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I giornali soddisfatti per un voto «chiaro e netto»

I quotidiani svizzeri all'indomani del voto sulla libera circolazione s rallegrano per il sì swissinfo.ch

La stampa svizzera si rallegra per il sì all'estensione della libera circolazione delle persone. Il pragmatismo l'avrebbe avuta vinta sulla paura e sull'ideologia.

Ma gli analisti sono unanimi su un punto: il voto di domenica non mette fine all’avvicinamento con l’UE. Bisognerà trovare soluzioni nuove per una questione in continua evoluzione.

All’indomani del voto sull’estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi paesi dell’Unione europea, la maggior parte dei giornali elvetici mettono l’accento sul sì sorprendentemente chiaro e sugli effetti del voto sulla futura collocazione della Svizzera rispetto all’Europa unita.

«Nuova vittoria dell’apertura», titola in prima pagina il quotidiano romando Le Temps, che nell’editoriale osserva non senza ironia: «Come notava un osservatore di Bruxelles, il solo scrutinio sull’allargamento dell’Unione europea è stato organizzato in un paese che non ne fa parte».

Per il quotidiano romando, il voto «non cambia quasi per niente le prospettive europee del paese». Una maggioranza delle svizzere e degli svizzeri rimarrebbe scettico di fronte all’Unione europea e la via bilaterale avrebbe finito per consolidare questo scetticismo. «Ma questa via è ormai esaurita. Con cosa rimpiazzarla, prima del giorno lontano che vedrà riemergere il vero dibattito – quello sull’adesione?»

Una Svizzera unita

Nel commento dal titolo «Nessuna ragione per conclusioni affrettate» la Neue Zürcher Zeitung osserva che il voto di domenica rappresenta una tappa importante sia per la politica estera, sia per la politica interna della Svizzera. «La Svizzera si dimostra per l’UE in crisi un partner affidabile», scrive il quotidiano zurighese. E d’altro canto, «la divisione tra regioni linguistiche del paese, sorta dopo il no sullo Spazio economico europeo, è superata».

Secondo la NZZ, la vittoria del sì non è tuttavia una ragione né per ritirare la domanda d’adesione della Svizzera all’Unione europea, come chiede a gran voce l’Unione democratica di centro, né per spingere l’acceleratore verso l’adesione, come chiede il Partito socialista.

L’analisi è analoga sulle colonne del Tages Anzeiger. «La Svizzera ha preso una decisione coraggiosa», afferma il quotidiano nel suo editoriale, che descrive la vittoria del sì come la «vittoria di un sobrio pragmatismo contro l’ideologia isolazionista».

Anche per il Tages Anzeiger, il risultato non può però servire a decisioni affrettate sul rapporto tra Svizzera e Unione europea. In un’epoca in cui anche l’Unione europea è in preda a molte difficoltà e dovrà affrontare riforme importanti, la Svizzera dovrebbe «aspettare e valutare tutte le opzioni, anche quella dell’adesione».

Attendere e valutare

«Nell’immediato, è urgente aspettare!», gli fa eco il romando 24heures. «Senza ritirare la nostra domanda d’adesione (inutile insulto ai nostri vicini) e senza attivarla (cosa assurda nelle circostanze interne attuali».

Il quotidiano bernese Bund si dimostra invece più possibilista rispetto alla possibilità di ritirare la domanda di adesione all’UE. A suo avviso, l’adesione non è una prospettiva realista. «Il Consiglio federale deve riconoscerlo, ritirando la domanda d’adesione, decidendo una moratoria di dieci anni o con un altro atto».

Dal canto suo il quotidiano Le Matin scrive: «Tocca ora al Consiglio federale mettere sul tavolo tutti i dossier e decidere il ritmo della nostra marcia verso l’Europa, che nulla arresterà».

Il quotidiano popolare svizzero tedesco Blick, in un editoriale del titolo «Smettetela di suonare sempre gli stessi dischi sull’Europa», rileva che la questione sociale ha avuto un ruolo determinante nel voto di domenica.

«Preoccupandosi per i loro posti di lavoro, le cittadine e i cittadini hanno fatto dei calcoli e si sono accorti che con le misure di accompagnamento vi sono per la prima volta degli strumenti adeguati contro il dumping salariale».

L’anomalia ticinese

La stampa ticinese dedica ovviamente particolare attenzione all’anomalia del canton Ticino, che ha respinto l’estensione con oltre il 63% dei voti.

«Il Ticino non vuole saperne di Europa», scrive il Corriere del Ticino. «Una spiegazione potrebbe venire dal fatto che ai bilaterali il Ticino paga già un prezzo più alto, più di altri cantoni, soprattutto con il traffico di transito e la libera circolazione nell’ambito dei Quindici. Un’altra potrebbe scaturire dalla diffidenza verso il fronte del sì, che vedeva in prima linea quegli ambienti dell’economia che non esitano ad applicare le ricette liberiste».

In un editoriale dal titolo «Il «Sonderfall Tessin’: da capire, non da archiviare», La Regione osserva dal canto suo: «Sicuramente è la paura di ritrovarsi in balìa di un mercato del lavoro più aperto (con tante promesse e impegni di maggiori controlli che una parte dei sindacati ticinesi avevano giudicato insufficienti) il movente principale di questo chiaro no».

Stampa europea moderatamente soddisfatta

Anche la stampa europea ha accolto con favore il risultato della votazione in Svizzera. Il sì scaturito dalle urne ha permesso di evitare una «confrontazione» tra l’Unione Europea e uno dei suoi «non-membri più famosi», scrive il Financial Times in un breve resoconto.

Commento analogo nel Times, che sottolinea tuttavia il fatto che lo scarto tra fautori e avversari dell’estensione è di appena 300’000 voti. Il giornale ricorda anche che la Svizzera ha preso delle precauzioni, decidendo di aprire solo progressivamente il suo mercato del lavoro fino al 2011.

In Francia e nel Belgio la stampa constata che gli svizzeri sostengono il sistema di un’»Europa à la carte», adottato dal governo dal 1999, restando «ostinatamente al di fuori del club dei 25 di Bruxelles», come scrive Libération. Ma la via bilaterale diventerà sempre più difficile, nota dal canto suo Le Figaro.

In Austria lo Standard ritiene che dopo la votazione di domenica, la Svizzera rimane «vicina e nello stesso tempo lontana dall’Europa». L’idea di un adesione, anche a lungo termine, non sembra entrare in linea di conto.

In Germania la Süddeutsche Zeitung si chiede se il Consiglio federale continua ad aver come obiettivo a lungo termine l’Europa. Secondo il quotidiano il governo esita a dare una risposa chiara, mentre gli «europei hanno il diritto di sapere a che punto sono con gli svizzeri». Il risultato potrebbe però essere deludente, scrive il commentatore.

La Frankfurter Allgemeine Zeitung constata da parte sua che l’UDC, priva del sostegno del suo leader Cristoph Blocher, non ha saputo profilarsi in questa campagna. Per Die Welt, il sì di domenica dimostra che il popolo svizzero accetta una cooperazione con i suoi vicini europei a condizione che non nuoccia ai suoi interessi.

Anche in Italia la maggior parte dei grandi giornali riferiscono dello scrutinio svizzero. La Repubblica parla di una Svizzera «un po’ meno euroscettica e un po’ più eurocompatibile.
Il Corriere della Sera riporta la reazione del leader del centro-sinistra italiano ed ex- presidente della commissione europea Romano Prodi, che parla di una «coesione dell’Europa rafforzata dal referendum svizzero».

Il Giornale sottolinea che dopo Schengen, «la Svizzera compie un altro passo in direzione dell’Europa». I giornali italiani rilevano d’altra parte il secco no del Ticino.


swissinfo, Andrea Tognina

Sì: 1’457’807 voti (56%).
No: 1’147’784 voti (44%).
L’estensione della libera circolazione è stata accolta da 16 cantoni e da 3 semi-cantoni.
L’hanno invece rifiutata 4 cantoni e 3 semi-cantoni.
Tasso di partecipazione al voto: 54%.

L’accordo sulla libera circolazione delle persone, già in vigore con i 15 vecchi Paesi dell’UE, verrà esteso ai suoi nuovi dieci Stati membri.

I dieci nuovi Paesi membri dell’UE sono: Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria e Cipro.

Le misure d’accompagnamento attualmente in vigore saranno rinforzate in modo da evitare che la libera circolazione crei situazioni di abuso e di dumping salariale.

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