L’amata Engadina negli scatti di Albert Steiner
"Sopra valli e uomini" è il titolo di una mostra, a Lugano, dedicata al fotografo grigionese Albert Steiner, uno dei più grandi fotografi svizzeri del XX secolo di fama internazionale.
Una mostra che mette in luce l’opera fotografica di un artista ispiratosi a due grandi pittori: Giovanni Segantini e Ferdinand Hodler.
Le sue foto di incantevoli paesaggi scattati in Engadina, dove visse e lavorò per 46 anni, sono uniche a livello nazionale e internazionale. Un’evidenza sottolineata con una punta di orgoglio dal direttore dalla Fondazione Galleria Gottardo, Franco Rogantini, di origine engadinese.
Con Albert Steiner (nato nel 1877 e scomparso a Berna nel 1965), la grande fotografia fa dunque ritorno nella Galleria Gottardo, da sempre e storicamente vicina a questa forma di espressione artistica.
E per questa occasione la galleria si è avvalsa della collaborazione del Museo d’arte dei Grigioni (Coira) e della Fondazione svizzera per la fotografia (Winterthur), dove la mostra è già stata presentata.
La montagna tra incanto e stupore
La formazione di Albert Steiner è caratterizzata da due incontri fondamentali: Jean Moeglé (Thun) e Frédéric Boissonas (Ginevra), due grandi maestri che hanno saputo trasmettere al fotografo grigionese tutta la loro esperienza. Ispirato da pittori quali Giovanni Segantini e Ferdinand Hodler, Albert Steiner è riuscito a tradurre il suo stupore per l’incontaminato mondo delle montagne in immagini piene di magia.
“Per 46 anni ha vissuto e lavorato in Engadina, trovando il paesaggio primordiale e paradisiaco in grado di assecondare al meglio la sua nostalgia. Oltre a evocare un grande rispetto per la natura – spiega il direttore Franco Rogantini – gli scatti di Steiner testimoniano gli sforzi instancabili che il fotografo ha dedicato alla ricerca di valori senza tempo e verità universali, dando vita a spettacolari scenari accuratamente concepiti, intrisi di luce e in grado di esprimere l’esperienza della fugacità umana”.
L’intenso, quasi ossessivo, legame di Steiner con il mondo della montagna è il frutto di una visione artistica molto personale e legata al romanticismo tipico dell’Ottocento. “Spesso per Steiner – osserva Peter Pfrunder, direttore della Fondatone svizzera per la fotografia – la natura rappresenta una risorsa di spiritualità, la metafora di un mondo idealizzato e incontaminato”.
Diversamente da molti suoi contemporanei, è stato detto nel corso della presentazione della mostra, per Steiner era chiaro che la fotografia si prestasse a creare opere d’arte in grado, non solo di documentare la realtà, ma di illustrare anche stati d’animo e atteggiamenti interiori.
L’impronta del pittorialismo
Come genere fotografico il pittorialismo rappresenta indubbiamente una delle tappe importanti nelle opere di Steiner, che tra il 1910 e il 1930 raggiunsero la piena maturità. “In quel ventennio sottolinea ancora Rogantini – nell’avanguardia fotografica si erano, infatti, affermate nuove interpretazioni circa la natura e le possibilità offerte dalla fotografia”.
Il pittorialismo, appunto, che aveva cercato di nobilitare la fotografia con la ricerca di effetti pittorici, contorni sfumati, tonalità soffuse e motivi romantici. Un genere, questo, che non tardò a perdere di attrattiva. Verso il 1930 la concezione moderna della fotografia privilegiò infatti un linguaggio figurativo basato sull’immediatezza, l’obiettività, le forme nette e le composizioni rigorose.
“Il passaggio dalla vecchia alla nuova concezione della fotografia si rispecchia chiaramente nelle opere di Steiner. La tecnica e l’interpretazione che permeano i suoi primi scatti – puntualizza il direttore della Galleria Gottardo – sono in gran parte di ispirazione pittorica, e anche in anni successivi i suoi ingrandimenti si avvicinano al dipinto”.
Fotografo commerciale per campare, autore di numerose cartoline che hanno veicolato le immagini dell’Engadina in tutto il mondo, Steiner era abilissimo anche nella camera oscura. Le sue manipolazioni, la sua cura della stampa, raggiunsero livelli di bravura elevatissimi. Gli interventi in camera oscura costituiscono tuttavia la parte finale del lavoro.
Una grande modernità
Le fotografie di Albert Steiner sono caratterizzate da una composizione precisa dell’immagine, dall’interesse nei confronti di superfici e strutture e da una rappresentazione semplice e diretta di ciò che appare alla vista. “In questo senso Albert Steiner – precisa ancora Rogantini – può considerarsi proiettato verso la modernità”.
Eloquenti, in questo senso, le immagini su carta lucida in neutre tonalità di grigio presentate nell’atrio della galleria. Sono immagini di una sorprendente modernità, estremamente nitide e ricche di dettagli, in forma di negativi su vetro (18x24cm), che riproducono la realtà in modo oggettivo.
Steiner riesce dunque ad emanciparsi dal pittorialismo indirizzandosi verso la Nuova Oggettività, una corrente che nasce in Germania all’inizio degli anni Venti come reazione degli ambienti artistici all’espressionismo imperante, per poi diffondersi anche in campo fotografico.
Questa singolare duplicità del fotografo grigionese è ben illustrata nella mostra, divisa sostanzialmente in tre momenti: uno dedicato al periodo della maturità e due dedicate alla sua opera sospesa tra romanticismo e modernità.
swissinfo, Françoise Gehring, Lugano
La Galleria Gottardo, Fondazione per la Cultura della Banca del Gottardo, ospita dal 31 gennaio al 21 aprile 2007, la mostra Albert Steiner “Sopra valli e uomini”, curata da Peter Pfrunder e Beat Stutzer.
Le opere esposte – stampe ai sali d’argento eseguite personalmente – provengono da diverse collezioni private e pubbliche. Si tratta in parte di stampe a contatto (di solito firmate sul retro e recanti un titolo) e in parte di immagini su carta opaca colorata.
Albert Steiner ha datato i suoi lavori soltanto in casi eccezionali, ma in base a riscontri paralleli si può tuttavia presumere che le opere esposte risalgano in gran parte agli anni Dieci e Venti del secolo scorso.
Galleria Gottardo, fondazione per la cultura della Banca del Gottardo, dal 1989 organizza mostre in collaborazione con musei, enti culturali e collezionisti.
In più di quindici anni ha esplorato l’attività dell’essere umano con mostre e pubblicazioni di qualità con l’intento di fissare lo sguardo sulle innumerevoli sfaccettature dell’arte e della fotografia, dell’etnografia e dell’archeologia, del design e di oggetti particolari che sono, con gli anni, divenuti fonte di interessanti collezioni.
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