il Kunsthaus di Zurigo rende omaggio a Edward Steichen, uno dei più importanti e prolifici fotografi del 20° secolo.

Nucleo della mostra 200 foto originali, di moda e di celebrità, che Steichen ha realizzato tra il 1923 e il 1937 per “Vanity Fair” e “Vogue”, le riviste della casa editrice Condé Nast.

Americano di origine lussemburghese, Edward Steichen (1879-1973) è considerato una delle figure più influenti e controverse della storia della fotografia.

Dotato di uno spirito audace, curioso e innovatore che lo ha spinto ad esplorare al massimo le potenzialità formali del medium fotografico, Steichen ha puntato il suo obiettivo davvero su ogni ambito e soggetto.

Ha fotografato paesaggi, nature morte, ritratti, nudi ma ha esercitato il suo talento anche nel teatro, nella danza, nella fotografia di guerra e aerea, oltre che in quella di moda e pubblicitaria.

L’incontro con la fotografia di moda

Steichen è già un pittore e un fotografo affermato quando, agli inizi del 1923, all’età di 44 anni, la casa editrice Condé Nast gli offre l’incarico di direttore della fotografia per le sue due importanti riviste, “Vanity Fair” e “Vogue”.

“Steichen ha cominciato a lavorare per Condé Nast negli anni ’20, facendo foto di moda e di celebrità”, spiega il curatore dell’allestimento zurighese Tobia Bezzola. “Tutto questo lavoro è rimasto negli archivi della Condé Nast e fino ad ora non è mai stato reso pubblico. Questo è quindi un capitolo che non si è mai visto, ed è fantastico perché si tratta di fotografie che hanno fatto storia”.

Anche se le foto esposte al Kunsthaus di Zurigo escono dagli archivi per la prima volta, le immagini che il visitatore si trova sotto gli occhi sono per lo più note e in molti casi si tratta di vere e proprie icone della storia della fotografia.

La fotografia d’arte e quella commerciale

Prima dell’esperienza condotta da Steichen alla Condé Nast, la fotografia d’arte e quella commerciale appartenevano a due mondi completamente distinti. Da un lato c’era l’arte e dall’altro la moda e la pubblicità. I fotografi impegnati in questo secondo settore, non solo non erano considerati artisti ma erano ritenuti anche cattivi fotografi.

Ne è una dimostrazione il fatto che la Condé Nast, per preservare la reputazione artistica di Steichen, gli offre anche la possibilità di rimanere anonimo. Ma lui firma le foto di moda fin dal 1923, senza preoccuparsi delle numerose critiche, che in effetti si attirò.

Sviluppando un linguaggio nuovo rispetto a quello usato dai suoi predecessori, Steichen innalza la fotografia di moda a forma d’arte e, proprio grazie alle riviste ad alta tiratura, fa capire al mondo che la fotografia è il medium della modernità.

Un cambio di punto di vista

Fin dagli esordi parigini la fotografia di moda focalizzava l’attenzione esclusivamente sull’abito. Steichen cambia completamente prospettiva. L’abito diventa un attributo secondario che lascia il primo posto alla silhouette delle modelle e all’ambiente che le circonda.

Ciò che conta per Steichen è trasmettere un messaggio attraverso un’immagine bella e di alta qualità e per raggiungere l’obiettivo mette in piedi delle vere e proprie produzioni cinematografiche, con tanto di scenografia, luci artificiali, trucco e cura dei minimi dettagli.

Se osserviamo foto come White (1935) – dove 3 modelle in abito bianco posano accanto ad un cavallo anch’esso bianco -, o Black (1935) – nella quale la modella Margeret Horan, in abito nero, posa appoggiata ad un pianoforte a coda -, l’aspetto scenografico e l’importanza data da Steichen alla luce artificiale balzano subito agli occhi.

