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Museo Rietberg: scrigno di tesori esotici

La nuova entrata del museo su cui si riflette la villa ottocentesca, sede originale (foto: Rietberg) Museum Rietberg

La villa neoclassica sede originale del museo Rietberg di Zurigo si è arricchita nel 2007 di un nuovo edificio: insieme ospitano una delle collezioni di oggetti d'arte extraeuropea più significative del mondo.

Divinità e artefatti buddisti, induisti, aztechi, africani, cinesi, giapponesi, tibetani e di altri paesi ancora: un museo d’arte antica nel segno moderno di apertura verso altre culture.

Il Rietberg ha la fortuna di essere l’unica istituzione nell’area germanofona che sia per definizione un museo d’arte extraeuropea: “Gli altri sono più che altro musei etnografici che oggigiorno danno spesso l’impressione di essere un po’ ammuffiti”, spiega Lorenz Homberger, vicedirettore del museo.Qui invece non si espongono semplici artefatti, ma oggetti di altissimo valore artistico.

E poi la vocazione di finestra aperta verso altre culture ha oggi un senso tutto particolare, diverso dalla mitizzazione un po’ ingenua delle civiltà lontane, che è in fondo all’origine dei musei di questo tipo.

Le scuole a Zurigo – e la situazione non è molto diversa nel resto della Svizzera e dei paesi occidentali – hanno almeno la metà di bambini stranieri: musulmani, buddisti, induisti, ecc. Non a caso l’interesse degli insegnanti per questo museo è molto alto. Dall’asilo fino al liceo li portano qui regolarmente per una visita guidata.

“Di solito restano per una mezza giornata ed elaborano il loro prodotto, che può essere un oggetto, una composizione musicale, una danza: sperimentiamo momenti molto speciali la domenica, quando vediamo i bambini far da guida ai genitori tra oggetti di culture lontane”, spiega a swissinfo Lorenz Homberger.

Collaborazioni e prestigio

Il museo lavora molto con i prestiti a lungo termine. “Il tempo dell’ingordigia dei musei è passato. Ancora 30 anni fa il British Museum e il Metropolitan di New York si contendevano dei pezzi con vere e proprie battaglie per l’acquisizione”.

Oggi i visitatori vanno in un museo soprattutto per le mostre temporanee e dunque un museo non è più obbligato a possedere tutto quanto espone. Naturalmente chi ha molte opere importanti è facilitato nelle operazioni di scambio e prestito, come nel caso appunto del Rietberg.

Restituzioni

Oggi i musei sono obbligati dall’associazione ICOM (International Council of Museums) a non esporre più oggetti rubati o sottratti con scavi abusivi.

Il nucleo della collezione del Rietberg è però formato proprio da opere raccolte tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, un’epoca in cui il mondo era ancora governato da regole colonialiste e nessuno difendeva i diritti dei popoli depredati di tutto, anche dei propri beni culturali.

Sorprende dunque che il museo non abbia mai ricevuto domande di restituzioni, né da parte di stati, né di istituzioni. Eppure molti degli oggetti esposti potrebbero far parte del patrimonio nazionale del loro paese d’origine.

Pubblicità e sponsoring culturale

A volte questi paesi non hanno però le strutture adatte ad ospitarli, e paradossalmente alcuni di loro sono addirittura contenti che vengano protetti in una sede sicura, come il Rietberg, lontano dalle mani di ladri e commercianti senza scrupoli.

Oggi la funzione di questo museo non è più solo quella di fornire una vetrina su culture lontane, favorendo la comprensione tra i popoli, ma anche quella di aiutare la cultura di quei popoli a svilupparsi.

Ad esempio il Rietberg è il solo museo occidentale in cui sono esposte, fuori della Cina, sculture della città di Kunmin, dove esisteva più di 2000 anni fa una cultura del bronzo unica al mondo: e questo grazie al fatto che Kunmin è gemellata con Zurigo.

Un altro esempio di collaborazione proficua: per una mostra sull’arte cambogiana il museo ha pagato 500’000 franchi per il prestito delle opere, soldi che finanzieranno in Cambogia la ricerca nel campo archeologico.

Ma vi sono anche paesi che non chiederebbero mai la restituzione degli oggetti d’arte perché ritengono che il museo faccia loro una buona pubblicità in Europa: “L’ambasciatore del Kenya, visitando il museo, ha notato che nella nostra ricca collezione africana mancano oggetti del suo paese. Cosa che ritiene invece importante”.

Molte delle opere nella parte dedicata alla statuaria indiana furono inoltre donate al museo negli anni ’60 da una collezionista privata che li esportò con il permesso ufficiale delle autorità indiane, che ritenevano che gli oggetti avrebbero fatto una buona pubblicità all’India e attirato visitatori verso il loro paese.

Un museo ancora più internazionale

Con l’aggiunta dell’ala “smeraldo”, dello svizzero Alfred Grazioli e del viennese Adolf Krinschanitz, il museo ha acquistato nel 2007 spazi più ampi sia per la collezione che per le esposizioni temporanee.

Molti degli oggetti che erano ammassati nella villa neoclassica Wesendonck – sede originale del museo – hanno trovato una collocazione più adeguata negli spazi espositivi moderni.

Anche la villa è stata rinnovata. Le pareti sono state ridipinte con colori più scuri, in omaggio alle tinte delle tappezzerie originali, ma si legano anche psicologicamente ai paesi di provenienza degli oggetti: la stanza indonesiana è di un caldo rosso-marrone, quella dell’Alaska di un glaciale blu-grigio.


swissinfo, Raffaella Rossello

Scultura induista e buddista, opere provenienti dalla Cina, dall’India, dal Giappone e dall’America antica, arte africana e dell’Oceania: il museo Rietberg è dedicato all’arte extraeuropea.

Una sala speciale è inoltre dedicata alle maschere del carnevale svizzero.

Il nucleo centrale del museo, creato nel 1952, è costituito dalla collezione del barone Eduard von der Heydt (1882-1964), cui nel corso degli anni si sono aggiunte acquisizioni e doni di mecenati e di privati cittadini.

La villa neoclassica Wesendonck, sede originale del museo, ospita per lo più sculture. Di particolare pregio è la collezione d’arte buddista, una delle più importanti in Europa. Dipinti e stampe indiane, cinesi e giapponesi sono esposti alla Park-Villa Rieter, anch’essa situata all’interno del parco.

La parte moderna del museo, lo “smeraldo”, comprende nuovi ampi spazi espositivi, un’elegante entrata e un negozio, una nuova caffetteria, zone di servizio, stoccaggio e atelier di restauro.

Vi è anche una sala completa di arredi originali per la cerimonia giapponese del tè, che il museo affitta anche ai privati.

Accanto alla collezione permanente, il museo Rietberg presenta diverse mostre temporanee l’anno.
Il Museo Rietberg attira dai 100’000 ai 150’000 visitatori all’anno.
Conta molti mecenati e sponsor fedeli (grandi gruppi) e più di 3000 soci.

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