Prospettive svizzere in 10 lingue

La letteratura svizzera si studierà al plurale

Superare le barriere linguistiche in letteratura... è il desiderio delle tre università, tra cui quella di Neuchâtel Keystone

Le università di Ginevra, Losanna e Neuchâtel si sono unite per offrire un master in letterature svizzere, che vuol essere pure un'occasione di riflessione sull'identità elvetica.

Plurilingue e con ampio spazio lasciato alla pratica, questo nuovo programma ha l’obiettivo di favorire il dialogo.

La letteratura svizzera esiste? Rispondere a questa domanda ampiamente dibattuta dagli stessi scrittori non è sicuramente l’obiettivo del nuovo master in letterature svizzere.

Il plurale è in effetti d’obbligo, poiché le tre università romande che hanno lanciato questo corso – Neuchâtel, Losanna e Ginevra – hanno come obiettivo di gettare uno sguardo incrociato sulla letteratura svizzera tedesca, romanda e della Svizzera italiana (e forse anche romancia in un secondo tempo), senza per altro creare artificialmente un oggetto di studio.

In un paese plurilingue come la Confederazione, la barriera linguistica è importante. In Svizzera, un francofono che ha studiato la letteratura della sua lingua non avrà probabilmente mai aperto «Enrico il Verde» («Der grüne Heinrich» di Gottfried Keller), un classico nella Svizzera tedesca. Ed è altrettanto poco probabile che nella Svizzera tedesca uno studente di germanistica abbia mai sfogliato le opere di Nicolas Bouvier o di Plinio Martini.

Per attenuare questa reciproca ignoranza e stimolare la ricerca, le tre università partner proporranno dall’inizio dell’anno universitario dei seminari consacrati alla letteratura svizzera.

Specchio delle culture e della storia

«Non vogliamo partire da un punto comune, la letteratura svizzera – che probabilmente non esiste – ma piuttosto incontrarci nella diversità», spiega Peter Utz, professore di letteratura tedesca all’Università di Losanna e responsabile del master in letterature svizzere.

Luogo di risonanza delle letterature tedesca, francese ed italiana, le letterature elvetiche sono uno specchio nel quale si riflettono di volta in volta la storia e la cultura della Svizzera e dell’Europa. Per questa ragione costituiscono un laboratorio ricco d’insegnamenti.

«È solo in caso di crisi che emerge un discorso che pone l’accento sull’esistenza di una letteratura svizzera unificata», osserva Peter Utz, citando il periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, quando la Svizzera era attorniata da paesi potenzialmente minacciosi. Ambasciatrice dell’unità nazionale, la letteratura è stata pure una fonte per rimettere in discussione i miti nazionali.

Uscire dalle etichette

«Nel XVIII secolo, quando è nato il mito dell’idillio alpestre, molto rapidamente la letteratura si è interrogata su questo tema. E ciò anche perché la letteratura svizzera è sempre stata in stretto contatto con quella dei paesi vicini», spiega il professore di letteratura tedesca.

Secondo Utz, questo rapporto ambivalente con le culture di riferimento, combinato alla loro doppia appartenenza, linguistica e territoriale, fa degli scrittori svizzeri dei traghettatori di cultura. Come ad esempio Ludwig Hohl, glaronese di nascita che ha vissuto a Ginevra fino alla sua morte, Adrien Pasquali, che si definiva «italiano di lingua francese», o ancora Friedrich Dürrenmatt, bernese residente a Neuchâtel.

E oggi si possono menzionare Anne Cunéo, romanda che vive a Zurigo, o Beat Christen, svizzero tedesco che scrive sia in tedesco che in francese e vive nel canton Vaud. Perfetta illustrazione dello spirito di questo nuovo master, Christen stesso ne saluta la creazione.

«Penso che sia una buona cosa a patto che si mischino le lingue, che si esca dall’etichetta ‘francese’, tedesco’ o ‘italiano’ e che si rimanga prudenti con la nozione di ‘letteratura svizzera’», osserva.

Traduzioni in calo

Beat Christen, «fenomeno» assai raro nel mondo letterario elvetico, sarebbe del resto assai contento di partecipare a questo laboratorio delle letterature elvetiche. Tanto più che il master lascia ampio spazio alla pratica. Per migliorare le loro conoscenze delle case editrici, degli archivi, delle biblioteche e dei teatri, gli studenti dovrebbero infatti avere la possibilità di effettuare degli stages.

Esclusivamente romanda per il momento, la rete creata per lo studio delle letterature svizzere non aspetta altro che di allargarsi anche alle università delle altre regioni linguistiche, sottolinea Peter Utz.

La Svizzera potrebbe essere un modello per l’Europa? Il professore di Losanna ha qualche dubbio, ma stima che il plurilinguismo sia comunque una carta importante che la Svizzera non deve sprecare.

«In questo momento le traduzioni letterarie tra le principali lingue europee, ad esempio il francese o il tedesco, sono in diminuzione. Si tratta di un segnale del fatto che le culture europee cominciano ad ignorarsi, segnatamente sotto la spinta della globalizzazione. Bisogna andare controcorrente e ciò è forse ancora possibile in Svizzera».

swissinfo, Carole Wälti
(traduzione di Daniele Mariani)

L’anno accademico in Svizzera comincia ormai a metà settembre. Le date di inizio sono state unificate nell’ambito della riforma di Bologna.

L’università più grande è quella di Zurigo, con circa 24’000 iscritti. Nella Svizzera francese, Ginevra conta circa 14’000 studenti.

In generale si registra un aumento degli effettivi e la tendenza è quella di creare dei master specializzati.

Il master in letterature svizzere si basa su una tematica quadro, che cambierà ogni anno.

Quest’anno il tema scelto è “Idillio e catastrofe, due demoni elvetici”.

Come osserva Peter Utz, l’iconografia idilliaca della Svizzera ha contribuito ad unire il paese. Nel XIX secolo i resoconti di catastrofi avevano svolto un ruolo simile, partecipando all’elaborazione di una cultura della solidarietà.

Nel XX secolo il tema della catastrofe si ritrova sia in Ramuz che in Dürrenmatt, ma serve soprattutto per evocare lo sfaldamento della comunità.

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