Prospettive svizzere in 10 lingue

La fotografia concettuale e minimalista di Sugimoto

Il fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto Keystone

Al Kunstmuseum di Lucerna è in corso la più grande retrospettiva europea dedicata ai lavori del giapponese Hiroshi Sugimoto: dai primi Dioramas fino ai più recenti Lightning Fields.

In uno stile che sintetizza abilmente l’estetica del lontano oriente con le influenze dell’arte minimalista e concettuale americana – ambiente artistico in cui ha avuto luogo la sua formazione – le affascinanti ed enigmatiche foto in bianco e nero di Hiroshi Sugimoto risultano di un’essenzialità che rasenta il vuoto.

Si ha l’impressione che il minimalismo estremo unito all’assenza sistematica di esseri viventi, serva a questo celebrato artista contemporaneo per liberare il medium fotografico dall’obbligo di realtà e per avviare, allo stesso tempo, una riflessione personale sul tempo, la transitorietà e la memoria.

La ricerca di Sugimoto

“Il mio intento è rendere visibile attraverso la fotografia una fase antichissima della memoria umana, memoria dell’umanità nel suo complesso, sia essa memoria individuale, culturale o collettiva: si tratta di ritornare al passato e ricordarsi da dove veniamo e come ci siamo sviluppati”, precisa Sugimoto.

L’artista nipponico s’interessa ai fenomeni fondamentali dell’esperienza umana lavorando alle stesse tematiche anche per più anni consecutivi. Ma egli studia e interroga costantemente anche il medium fotografico, negandone i limiti e le definizioni, per poter tradurre in segni visivi le proprie idee.

Racchiudere in un’immagine lo scorrere del tempo, rappresentare concetti matematici quali lo zero o l’infinito, rendere visibili le strutture essenziali degli oggetti, poter ritrarre personaggi storici defunti, rappresentare l’immaginazione umana, sono solo alcune delle idee che lo hanno spinto alla realizzazione delle sue famose serie fotografiche.

Parvenze di realtà

Nella serie Dioramas – iniziata nel 1975 e che costituisce la prima della sua carriera – Sugimoto ha fotografato i diorama del Museo di Storia Naturale di New York, ovvero le ambientazioni di scene di vita primitiva, allestite con fondali dipinti e animali imbalsamati, molto in voga un tempo nei musei.

Le foto in bianco e nero di Sugimoto riescono a trasformare queste messe in scena scientifico-pedagogiche in immagini vagamente surreali. Esse stesse copia di una realtà fittizia, inducono inevitabilmente a riflettere su concetti come essere e apparire, realtà naturale e imitazione.

Di uguale natura è la riflessione che sottostà ad altre 2 celebri serie degli anni 90, Chamber of Horrors e Portraits realizzate nel famoso museo delle cere di Madame Tussauds.

Sugimoto ha scattato le foto di queste serie isolando e illuminando su fondale nero le statue di cera, rendendo ancora più enfatico il rimando ai modelli che le hanno ispirate. Tra i personaggi storici ritratti, in mostra troviamo Enrico VIII accompagnato dalle sue sfortunate mogli.

Strutture in primo piano

Il desiderio di catturare l’essenza immutabile di esseri e di scene viste e immaginate da altri spingono Sugimoto a riflettere anche sui capolavori dell’architettura moderna. Nella serie Architecture il suo sguardo anela a collocarsi nello scarto tra il progetto originale dell’architetto e l’edificio realizzato.

L’effetto è quello di una ripresa volutamente sfuocata per creare una sorta di processo di erosione che, come ci spiega l’artista stesso “lascia apparire la struttura essenziale che caratterizza la qualità di un edificio.”

È invece il tentativo di confrontarsi con concetti matematici e astratti a dar il via nel 2004 alla serie Conceptual Form. Scegliendo come soggetto i modelli tridimensionali in gesso o metallo in uso negli istituti di ricerca matematici, Sugimoto ne trasfigura l’immagine. Nella rappresentazione fotografica essi perdono la loro funzione utilitaristica e acquistano il mistero della pura forma.

Catturare il passare del tempo

Un’altra serie famosa presente in mostra è Theaters, che raccoglie foto scattate in sale cinematografiche d’epoca. Uniformando il tempo di esposizione dell’apparecchio fotografico a quello della durata della proiezione del film, Sugimoto condensa tempo e spazio in un unico fotogramma. Ciò che ne deriva è uno schermo bianco e luminoso che illumina delicatamente la sala.

È ancora il tempo il protagonista della serie più nota e forse più cara all’artista, Seascapes, alla quale egli lavora senza interruzione dal 1980. Questi panorami marini scattati un po’ in tutti i continenti non offrono paesaggi riconoscibili.

Terra e cielo si suddividono lo spazio dell’immagine. Solo una linea retta evanescente e appena percepibile marca tra loro una divisione equa e minuziosa creando un’atmosfera quasi mitica. Sugimoto giustifica la sua passione per questi paesaggi spiegandoci che essi rispecchiano la sua teoria della macchina del tempo.

“Questi paesaggi mi consentono di tornare ai millenni passati e condividere una percezione visiva con le culture antiche. Le persone di allora vedevano il mare come lo vediamo noi oggi e non ci sono molte altre cose che possiamo condividere con gli antichi.”

swissinfo, Paola Beltrame, Lucerna

Quella in corso al Kunstmuseum di Lucerna fino al 25 gennaio 2009 è la più grande retrospettiva europea dedicata al fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto. Già presentata a Düsseldorf, Salisburgo e Berlino, la mostra presenta oltre 50 fotografie, tutte stampate in gelatina d’argento di grandi dimensioni, scattate con una fotocamera grande formato 8×10″.

Le foto di Sugimoto sono molto apprezzate nel mercato dell’arte. Il 16 maggio 2007 un trittico appartenente alla serie “Seascapes” (di cui facevano parte “Black Sea, Ozuluce”, “Yellow Sea, Cheju” e “Red Sea, Safaga”) è stato venduto per 1.888.000 dollari, al doppio della stima.

Nato a Tokyo nel 1948, Hiroshi Sugimoto si laurea in Economia alla St. Paul’s University di Tokyo nel 1970 e successivamente viaggia in Russia, Polonia, Cecenia, Ungheria e USA dove si trasferisce per studiare fotografia all’Art Center College of Design di Los Angeles. Terminati gli studi, nel 1974 si sposta a New York dove, oltre che come fotografo, lavora come antiquario di articoli d’arte giapponese.

Nel 1977 ha luogo la sua prima esposizione personale alla Minami Gallery di Tokyo e 2 anni dopo alcune sue opere vengono esposte al MoMa di New York. Da allora i suoi lavori sono presentati in numerosissime esposizioni internazionali. Nel 2001 ha ricevuto il Premio Internazionale per la Fotografia della Hasselblad Foundation e nel 2006, a Madrid, il premio di PhotoEspaña.

Dal 1974 Sugimoto vive e lavora tra New York e Tokyo.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR