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Io al centro

Il "Counting system" di Elke Krystufek: un diario sulle pareti del museo swissinfo.ch

Con la mostra «Ego Documents», il Kunstmuseum di Berna mette in scena un centinaio di opere realizzate negli ultimi 40 anni. Tema: la trasformazione di elementi autobiografici in esperienza estetica.

Le ragioni che hanno spinto Kathleen Bühler, l’appassionata e competente nuova responsabile della sezione di Arte Contemporanea del Kunstmuseum di Berna, a dedicare la prima esposizione da lei curata al tema dell’autobiografia sono diverse.

«Il mio predecessore Bernard Fibicher ha fatto una bella esposizione dedicata al tema della morte», spiega a swissinfo Kathleen Bühler. In un certo senso, «Ego Documents ne è la continuazione, perché invita a chiedersi qual è la nostra relazione alla vita».

«Personalmente m’interessava capire come si può fare arte della nostra vita. E con questa domanda in testa ho cercato delle risposte nell’arte contemporanea per dimostrare che esistono strategie molto diverse. Non ci sono solo artisti narcisisti. In molti casi le esperienze personali s’inseriscono in un contesto politico e in tal senso questa è un po’ anche un’esposizione politica».

Pluralità di linguaggi

La mostra, che occupa tutta l’area del piano interrato del museo, oltre a differenti strategie di approccio al tema, presenta anche una grande varietà di tecniche tra cui pittura, disegno, incisioni, installazioni, foto, proiezione di diapositive, performance e un gran numero di video e filmati.

Tra i 21 artisti internazionali proposti, troviamo nomi noti come quello della francese Louise Bourgeois – della quale è presentata la serie di incisioni autobiografiche del 1994 – e del tedesco Martin Kippenberger, di cui è esposta la serie Hotel-Zeichnung realizzata tra il 1987 e il 1997.

Numerosi gli artisti giovani e tra costoro anche gli svizzeri. La 26enne zurighese Ana Strika, che lavora con la carta intagliata, ha realizzato collage di esperienze che ha assemblato in forme cilindriche e, servendosi della tecnica della lanterna magica, ha trasformato la bidimensionalità della carta in un’installazione mobile.

Isabel Krieg, di Friburgo, ha proposto invece un’installazione mettendo insieme tutto ciò che ha trovato nel suo atelier. Il risultato è un paesaggio di oggetti che può definirsi una sorta di auto-topografia della sua vita.

Tra gli esempi più indicativi di Ego Document c’è quello prodotto dall’austriaca Elke Krystufek, che invitata a fare un diario nel museo, ha cominciato a scrivere sulle pareti e a fare commenti anche sui lavori degli altri artisti. «Una grande sorpresa e insieme un regalo… con un po’ di rischio», l’ha definito la curatrice.

Strategie narrative

Ciò che colpisce nella mostra bernese è accorgersi che gli artisti di oggi non si limitano all’autoritratto, alla presentazione di immagini singole di sé stessi, ma hanno bisogno di tematizzare tutto il processo della loro ricerca o definizione identitaria.

Partendo da tecniche di documentazione anche comuni, come il diario, la corrispondenza epistolare, le foto di famiglia, i filmati di vacanze o più semplicemente i ricordi, gli artisti creano dei documenti che costituiscono vere e proprie narrazioni.

«Viviamo in un’epoca molto esibizionista nella quale i confini tra il privato e il pubblico, anche nella nostra vita, sono sempre in movimento», dichiara Kathleen Bühler. «Trovo perciò interessante osservare come gli artisti definiscono questi confini e come ci lavorano».

La mostra esamina le diverse strategie di narrazione utilizzate dagli artisti e individua delle chiavi di lettura. Alcuni lavori si possono leggere come pura documentazione di vita, altri tendono a far emergere l’esperienza soggettiva ed estetica dell’artista. In certe opere vediamo che gli artisti cercano di inscrivere la loro esperienza all’interno di un contesto culturale più ampio e in altre ancora emerge invece la meditazione sulla transitorietà della vita.

Una finestra aperta alla tolleranza

«Forse si può dire che quest’esposizione apre una porta al voyerismo – precisa la Bühler – ma noi crediamo che le opere esposte siano molto forti e permettano anche di pensare al modo in cui ognuno di noi riflette su sé stesso, a come documentiamo i nostri atti, a come conserviamo le cose che sono importanti nella vita».

Una riflessione che secondo la curatrice è resa possibile anche perché le domande con cui sono state interrogate le opere sono in fondo le stesse che sono importanti per gli uomini oggi. «Abbiamo le stesse domande e le stesse paure e credo che ci siano più paralleli tra noi tutti che differenze e questo si vede anche in queste opere».

C’è da sperare che l’attualità del tema insieme all’entusiasmo con cui Kathleen Bühler ha concepito questa esposizione, siano un’occasione che permette ad un pubblico più numeroso di avvicinarsi in modo più disponibile a un’arte non sempre facile da comprendere e apprezzare.

«L’arte contemporanea è sempre una provocazione e questo per me è anche il suo valore», conclude la Bühler. «Perché fa pensare ai confini, a chi li definisce e permette forse di far crescere la tolleranza».

swissinfo, Paola Beltrame, Berna

«Ego Documents. L’elemento autobiografico nell’arte contemporanea» si può visitare al Kustmuseum di Berna fino al 15 febbraio 2009.
La mostra presenta un centinaio di opere di 21 artisti internazionali realizzate negli ultimi 40 anni.
Numerose manifestazioni fanno da corollario alla mostra. Tra queste, la performance di Carolee Schneemann, una dei pionieri del film underground, allo Schlachthaus di Berna il 4 dicembre. Il 7 dicembre l’artista presenterà i suoi film al Kunstmuseum.

Seguendo le tracce di diverse forme di autobiografia, «Ego Document» mette in luce alcune strategie narrative adottate dagli artisti contemporanei che scelgono di mettere in scena sé stessi.

Le opere in mostra vengono ricondotte idealmente a quattro differenti categorie, ma questa strutturazione è esplicita solo nel catalogo.

Ci sono lavori autobiografici capaci di costruire una storia compiuta attraverso l’unione di piccole storie o esperienze; altri in grado di mostrare un aspetto soggettivo degli artisti, come percepiscono il mondo o come vedono la vita.

Ci sono opere in cui gli artisti cercano una relazione tra la loro storia individuale e la grande storia e si chiedono come possono inscriversi nella memoria culturale; altre che riflettono invece sull’effimero e su cosa rimane dopo la vita.

Sono esposte opere di: Darren Almond, Sadie Benning, Louise Bourgeois, Annatina Graf, Mona Hatoum, Xiaoyuan Hu, On Kawara, Martin Kippenberger, Isabelle Krieg, Elke Krystufek, Laura Lancaster, Nicolas Nixon, Jan Peters, Jack Pierson, Anri Sala, Vittorio Santoro, Carolee Schneemann, Annelies Strba, Ana Strika, Pascale Wiedemann / Daniel Mettler.

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