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Il potere dell’immagine

La signora Cézanne in un ritratto di Paul Cézanne accanto a delle statue dal Mali

L'arte extraeuropea è al centro della nuova esposizione alla Fondazione Beyeler di Riehen, a Basilea. Una serie di sculture dell'Africa e dell'Oceania intessono un dialogo insolito e affascinante con alcuni capolavori della pittura moderna di inizio novecento.

Sebbene sia la prima volta che la Fondazione Beyeler dedica una mostra di tali proporzioni alla cultura extraeuropea, non va dimenticato che non si tratta di un’idea estranea alla filosofia di questo museo.

“Ancor prima di inaugurare questa sede – ricorda a swissinfo Oliver Wick che con estrema passione ha curato l’attuale esposizione – il signor Beyeler ha annunciato di voler fare un proprio museo perché l’arte di altre culture, dell’Africa e dell’Oceania, siano messe allo stesso livello delle sue pitture della cultura europea.”

“Si tratta perciò di un’idea di base del nostro fondatore ed era quasi un obbligo occuparsi per una volta di questo potere visuale che lo affascinava e mettere la nostra piccola collezione – neanche una trentina di opere – nel suo contesto. Qui abbiamo però cambiato il bilancio: non sono più i quadri a dominare nel nostro museo, ma sono le sculture di altre culture ad imporsi.”

Nuclei tipologici coerenti

Privilegiando il motivo della figura umana e partendo nella maggior parte dei casi da alcune sculture etnografiche di spicco della collezione Beyeler, gli organizzatori hanno cercato di ricostruire attorno ad esse dei piccoli gruppi tipologici. “Un metodo – spiega Oliver Wick – che ci ha permesso di rispettare una certa coerenza e garantisce anche al visitatore dei punti di orientamento.”

Suddiviso in 12 sale più il foyer, il percorso espositivo si articola in 6 nuclei tipologici di sculture appartenenti a culture africane e 10 appartenenti a culture dell’Oceania, così da conferire ad ogni gruppo un proprio carattere. “Per la Senufo ad esempio, una scultura molto nota della nostra collezione, ho tentato di raggruppare altre Senufo, le più conosciute al mondo”, precisa Oliver Wick.

In effetti, basta un breve sguardo a questo gruppo di sculture per cogliere, nella compattezza del legno, nelle linee essenziali del corpo in cui pieni e vuoti danno slancio alla figura, nell’espressione degna, severa e seducente del volto ridotto ai suoi tratti essenziali, la straordinaria bellezza di questi capolavori dell’arte africana – che per altro non si vedevano più riuniti dall’esposizione di Robert Goldwater al Museo di Arte Primitiva di New York nel 1961.

Bellezza e forza visuale

Se per l’arte etnografica si è dovuto individuare un metodo rigoroso capace di limitare e ordinare tra la vastità delle opere esistenti, nella scelta delle pitture e sculture dei moderni gli organizzatori si sono concessi una maggiore libertà ma hanno tuttavia perseguito un obiettivo chiaro.

Ad ogni gruppo tipologico di sculture etnografiche è stato associato uno o al massimo due capolavori dell’arte moderna appartenenti alla collezione Beyeler ma non con l’intento di esplorare le eventuali influenze dell’arte oceanica o africana su di essi.

“Mi sono permesso di rompere alcuni concetti della nostra tradizione culturale per creare altri rapporti. Picasso, non per forza deve essere accanto a una maschera africana. Infatti i visitatori di questa mostra non lo vedranno nella sala delle maschere africane dove invece sono esposti 2 paesaggi di van Gogh – e quando i van Gogh partiranno per la mostra del Kunstmuseum di Basilea, saranno sostituiti con due paesaggi di Cézanne.”

“Volevo abolire quella prospettiva perché è troppo limitante. Per vedere la bellezza non servono queste concezioni. Ci vuole la qualità, la forza visuale e anche questa è un’altra idea di base del signor Beyeler.”

Dialoghi tra immagini

Così alla pacatezza delle figure e delle teste di reliquiari Fang è abbinata l’atmosfera riservata di una tela di Kandinsky, mentre alla potenza esplosiva e quasi minacciosa delle sculture infilzate di chiodi dei Nkisi del Congo fanno eco due energiche tele di Picasso e Braque.

Le figure rituali Dogon -tra cui è presentata anche una delle più antiche sculture africane conosciute – sono esposte accanto a Mirò, mentre per la varietà di soluzioni stilistiche che distingue l’arte dei Mumuye della Nigeria sono state scelte le associazioni di forme poetiche e sensuali di Léger e Arp.

È una tela di Rousseau a far invece da sfondo al nucleo di eleganti e rarissime figure tino aitu dell’atollo di Nukuoro della Micronesia – alcune esposte la prima volta – tra le quali si confonde la bellissima Musa addormentata di Brancusi. Mentre è invece sul contrasto cromatico che si gioca l’incontro tra gli imponenti pesci alati malagan della Nuova Irlanda e la pittura di Mondrian.

Non c’è comunque una sala in tutta l’esposizione che non lasci col fiato sospeso. La grande fisicità offerta dalle forme di ogni singolo insieme, unitamente alle differenze e somiglianze offerte dal dialogo tra espressioni artistiche così diverse sono in grado di esercitare un fascino così immediato da offrire davvero al visitatore la possibilità di esperire la potenza espressiva delle immagini.

Non si può certo dire che l’esposizione non abbia centrato in pieno il suo obiettivo!

swissinfo, Paola Beltrame, Riehen

“La magia delle immagini – L’Africa, l’Oceania e l’arte moderna” è in corso alla Fondazione Beyeler di Riehen, a Basilea, fino al 24 maggio. Per la mostra il fondo etnografico di Ernst Beyeler è stato arricchito da 180 opere d’arte dell’Africa e dell’Oceania prestate da più di 50 collezioni pubbliche e private. Le sculture extraeuropee sono esposte accanto a opere dell’arte moderna occidentale – 22 tra pitture e sculture – appartenenti alla collezione Beyeler.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo insolito e originale a forma di oggetto-libro che ricorda la Boîte en valise di Marcel Duchamps. Il cofanetto lavorato come un esemplare di arte libraria comprende un plico con la conversazione tra esperti sul tema della mostra e 17 fogli ripiegabili ognuno dei quali fornisce uno sguardo sinottico sui diversi nuclei scultorei e le opere moderne ad essi associati.

I nuclei di opere africane comprendono: maschere di etnie e paesi diversi realizzate tra il 19° e l’inizio del 20° secolo; statue di Senufo della Costa d’Avorio e Mali, figure e reliquiari Fang del Camerun e della Guinea equatoriale, figure Nkisi e Nkondi del Congo, sculture Dogon del Mali e sculture rituali Mumuye della Nigeria.

I nuclei di opere dell’Oceania comprendono: sculture della Polinesia, figure tino aitu dell’atollo di Nukuoro, statue di antenati e stendardi propiziatori dei Korewori della Nuova Guinea, sculture malagan della Nuova Irlanda, sculture uli della Nuova Irlanda, testa piumata d’Hawai, maschere dell’isola Torres, sculture Mundugumor del fiume Yuat.

Sono esposte opere d’arte moderna di Claude Monet, Vincent van Gogh, Vassili Kandinsky, Georges Braque, Joan Miró, Henri Matisse, Piet Mondrian, Fernand Léger, Mark Rothko, Alberto Giacometti e Jean Arp.

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