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“Manet ritrova Manet”: un’esposizione ideale

Édouard Manet: Au café, 1878 Olio su tela, 78 x 84 cm, Collection Oskar Reinhart »Am Römerholz«, Winterthur. Musée

È un vero evento per il mondo dell'arte l'esposizione in corso fino al 29 gennaio alla Collezione Oskar Reinhart "Am Römerholz" di Winterthur.

Il museo riunisce e ricostruisce la storia di due opere capitali che Édouard Manet, maestro dell’impressionismo francese, aveva concepito come un unico dipinto.

Dopo esattamente 125 anni le due tele di Édouard Manet Au café e Coin de café-concert si trovano di nuovo una accanto all’altra. Firmati nel 1878, i due dipinti provengono da una tela di dimensioni più grandi che Manet aveva chiamato Reichshoffen, dal nome del café-concert parigino che gli aveva ispirato la composizione.

Fu Manet a dividere la tela in due parti, secondo un procedimento al quale l’artista ricorreva spesso per ottenere l’inquadratura desiderata, come spiega la storica dell’arte Juliet Wilson.

L’esposizione Oskar Reinhart “Am Römerholz” oltre ai due celebri dipinti, a disegni, schizzi e documenti attinenti alla tela, presenta gli esiti delle ultime ricerche che hanno permesso di ricostruire la storia nascosta del café de Reichshoffen.

Genesi di un dipinto

“Molti storici dell’arte a partire dal 1930 – spiega la direttrice della collezione Reinhart, Mariantonia Felice – hanno cercato di ricostruire la tela originale ottenendo anche dei buoni risultati, però noi adesso l’abbiamo ricostruita in modo che quasi non vi è più una domanda aperta.”

Attraverso diversi studi due specialisti di Manet, Juliet Wilson-Barcau e Malcolm Park, sono arrivati a una ricostruzione convincente e sono riusciti a rintracciare l’evoluzione artistica che ha condotto alle due opere distinte.

“Manet – aggiunge Mariantonia Felice – è partito da una tela principale che mostrava al centro della composizione una chanteuse del café-concert e dinanzi alla cantante un tavolo con a destra e a sinistra delle figure. Manet, probabilmente non era contento di questa centralità e ha ingrandito il tavolo.”

“Questo tavolo divenne enorme, molto dominante nella composizione, quindi ha eliminato la cantante sostituendola con una finestra, una tenda, che ancora si vede nel nostro quadro.”

I risultati ottenuti sono stati confermati dalla scoperta di un articolo pubblicato nel 1877 dal giornale inglese “The Architect” nel quale un corrispondente anonimo descrive la tela nel suo stato originale, così come si trovava nell’atelier dell’artista.

La Collezione Oskar Reinhart

Questa mostra costituisce un duplice evento non solo perché presenta al pubblico due capolavori dell’impressionismo francese ma anche perché si tratta della prima esposizione tematica nella lunga storia della Collezione Reinhart.

Finora le rigide disposizioni testamentarie lasciate dal mecenate hanno reso difficile l’allestimento di esposizioni temporanee “perché – spiega Mariantonia Felice – “noi non possiamo prestare dei quadri ed è molto difficile ottenerne se non si possono prestare”. Ma il museo è riuscito a risolvere in modo creativo il problema.

“Per rivitalizzare la collezione – continua Mariantonia Felice – abbiamo studiato un programma di mostre – detto Mostre Studio – intorno ad un quadro importante della collezione. Una mostra con poche opere prestate, legata a una ricerca profonda su un quadro e il suo contesto, che ci permette così di ottenere quadri senza dare i nostri, proprio perché possiamo offrire dei risultati scientifici.”

Un nuovo concetto di esposizione

Il duplice dipinto di Manet è stato oggetto di un’approfondita e vasta ricerca. Che questo lavoro specialistico sia poi diventato il tema di una mostra è quanto di meglio potesse capitare – sostiene la storica dell’arte Juliet Wilson.

Juliet Wilson evoca a questo proposito il concetto di esposizione ideale, cioè di un’esposizione possibilmente piccola che prende in considerazione un’unica opera o un piccolo numero di opere cercando di capirle di studiarle a fondo, di mostrare come sono state realizzate, qual è il loro significato.

E aggiunge la storica dell’arte, questa è proprio una delle conclusioni emerse da una conferenza internazionale lo scorso luglio che ha indicato l’esposizione ideale come quella che presenta nuovamente un dipinto anche già noto, ma nel quale si possono scoprire ancora tante cose.

swissinfo, Paola Beltrame, Winterthur

Édouard Manet nasce il 23 gennaio 1832 a Parigi e muore all’età di 51 anni il 30 aprile 1883
Le due tele di Édouard Manet Au café (Collezione Oskar Reinhart “Am Römerholz”, Winterthur) e Coin de café-concert (National Gallery, Londra) sono datate 1878
Nel 1953 Oskar Reinhart acquista la tela Au café per 350.000 franchi svizzeri
Il 26 febbraio 1958 la Confederazione acquisisce la Collezione Oskar Reinhart

La mostra “Manet incontra Manet” è in corso fino al 29 gennaio al Museo Römerholz di Winterthur. Si tratta della prima esposizione tematica nella lunga storia della Collezione Oskar Reinhart.

Cuore dell’esposizione le due tele del maestro dell’impressionismo francese Édouard Manet: Au café e Coin de café-concert. In mostra anche i disegni e gli schizzi (Louvre, Parigi) che Manet compose all’interno del café de Reichshoffen.

Un documento ritrovato recentemente ha permesso di individuare il café parigino che ha ispirato la composizione originale. Il café-concert de Reichshoffen si trova nella zona nord del Boulevard Rochechouart, nel quartiere di Montmartre.

Oltre alle sale riservate alla mostra “Manet incontra Manet”, la collezione Oskar Reinhart, una delle più importanti collezioni del XX°, espone oltre duecento opere dell’arte europea dal tardo gotico fino al primo apparire dei movimenti d’avanguardia. Importanza centrale riveste la pittura francese dell’Ottocento.

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