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Prangins: il castello delle rivoluzioni

Il castello e le torri che dominano il lago. www.swisscastles.ch

Il museo di Prangins narra la storia svizzera dal 1750 al 1900: 150 anni che hanno rivoluzionato la Confederazione.

Il passaggio dall’aristocrazia alla democrazia moderna, dalla società rurale allo stato altamente industrializzato: Prangins ripropone le vicende di questi profondi mutamenti.

Sorto nel 1723, l’edificio è stato testimone degli avvenimenti che nel Settecento e dell’Ottocento hanno trasformato l’Europa e la Svizzera: il tramonto della monarchia, le insurrezioni popolari, la nascita dei regimi repubblicani, l’industrializzazione, la motorizzazione e molto altro ancora.

Prangins sembrava dunque quasi predestinato a diventare custode dei ricordi storici che hanno portato alla nascita dello Stato moderno, nel 1948.

Tanto più che nel 1814 il castello fu dimora di Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di quel Napoleone I che diede una svolta determinante verso la nacita di una Repubblica federale in Svizzera.

“Da circa 50 anni”, ricorda il curatore del museo François de Capitani, “la Confederazione era alla ricerca di un luogo ideale che potesse fungere da complemento al Museo nazionale di Zurigo. Con l’apertura di Prangins, nel 1998, abbiamo potuto completare l’opera storica”.

Rivoluzione e industrializzazione

“La Svizzera che cambia dal 1750 al 1920” rappresenta un po’ l’anima del museo: oggetti, testi e dipinti che documentano il periodo dinamico e ricco di sconvolgimenti sul piano politico.

Dopo gli Stati uniti d’America nel 1776 e la Francia nel 1789, anche nella vecchia Confederazione si comincia a sognare la fine dell’aristocrazia e l’inizio di una nuova era democratica. È l’invasione dei soldati di Napoleone nel 1798 a siglare la nascita della Repubblica elvetica.

L’entusiasmo della nuova élite elvetica, però, viene frenato dalla fine dell’Impero di Napoleone nel 1815, che consente ai nobili di tornare alla carica. Le successive lotte interne tra cantoni cattolici e protestanti provocheranno una spaccatura profonda che dividerà la Svizzera anche dopo il 1848, anno di nascita della Confederazione e della prima Costituzione federale.

L’esposizione presenta fra molti altri documenti anche dipinti complessi a carattere allegorico che illustrano le diatribe politiche di quegli anni: fra protestanti e cattolici, città e campagna, nobiltà e borghesia, repubblicani e aristocratici.

Lo stato al servizio dello sviluppo economico

L’industria faceva allora i primi passi, passi importanti per il benessere del paese e della popolazione svizzera. In questo contesto
l’apporto della Costituzione si rivela decisivo: oltre a liberalizzare il commercio, essa sancisce l’abbattimento delle dogane tra i cantoni, facilitando sensibilmente gli scambi.

Secondo il curatore del museo François de Capitani, “vengono poste qui le basi per il passaggio da un paese povero e rurale a uno degli Stati più industrializzati del 20esimo secolo”.

Nel 1850 appare il primo francobollo federale e le monete dei vari cantoni scompaiono per far posto al franco unitario. Seguendo passo dopo passo le vetrine di Prangins, il visitatore partecipa alla nascita della moneta unica. Intanto la fabbrica soppianta la produzione artigianale anche grazie all’avvento delle ferrovie federali e al collegamento con la rete ferroviaria europea.

Non solo per le loro dimensioni bensì anche per la loro portata socio-economica, le prime macchine tessili e la ferrovia occupano ampio spazio nel museo di Prangins. Sono infatti sinonimi di produzione di massa e di mobilità; insomma, elementi nuovissimi per una Svizzera che per secoli aveva vissuto in condizioni arcaiche.

