Prospettive svizzere in 10 lingue

Giovani svizzeri assetati di cultura

Keystone

I giovani sono assidui frequentatori di concerti, cinema o musei e dedicano ampio spazio alla musica o alla danza nel loro tempo libero. L'accesso alla cultura in Svizzera resta però fortemente differenziato a seconda del livello di formazione.

Era dal 1998 che non venivano raccolti dati sul consumo e la partecipazione attiva di cultura in Svizzera. Una lacuna colmata grazie a uno studio dell’Ufficio federale di statistica (UST), che dipinge una società assetata di cultura, sopra la media europea, anche se con qualche disparità a seconda dell’età e del tipo di formazione.

Dalla ricerca – che sarà completata il prossimo anno – emerge un quadro piuttosto sorprendente: «i giovani sfruttano maggiormente le offerte culturali rispetto ai più anziani e più consumano, più vorrebbero consumare», spiega Stéphanie Andrey, responsabile della promozione delle lingue all’Ufficio federale della cultura (UFC).

Una cultura giovane

La cultura, dunque, non è soltanto un affare da “grandi”, ma attira sempre più giovani grazie a un ampio catalogo di proposte. «L’impronta giovanile si riscontra soprattutto nella passione per i festival, i concerti o il cinema», sottolinea Stéphanie Andrey, «mentre il teatro o il museo sono più gettonati tra le persone con più di 45 anni».

La maggior parte delle attività sono comunque praticate in modo sporadico, ad eccezione del cinema e della biblioteca. E, contrariamente al passato, a spingere i giovani ad uscire è soprattutto la voglia di divertirsi e di stare insieme piuttosto che l’interesse personale. «Un dato sul quale riflettere nella pianificazione delle attività, aggiunge Stéphanie Andrey, cercando di promuovere maggiormente i cosiddetti “events” tra i giovani».

Capitale culturale: permangono le disparità

I gusti culturali non variano però soltanto a seconda dell’età, ma anche dell’appartenenza linguistica e soprattutto del grado di formazione. «Le persone con un titolo di studio universitario o comunque di livello terziario, svolgono più attività culturali rispetto a coloro che si sono fermati alle scuole obbligatorie. E questo indipendentemente dall’offerta culturale».

Una frattura sociale che si ritrova anche nelle statistiche sul reddito domestico. A farne le spese, naturalmente, sono soprattutto le attività a pagamento come il teatro, il cinema o i musei, mentre l’influenza del salario è meno marcata per gli spettacoli musicali.

L’aspetto finanziario non è comunque il principale ostacolo a un maggior consumo di cultura. Stressati dalle molteplici attività quotidiane, gli svizzeri si dedicano infatti alla continua rincorsa del tempo libero, come se – invece di un diritto – fosse semplicemente diventato un privilegio.

Rafforzare l’educazione culturale

Per far fronte alle disparità sociali emerse dallo studio, la strategia proposta dall’UFC è chiara: «Bisogna rafforzare l’educazione culturale nelle scuole, già a partire dalla prima infanzia, e combattere la reticenza di alcuni insegnanti a confrontarsi con la cultura».

Nel loro nucleo famigliare i bambini sono infatti confrontati a stimoli culturali diversi, per carattere o intensità, e portano sui banchi di scuola un capitale culturale profondamente ineguale. «La scuola svolge quindi un ruolo fondamentale nell’avvicinare i giovani alla cultura, nel far conoscere e sperimentare ogni forma di arte».

«Anche perché, continua Stéphanie Andrey, la sete di cultura si autoalimenta. Coloro che approfittano già dell’offerta culturale sono anche coloro che ne rivendicano un potenziamento. L’esperienza in questo senso è un elemento che non si può trascurare».

La cultura in Parlamento

Sollecitati da più parti, i dati raccolti dall’UST serviranno da base anche per l’elaborazione della nuova Legge federale sulla promozione della cultura. In discussione alle Camere federali, la normativa ribadisce innanzitutto il ruolo sussidiario della Confederazione rispetto ai cantoni e comuni e definisce la ripartizione dei compiti fra i vari attori della Confederazione.

«Statistiche di questo tipo permettono innanzitutto di comprendere quali sono i bisogni della popolazione, cosa si può migliorare e cosa invece va modificato», ricorda Stéphanie Andrey.

Se le cifre presentate dall’UST sono inconfutabili, la loro interpretazione politica resta comunque da definire: meglio sostenere le attività che già funzionano o cercare di migliorare l’accesso alle arti delle minoranze? Un interrogativo che non mancherà di accendere il dibattito in Parlamento sull’orientamento da dare alla cultura e alle istituzioni che la promuovono in Svizzera.

Stefania Summermatter, swissinfo.ch

Concerti: 67%

Monumenti, siti storici e archeologici: 66%

Cinema: 63%

Esposizioni e musei: 49%

Teatro: 42%

Biblioteca: 36%

Festival: 35%

Spettacoli di danza: 20%

In Svizzera, la cultura è finanziata per l’80% dai cantoni e dai
comuni e per il 14% dalla Confederazione.

Nel corso degli anni la Confederazione ha assunto numerosi compiti in questo ambito, attraverso soprattutto l’Ufficio federale della cultura (UFC) e la fondazione Pro Helvetia.

Il mandato di Pro Helvetia è di promuovere le attività culturali di interesse nazionale.

Creata nel 1939, si impegna per offrire agli artisti ed intellettuali elvetici le migliori condizioni possibili per la creazione e diffusione delle loro opere e li aiuta a farsi conoscere in Svizzera e all’estero.

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