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La metamorfosi del muro

Patrizio Porracchia è ritornato a Berlino per restaurare il suo murales. Patrizio Porracchia

Un fulmine squarcia il muro di Berlino e dalla breccia escono neri virus che ne divorano le fondamenta. È l'opera di Patrizio Porracchia, unico artista svizzero ad aver dipinto la East Side Gallery.

Non credo ci sia nell’immaginario collettivo un’immagine più forte, più radicata di quella del muro di Berlino. Tagliava di netto non solo la città, ma il mondo intero. Era il simbolo della contrapposizione fra capitalismo e comunismo.

Poi, vent’anni fa, la cortina di ferro si è liquefatta come neve al sole, sciolta dalla voglia di libertà e di pace. Dal novembre 1989 il simbolo dell’oppressione è stato preso d’assalto dai Mauerspechter, gli scalpellatori del Muro per ottenere un souvenir. Il resto lo hanno fatto i soldati e le ruspe.

S’è rischiato di spazzare via la memoria – anche se terribile – della città. Per fortuna la falce dell’oblio è stata arrestata con un’inaspettata metamorfosi del muro: si è trasformato in un memoriale internazionale alla libertà e alla pace. È la East Side Gallery, una galleria d’arte a cielo aperto sul lato est, lunga un chilometro e trecento metri.

Un’occasione unica

Nel 1990, questa sezione di muro, un’enorme tavolozza, completamente bianca, fu offerta agli artisti di murales dell’epoca perché vi immortalassero la fine di un incubo. In molti – 118 pittori di 21 paesi – aderirono a questa iniziativa. Fra questi c’era anche l’artista svizzero Patrizio Porracchia, nato in Piemonte e cresciuto a Parigi. «Mi trovavo a Offenbach, presso Francoforte. E il mio gallerista mi presentò l’idea di riunire artisti provenienti da tutto il mondo per realizzare una monumentale opera sul muro di Berlino», racconta a swissinfo.ch il pittore.

«Sono rimasto subito colpito dall’idea. Mi sono messo di buzzo buono e ho presentato due schizzi, due idee di murales che avrei voluto realizzare. La giuria ne ha scelto uno, quello raffigurante il muro squarciato da un fulmine e dal quale escono neri virus che lo rosicchiano dalle fondamenta».

Un’enorme tela immacolata

Patrizio Porracchia ha trascorso nella primavera del 1990 due settimane a Berlino, nel corso delle quali ha realizzato con pennello e bomboletta spray il suo affresco. «Il muro rivolto verso est era bianco. In mezzo c’era la striscia della morte e così le ombre dei fuggiaschi, proiettate sulla superficie immacolata, erano ben riconoscibili», così rievoca Porracchia il primo colpo d’occhio alla sezione.

La Berlino Est di allora impressionò molto Patrizio. A colpirlo particolarmente fu la mancanza di colore, il monocromatismo generale e gli ultimi simboli dell’oppressione: il filo spinato e i carri armati. Poi però ricorda la gioia di chi finalmente poteva uscire dalla prigione di stato. «C’era già un certo via vai nei pressi del muro. Non è però paragonabile a quello odierno. Così mi capitò di vedermi passare accanto, a passo d’uomo, un bus puzzolente stipato di russi. Facevano le foto a noi artisti. Poi venne un cittadino della ex DDR. Volle che gli dipingessi uno dei miei virus sulla sua Trabant».

Il ritorno

Un anno fa Patrizio Porracchia è stato contattato dai curatori della East Side Gallery. Gli hanno proposto di ritornare a Berlino per restaurare il suo dipinto. A quasi vent’anni di distanza ha trascorso di nuovo una settimana – nel mese di ottobre – nella capitale tedesca. Per lui è stato come riavvolgere il filo della storia.

Si è ritrovato ancora una volta di fronte al muro e al suo murales. «Ho ritrovato una Berlino completamente cambiata. Ora l’aria non è più irrespirabile e anche l’opprimente patina grigia è stata sostituita da una ricca tavolozza di colori».

Il restauro

La East Side Gallery è stata per vent’anni preda delle bizze del tempo e delle pitture e dei graffiti clandestini. Nel 1990 i dipinti vennero realizzati direttamente sul cemento e con colori poco resistenti.

Oggi il restauro è stato seguito da una ditta specializzata, che ha fornito agli artisti dei colori adatti e ha ricostruito le parti di muro danneggiate. Ora, inoltre, i murales sono stati coperti da uno strato di colore trasparente che ha il compito di proteggerli dalle scritte o che dovrebbe facilitarne la rimozione.

Porracchia è stato fra gli ultimi artisti a raggiungere Berlino. «Il mio dipinto si trovava su una proprietà privata e ho dovuto quindi attendere i permessi per poterlo ridipingere», spiega Porracchia. «Anche altri artisti erano ancora alle prese con i loro murales. Ciò mi ha dato la possibilità di condividere con loro questo amarcord creativo e di allacciare nuovi contatti con la scena artistica internazionale».

Un muro amato dai turisti

I ricordi continuano a riemergere e così il pittore svizzero parla delle relazioni avute allora con gli altri artisti. « Era una scala a pioli ad unirci. I mezzi a disposizione non era molti e così ce la dovevamo dividere. Il muro si è trasformato in un’opera collettiva e in un luogo d’incontro».

La East Side Gallery è diventata in fretta uno dei luoghi di Berlino più amati dai turisti. Vi giungono a frotte – fino a 5000 al giorno – per scattare una foto ricordo. Patrizio Porracchia è felice della notorietà di cui gode anche il suo dipinto. «Non mi aspetto che qualcuno ricordi il mio nome, però mi rende felice sapere che in un anno centinaia di migliaia di persone guardano e fotografano il mio murales. La mia opera ha così raggiunto un obbiettivo importante: quello di non passare inosservata».

Patrizio Porracchia è tornato a Berlino. Ha restaurato il suo dipinto, riconsegnandolo alla città e ai turisti. La sua arte – con quella degli altri artisti coinvolti – ha trasformato un simbolo odiato in un manifesto di libertà, pace e creatività.

Luca Beti, swissinfo.ch

È considerata la più lunga galleria d’arte all’aria aperta del mondo. Essa consiste di circa 106 murales realizzati nella primavera del 1990 da 118 artisti provenienti da 21 paesi. La sezione di muro è lunga 1,3 chilometri.

Fra i graffiti presenti, i più famosi sono quelli del bacio fra Erich Honecker e Leonid Brežnev, nonché quello della Trabant che sfonda il muro.

La East Side Gallery era ai tempi della divisione inserita completamente nella Berlino est e da qui il suo nome, letteralmente «galleria del lato est».

La galleria si trova sulla Mühlenstrasse, a lato del fiume Sprea. Sorge fra la stazione Ost-Bahnhof e il ponte Oberbaumbrücke.

È stata completamente restaurata a vent’anni dalla caduta del muro di Berlino. 91 artisti sono ritornati a Berlino per restaurare e ridisegnare i loro murales.

L’artista è nato nel 1956 in Italia, ad Aisone (CN). In seguito ha vissuto a Parigi.

Ora vive con la sua famiglia a Menznau, nel canton Lucerna.

Da anni ha scelto il feltro di tipo industriale quale base per dipingere. Lo copre giorno dopo giorno di strati di colori acrilici e tempera, imbevendone il materiale. Le sue opere d’arte, appese alle pareti, diventano dei corpi tridimensionali lucenti, monocromatici di colore arancio, viola o verde.

swissinfo.ch

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