In un secondo momento, con il lavoro a domicilio tessile e orologiero, la fabbrica fa irruzione anche nelle zone rurali, portando benessere ma anche nuove forme di sfruttamento dei poveri, come testimoniano le fotografie proposte dal museo.

L’età dei Lumi e la formazione

“Ampio spazio è dedicato ai grandi ideali della società borghese che sta nascendo”, spiega François de Capitani. Si tratta in effetti di ideali che avranno un impatto importante sulla società fino ai giorni nostri.

Anche in Svizzera, l’uomo si convince vieppiù che attraverso lo studio può progredire, sia a livello sociale che personale. L’appartenenza a una casta non è più irrevocabile. I cittadini svizzeri scoprono la lettura come elemento di progresso civile. Inizialmente si tratta di un fenomeno limitato ai benestanti ma i libri entrano sempre più sovente anche nelle case comuni.

L’educazione e l’istruzione assumono un ruolo fondamentale nella società. Nel 1874, la revisione delle Costituzione introduce in tutta la Svizzera la scuola dell’obbligo. Prangins dà ampio risalto all’aula scolastica.

Intanto l’alta borghesia si ritrova nei salotti sfarzosi come quelli di Prangins per discutere di bellezza, lusso e raffinatezza. La ricerca della perfezione fa parte delle aspirazioni umane in tutti i campi, anche sul piano estetico. Anche la cultura è al centro dell’attenzione in queste oasi di lusso: il pianoforte si afferma come strumento polivalente attorno al 1750.

“Spesso sono gli oggetti di lusso dei benestanti ad essere esposti nei musei, perché questi oggetti sono stati conservati in virtù del loro valore. Tuttavia – precisa il curatore de Capitani – il museo offre una visuale molto ampia dei due secoli: dall’arte alle condizioni di vita quotidiana, passando per il lavoro.”

Paese di immigrazione e di emigrazione

A questo aspetto di duplice apertura del paese verso l’estero il museo dedica una sezione speciale, in cui si illustrano le origini e gli effetti della migrazione in entrambi i sensi.

Dal 1700 al 1910 la popolazione svizzera aumenta da un 1,2 a 3,7 milioni di abitanti, malgrado la mortalità infantile sia ancora altissima: un bambino su due muore prima dei 10 anni.

Si stima che nel Settecento vi erano 350’000 persone in Svizzera senza lavoro. Da qui l’esigenza, per ampi strati della popolazione, di emigrare per sopravvivere. Di pari passo, però, si attenuano le epidemie, la medicina fa progressi e le condizioni d’igiene e l’alimentazione migliorano.

Non solo le persone, anche le merci circolano per tutto il mondo. Il museo si sofferma sugli aspetti più svariati di questa nuova mobilità.

Insomma, tenuto conto di tutte le sue implicazioni politiche ed economiche, la storia che si è svolta tra il 1700 e il 1900 costituisce un punto di partenza essenziale per capire anche la realtà della Svizzera dei nostri giorni.

swissinfo, Rolando Stocker

Inaugurato dalla Confederazione nel 1998
Fa parte dei Musei nazionali
Presenta la Storia vizzera dal 1750 al 1920
Ospita circa 50’000 visitatori all’anno

Il Museo nazionale di Prangins costituisce una sorta di complemento del “Landesmuseum” di Zurigo, aperto già oltre un secolo fa.

La collezione del castello vodese illustra il periodo delle grandi rivoluzioni, dalle quali è nata la Svizzera moderna, democratica e industrializzata.

L’esposizione permanente è suddivisa in tre parti:

“Il sogno dei Lumi” verte sugli ideali della società nobile e borghese alla fine del 700.

“La Svizzera che cambia” narra le vicende legate ai cambiamenti radicali dell’1800: Stato federale e sviluppo industriale.

“La Svizzera e il mondo” illustra il tema dei rapporti tra la Svizzera e il resto del mondo, mettendo in rilievo anche il problema dell’emigrazione.

Aperto da martedì a domenica dalle ore 10 alle 17.

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