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Orpheline spicca il volo

Orpheline in versione "glamour" SP

Uno strano pseudonimo per un'artista: Orpheline ("orfana" in francese). È questo il nome scelto da una cantante ticinese cresciuta tra Europa e Stati Uniti, che racconta a swissinfo.ch le sue speranze e le sue ambizioni.

La chitarra acustica e il basso, ben coordinati, sono accompagnati da una batteria discreta; in questo sobrio contesto, la voce di Orpheline – che in realtà si chiama Deborah Bough – ci racconta la storia di un incontro fragile e delicato.

La canzone in questione s’intitola Shy boy (ragazzo timido) e si tratta del singolo – molto riuscito – tratto dal primo album di Orpheline, Spread my Wings (letteralmente: “spiegare le mie ali”). Un’opera che non vuole rivoluzionare la musica, bensì valorizzare una giovane artista di talento.

Il disco di Orpheline è stato lanciato in Svizzera il 26 febbraio, mentre con altri paesi europei vi sono già contatti in vista di una commercializzazione. Il resto del continente cederà alla delicatezza di Shy Boy oppure all’immagine glamour della ragazza?

Le due facce

Orpheline sembra avere due facce. Da un lato, la diva scintillante stile R&B, che troneggia sulla copertina del CD. Dall’altro, una giovane donna di 24 anni piuttosto semplice e rilassata, quella che appare sul retro dell’album.

Come spiegare questa apparente contraddizione? «Sono molto interessata al mondo della moda, al trucco, ma nel contempo ritengo di avere un messaggio importante da far passare. Per questo motivo desidero unire la bellezza, l’attenzione per l’aspetto estetico a un messaggio molto intimo. Il mio obiettivo è uscire dagli schemi», risponde Orpheline.

Fino a New York

Orpheline è nata a Lugano, crescendo tra la cultura europea della madre e quella americana del padre, il primo giocatore professionista di pallacanestro trasferitosi in Europa. A 14 anni, si sposta con i genitori a Collonges, in Alta Savoia. Cinque anni più tardi, parte sola per New York.

«Recarmi negli Stati Uniti ha rappresentato una scelta personale legata alla musica. Sono andata in America per cercare di realizzare un sogno». Oltre oceano, la ragazza cerca di conciliare studi, lavoretti per mantenersi e la sua passione, a cui si dedica soprattutto la sera.

Ma il trasferimento dal paesino di Collonges a New York, per misurarsi con la musica statunitense, non l’ha spaventata? «Non sono una persona che ha paura. Sono piuttosto qualcuno a cui piace rischiare e realizzare i propri sogni», afferma Orpheline, apparentemente molto sicura di sé.

«Non ho esistato: il bisogno di cantare era talmente forte! Se ci si pone troppe domande, è la fine. D’altronde, New York e l’America sono considerate the land of opportunities; mi sono detta che ce ne sarebbe stata una anche per me…».

Back to Ticino

Ciononostante, il sogno discografico di Orpheline non si concretizza nella Grande Mela bensì a Lugano, dove la ragazza torna a vivere dopo i quattro anni trascorsi a New York.

«Ho dovuto rientrare a causa della morte di mio padre. Temevo che sarebbe stato difficile emergere dal punto di vista musicale in Svizzera, anche perché in Ticino non vi è praticamente nulla. Ho avuto però l’occasione di ritrovare il musicista Max Elli, che conoscevo da tempo ed è pure amico di mio fratello. Ho cantato per lui, e lui ha apprezzato», racconta Orpheline.

Max Nelli – chitarrista del cantante italiano Nek – realizza un arrangiamento che entusiasma Orpheline: «Ho avuto l’impressione che riuscisse veramente a capire ciò che desideravo esprimere».

Grazie a questa intesa, Max Elli guida lo sviluppo musicale di Orpheline, in particolare dirigendo la produzione del suo album, occupandosi di quasi tutti gli arrangiamenti, delle chitarre, del basso. Contemporaneamente, viene creato a Lugano il marchio «Black Ace».

La presenza della chitarra – talvolta in primo piano, talvolta in modo più discreto – caratterizza praticamente l’intero album di Orpheline. A suonarla è Max Elli, ma questo strumento resta il preferito dalla cantante: «L’adoro. Per me la chitarra è come un simbolo. L’ho portata ovunque e lei mi ha accompagnata nel mio cammino di vita».

Chi è Orpheline?

La chitarra è uno strumento legato al folk, al rock. Il disco di Orpheline non è però né particolarmente rock, né folk: non rappresenta infatti un genere musicale determinato. Ma allora, come etichettarlo? L’artista risponde ridendo: «Lo stile “Orpheline” è uno stile a parte! Abbiamo infatti voluto che questo progetto fosse diverso, unico».

Ma questa scelta non rischia di scombussolare il suo pubblico? Orpheline esita e consulta – per la terza volta – il suo manager, Etan Genini. Quest’ultimo parla di «un’identità molto forte». È questo il paradosso di Orpheline: dietro la sua aria decisa, vi è un management molto presente.

Chiediamo quindi a Orpheline il motivo di questi ripetuti appelli a Etan Genini. Paura di dire sciocchezze? «No, ma quando parlo mi piace essere precisa. Quindi, dal momento che la mia attività si svolge in gruppo, desidero integrare i diversi partecipanti. Questi ultimi sono una parte importante della mia vita e del mio lavoro».

Un’ultima domanda: cosa si nasconde dietro lo pseudonimo Orpheline? «Non mi nascondo affatto. Al contrario, credo di riuscire a trasmettere un messaggio profondo grazie a questo nome, che per me rappresenta un passaggio».

Infatti, conclude, «quando si è giovani, a volte ci si sente soli, abbandonati dalla società, persino dalla famiglia e dalle persone che si amano. Si attraversa quindi una fase di sofferenza e di ricerca della propria identità. Ecco cosa significa Orpheline».

Bernard Léchot, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Il primo album di Orpheline – Spread My Wings – sarà venduto nella Confederazione a partire dal 26 febbraio 2010.

Il disco è commercializzato dal marchio Black Ace.

Il singolo Shy Boy fa già parte della programmazione di parecchie stazioni radiofoniche.

Inoltre, sono previsti concerti a Losanna, Zurigo e Bellinzona.

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