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Il giro del mondo in… 7 anni

Claude ed il suo "yak" da qualche parte in Tibet (www.redfish.com/yak). www.redfish.com/yak

Un'avventura che ha dell'incredibile. 122'000 km, la maggior parte dei quali in solitaria, attraverso 60 paesi sparsi in 4 continenti. In bicicletta.

Il ginevrino Claude Marthaler ha realizzato il suo sogno. Ora lo racconta in un libro.

Dalla Ginevra del 1994 a quella del 2001. Per ritrovare la sua città, Claude Marthaler ha infatti attraversato forzatamente in modo lento e a stretto contatto con le popolazioni locali, l’Europa orientale, le infinite e ghiacciate steppe delle repubbliche post sovietiche, il Tibet e le sue montagne, i deserti cinesi, il Giappone.

Da qui ha raggiunto l’Alaska in aereo per poi ricominciare a pedalare. Fino a Ushuaia, all’estremità meridionale del Sud America, nella Terra del fuoco.

Nuovo volo verso Città del Capo e ancora in sella. Questa volta in direzione nord, attraverso l’intero continente africano. Verso casa, verso la Svizzera, dopo un periplo di ben 7 anni.

L’antitesi del viaggio moderno, rapido, diritto alla meta e spesso asettico. Un esempio senza dubbio estremo di come il pianeta ed i suoi abitanti possano ancora essere vissuti ed incontrati a ritmi e dimensioni umani.

Claude e il suo “yak”

“All’inizio volevo soltanto raggiungere il Giappone in 2 anni”, ricorda il simpatico ginevrino. “Quando ci sono arrivato mi sono però detto: ehi, perché non continuare? Sono già dall’altra parte del mondo: sarebbe un peccato rientrare. Così sono andato avanti…”.

Educatore di formazione, il 42enne Claude, ha esercitato la sua professione soltanto per 3 anni. Un quarto della sua vita lo ha passato in sella ad una bicicletta.

Dopo molti viaggi di un mese o due durante le vacanze estive, nell’1988 la prima “grande” spedizione: 3 anni sulla strada per 35’000 km fino all’Himalaja.

Poi, all’alba del 12 marzo 1994, il primo colpo di pedale in direzione del Giappone. 10’000 dollari in tasca, una mountain bike soprannominata “lo yak”, 80 kg di bagagli. Da questo momento, la bicicletta diventa per lui una casa su due ruote.

Voglia di raccontare

“Non cercavo l’exploit. Non avevo nessuna missione. Sognavo la libertà, ero felice di incontrare persone e di scoprire il mondo. Sono riuscito a realizzare un sogno d’infanzia”, sottolinea colui che è anche stato definito “il Magellano su due ruote”.

Dopo il suo ritorno in Svizzera, Claude si è buttato nella redazione di un libro-testimonianza sull’epica avventura. “Per molti anni ho pedalato solo per il mondo: è bellissimo poter condividere questa esperienza”.

“Nel libro parlo di ciò che ho vissuto, delle persone che ho conosciuto, delle difficoltà incontrate alle dogane o con i militari, della scoperta di altre mentalità, di altri modi di pensare, di mangiare, di sognare, dell’ospitalità di cui ho beneficiato ovunque”.

Claude racconta il suo viaggio anche in numerose serate attraverso la Svizzera (vedi link), nelle quali presenta un Diashow fatto di circa 600 immagini scattate nei 7 anni per il mondo.

Un’occasione per incontrare un personaggio accattivante, per ascoltare i suoi divertenti commenti e per discutere con lui. Ne vale la pena.

Marzio Pescia, swissinfo



LIBRO: Le Chant des Roues – sept ans à vélo autour du monde, di Claude Marthaler, Edizioni Olizane – 300 pagine, di cui 16 con foto a colori.

(disponibile anche in lingua tedesca. Non sono escluse edizioni in inglese ed italiano)

7 anni, 122’000 km, 4 continenti;
I 10’000 dollari iniziali sono bastati per circa 3 anni;
In seguito Claude si è finanziato pubblicando degli articoli sul viaggio;
Con il passare degli anni (e dei km) ha cambiato 4 mountain bikes, 30 copertoni ed ha forato in innumerevoli occasioni;
Il mountain bike con il quale ha infine raggiunto la Svizzera sarà esposto al Museo dei Trasporti di Lucerna.

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