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Le Corbusier pittore

Nella vita di Le Corbusier non solo architettura, ma anche tanta pittura. 2006 ProLitteris, Zürich/FLC Photo: Paul Almasy

Quella che si è aperta negli spazi del Museo Rath, a Ginevra, è certamente una delle più grandi mostre pittoriche di Le Corbusier.

L’architetto neocastellano, nativo di La-Chaux-de-Fonds, la avrebbe apprezzata, lui che considerò sempre la pittura come la sua grande vocazione.

Se nel 1987 – in occasione del centenario della nascita di Le Corbusier – il Centro Pompidou di Parigi aveva messo l’accento sui rapporti delle varie arti con l’architettura. Nel 2006 – a 41 anni dalla sua morte – Ginevra offre invece uno sguardo approfondito soprattutto sulla sua pittura.

Il perché di questa scelta ce lo spiega la co-curatrice dell’evento, Naïma Jornod: “Egli ha più volte dichiarato che la pittura era il vero e proprio crogiolo della sua architettura”.

Ma la mostra ginevrina non si ferma qui: la sua ambizione (in parte disattesa) è di mostrare l’opera di Le Corbusier come “arte totale”, come “sintesi delle arti”.

Fino al 6 agosto si potranno ammirare 130 tele, numerosi disegni, tappezzerie, una ventina di sculture (quasi la metà della sua produzione scolpita) e alcuni modellini in legno di assoluta bellezza.

Una vocazione di pittore

Che volesse essere pittore, Le Corbusier (che in giovane età si chiama ancora Charles-Edouard Jeanneret) lo sa fin dall’infanzia: se la madre pianista vorrebbe farne un musicista, sarà il direttore della scuola di belle arti di La-Chaux-de-Fonds, Charles L’Eplattenier (inventore di uno stile Liberty autoctono, lo “style sapin”) a spingerlo decisamente verso l’architettura.

Ma non bisogna dimenticare che, mentre il giovane costruisce la celebre Villa Turca – dove inaugura il “piano libero”, che svincola gli architetti dall’ossessione dei muri portanti – i suoi primi acquarelli vengono esposti al Salon d’automne di Parigi. E mentre termina la Villa Schwob, sempre nella città natale, un’altra esposizione ha luogo a Zurigo.

La vera svolta avviene tuttavia a Parigi, dove Le Corbusier si stabilisce nel 1918: qui, grazie alla collaborazione di Amédée Ozenfant, fonda la scuola “purista”, con il suo manifesto “Après le Cubisme” e la sua profonda volontà di modernismo.

Questo passaggio è ben evidenziato nell’esposizione ginevrina, dove le prime tele che ancora ricordano Rouault fanno posto ben presto alle composizioni post-cubiste più vicine a Léger, a Braque.

Geometrica, coloratissima, sinfonica (per usare un termine caro all’architetto), questa pittura non dimentica mai d’ispirarsi alla natura e alla realtà: la mostra propone in effetti una serie di oggetti detonatori appartenuti a Le Corbusier, che ci permettono di capire il progetto visionario dell’architetto: conchiglie, fossili, reperti del quotidiano, ispirano l’artista in maniera evidente.

L’uomo è l’architettura, la donna il resto

Agli oggetti “naturali”, in una sostanziale continuità del tratto pittorico (che rende un poco ripetitiva la mostra), faranno seguito altri centri d’interesse, altri soggetti.

Come la donna, studiata in modo “geologico”, che fa dire a Le Corbusier (in una lettera del 1913): “L’uomo nudo è per me l’architettura. Quando non pratico l’architettura, vedo tutto come donna”.

Affermazione confermata dall’ultima sezione dell’esposizione, dove attraverso alcuni disegni e sculture, possiamo trovare la figura centrale del “Modulor”, un sistema di misura ispirato al corpo umano, che rende evidente la fratellanza del grande architetto coi grandi geni del Rinascimento (come Leonardo Da Vinci), anch’essi sempre a cavallo tra varie discipline, ma alla ricerca di un umanesimo profondo.

L’architetto è allora la sintesi di teoria e pratica, di creatività poetica e “densità emotiva” (formula usata nel 1925, a proposito del Pavillon de l’Esprit nouveau di Parigi).

Una sintesi che a Ginevra è ben visibile, anche se in gran parte attraverso la pittura: “Questa esposizione è per noi un vero e proprio avvenimento”, conferma il direttore della Fondazione Le Corbusier di Parigi, Michel Richard.

“Gli spazi della nostra fondazione, in una due ville costruite da Le Corbusier nel 1922, sono infatti troppo esigui per permetterci di mostrare fino in fondo la varietà artistica del lavoro di questo architetto, che è stato anche poeta, grafico, creatore di mobili, disegnatore, scultore e pittore”, aggiunge.

Un vero artista totale del Novecento.

swissinfo, Pierre Lepori da Ginevra

Charles-Edouard Jeanneret (Le Corbusier) nasce a La-Chaux-de-Fonds il 6 ottobre 1887.

Tra le sue opere teoriche fondamentali si ricorda “Vers une architecture” del 1923, la quale fonda un’idea dell’architettura d’ispirazione funzionalista, in cui si estende l’influsso e il valore del gesto architettonico anche al campo politico e sociale.

La concezione architettonica di Le Corbusier è stata da lui stesso definita nei celebri “Cinque punti”: i pilastri (pilotis), i tetti giardino, il piano libero (che consente di liberare gli spazi dall’obbligo di seguire i muri portanti), le finestre in lunghezza e la facciata libera.

“Le Corbusier ou la Synthèse des arts” è al Museo Rath di Ginevra, dal 9 marzo al 6 agosto 2006.
Commissari dell’esposizione: Jean-Pierre e Naïma Jornod.
Il catalogo dell’esposizione (304 pagine, 135 illustrazioni a colori, Fr. 49) è pubblicato dall’editore Skira.
“Je suis Le Corbusier. Corbu, un sacré rôle…”, con questo titolo il Théâtre de La Comédie di Ginevra presenterà, dal 14 al 16 giugno, uno spettacolo tratto dagli scritti del grande architetto.

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