Un geniale apripista

Sia che si guardino le foto di moda o che ci si soffermi davanti ad uno dei suoi famosissimi ritratti – come quelli di Greta Garbo, Pola Negri, Marlene Dietrich, oppure Luigi Pirandello, H.G. Wells o ancora Primo Carnera -, si ha sempre l’impressione è di trovarsi di fronte ad immagini di una bellezza maestosa ma estremamente costruita.

“Steichen ha aperto una strada, ha inventato la fotografia di moda”, sottolinea Tobia Bezzola. “Soprattutto se si pensa a tutta la serie di fotografi venuti dopo di lui, come Hoyningen-Huene, Cecil Beaton, Richard Avedon fino a Helmut Newton e Guy Bourdin.”

“Tutti quelli che sono venuti dopo hanno imparato da Steichen che una fotografia di moda non è solo una documentazione di un vestito, ma ha bisogno di una ‘mise en scene’ spettacolare. Tutto ciò che è poi diventata la grande tradizione della moda del 20° secolo è stata iniziata da Steichen.”

La più grande retrospettiva europea

“In High Fashion” costituisce solo una parte della grande mostra presentata con successo a Parigi fino allo scorso dicembre sull’opera di questo gigante della fotografia. Parallelamente al Kunsthaus di Zurigo, il Musée de l’Elysée di Losanna presenta l’altra, intitolata “Un’epopea fotografica”.

Le 350 stampe originali lì esposte vanno dal lavoro d’avanguardia di Steichen durante il periodo della ‘Photo Secession’ fino ai progetti curati per il Museum of Modern Art (MoMa) di New York dove Steichen fu direttore della fotografia dal 1946 fino al 1962, anno del suo pensionamento.

swissinfo, Paola Beltrame, Zurigo

“In High Fashion” al Kunsthaus di Zurigo, rimarrà aperta fino al 30 marzo.
“Une épopée photographique” al Musée de l’Elysée di Losanna, rimarrà aperta fino al 24 marzo. Le 2 esposizioni sono documentate da due voluminosi cataloghi completamente differenti.
Dopo la tappa svizzera, entrambe le esposizioni verranno ospitate a Reggio Emilia e a Madrid e saranno anche lì allestite in due istituzioni diverse. Successivamente solo “In High Fashion” toccherà Wolfsburg, New York e Toronto.

Eduard Jean Steichen nasce in Lussemburgo nel 1879 e ha 18 mesi quando la famiglia si trasferisce negli Stati Uniti. Attirato molto presto dalla pittura, acquista la prima macchina fotografica a 16 anni e, divenuto litografo, pensa di sostituire le incisioni con le fotografie.

Nel 1900 ottiene la cittadinanza americana e il suo nome è anglicizzato in Edward. Nello stesso anno ottiene il 2° premio all’esposizione d’Arte di Chicago nella cui giuria c’è Alfred Stieglitz, un incontro che segna l’inizio della sua carriera.

S’imbarca per l’Europa, espone a Londra, Parigi, Bruxelles, Glasgow e nel 1902 partecipa alla fondazione ufficiale del movimento Photo-Secession. Rientrato negli Stati Uniti collabora con Stieglitz alla rivista Camera Work e alle esposizioni del gruppo Photo-Secession.

Tra il 1906 e il 1915 vive tra Parigi e New York prendendo parte a numerose esposizioni e durante la prima guerra si offre volontario come reporter dell’esercito americano.

Dal 1923 al 1937 è direttore della fotografia per Condé Nast e nel 1936 ha luogo la sua prima personale al MoMa di New York. Negli anni della Seconda guerra forma per l’esercito americano una sezione fotografica e nel 1945 realizza al MoMa una grande esposizione sulla guerra.

Tra il 1947 e il 1962 è direttore della fotografia al MoMa dove organizza 46 esposizioni, tra cui la famosissima The Family of Man del 1951, che viene presentata in 38 paesi.

Steichen muore nel 1973 all’età di 94 anni.

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