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Costruire nel cantiere aperto dell’Afghanistan

L'aspetto che avrebbe avuto la torre a Kandahar. brnic-graf-rossbauer.com

Tre giovani architetti, allievi del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) stanno per costruire un centro per gli studenti dell’università di Bamiyan.

Il loro progetto, inizialmente previsto a Kandahar, ha vinto il concorso organizzato dal politecnico zurighese per festeggiare i suoi 150 anni, l’anno prossimo.

Sono giovani, dai 24 ai 26 anni e stanno per partire per l’Afghanistan: dal 15 al 25 settembre. Un grande momento, visto che è anche il loro primo progetto.

Sul posto, Ivica Brnic, Florian Graf e Wolfgang Rossbauer incontreranno le autorità locali, per cercare di rispondere ai bisogni reali, come dice Florian Graf: «L’architettura per l’architettura» non li interessa.

Tutto è cominciato con il concorso lanciato dal dipartimento «Architettura, costruzione e geomatica», che per celebrare i 150 della scuola superiore ha voluto aprire una riflessione sull’avvenire della costruzione. «Polynational», è stato scelto tra 48 progetti.

Mezzo milione di franchi

«Il tema del concorso era un padiglione del costo di mezzo milione di franchi, spiega Florian Graf. Il padiglione avrebbe dovuto essere esposto sulla terrazza dell’università.

«Noi abbiamo pensato che questi soldi sarebbero stati spesi meglio altrove, con un gesto più internazionale, di coscienza globale».

«Polynational» sarà esposto, come prevede il regolamento, a Zurigo nel novembre del 2005. Ma in forma virtuale, grazie a plastici e webcam. L’edificio, le cui specificità restano da determinare, sarà costruito in Afghanistan.

Brnic, Graf e Rossbauer hanno scelto L’Afghanistan per il suo patrimonio culturale, in parte andato distrutto. Il loro progetto è una torre quadrata (di 500 metri q. al suolo), di quattro piani, che assomiglia agli edifici tradizionali di Kandahar, seconda città del paese.

Si tratta di un centro per gli studenti dell’università che sarà provvisto di spazi di lavoro, per l’informatica, Internet, sala dell’acqua, terrazza. Un edificio «intelligente».

Secondo Florian Graf risponde all’idea di «high-tech thinking, low-tech production». In altre parole, corrisponde ai canoni più esigenti sul piano tecnico e concettuale, ma fa ricorso, per la realizzazione pratica, a materiali e manodopera locali.

Situazione politica instabile

Autonoma sul piano energetico (solare), pensata in funzione dei venti, della calura estiva e degli inverni freddi di Kandahar, «Polynational» è costituita da due involucri.

Uno esterno in mattoni d’argilla, il secondo, interno, di cemento armato antisismico.

«Una combinazione fra la tradizione afgana e l’architettura moderna svizzera», riassume Graf. La situazione politica troppo instabile a Kandahar non ne ha purtroppo permesso la realizzazione in quella città.

I tre architetti si sono dunque rivolti più a nord, verso Bamiyan, famosa per i Buddha giganti abbattuti dal regime talebano.

«È una zona più sicura di altre in Afghanistan», spiega Mario Fontana, docente al Poli e membro della giuria. «Inoltre il Politecnico ha una relazione particolare con questo luogo».

La scuola lavora su un progetto di modello tridimensionale dei Buddha, in vista di una possibile ricostruzione. «L’università di Bamiyan è piccola. Con un contributo tutto sommato relativamente modesto, il nostro impatto diventa importante».

Transfer di conoscenza

I tre architetti cercheranno innanzitutto di far giudicare il proprio progetto in funzione del clima di montagna e dei bisogni dell’università locale, che si appresta a costruire un nuovo campus.

«Un locale per la chimica, un dormitorio, un centro IT, non sappiamo ancora come si evolveranno le cose», spiega Graf.

L’inizio dei lavori è comunque previsto per la primavera e l’edificio dovrebbero essere pronto al momento della festa del Politecnico, a metà novembre. La direzione dei lavori sarà affidata ad una persona di fiducia che parli la lingua locale.

«Vogliamo che la gente del posto faccia parte di questo progetto e che abbia luogo anche un travaso di sapere tecnologico dal Politecnico verso l’Afghanistan», spiega Florian Graf, che si rammarica di come la ricostruzione dell’Afghanistan sia per il momento affidata unicamente agli ingegneri, senza nessuna preoccupazione per l’aspetto architettonico degli edifici.

swissinfo, Pierre-François Besson
traduzione dal francese, Raffaella Rossello

L’anno prossimo il Politecnico federale di Zurigo celebrerà i suoi 150 anni con tutta una serie di eventi, a Zurigo e nel resto del paese (camion della scienza, esposizioni, incontri).

Il “Poli” di Zurigo dà lavoro a 18mila persone, di 80 paesi, tra cui 350 docenti. Non meno di 21 premi Nobel hanno avuto legami con la scuola.

Bamiyan è una città afghana di 65mila abitanti.
La sua nuova università è stata inaugurata in aprile.
La città si trova a 2500 metri d’altitudine.
Ha un clima simile a quello dell’Engadina, nei Grigioni.

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