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Pubblicità del tabacco: l’isola Svizzera

Gli spazi per pubblicizzare il fumo diventano sempre minori swissinfo.ch

Dal 1. agosto, nell'UE è vietato pubblicizzare il tabacco via stampa, radio, televisione e Internet e tramite la sponsorizzazione di eventi internazionali.

La Svizzera, invece, si ritrova ad essere una delle nazioni europee con la legislazione meno restrittiva in questo ambito.

Nei paesi dell’Unione europea (Ue) sarà molto più difficile imbattersi in cow-boy che cavalcano sullo sfondo di sterminati paesaggi, con l’immancabile sigaretta pendente dalle labbra. Medesima sorte per le signorine che fumano in maniera ammiccante, appoggiate al logo della loro marca preferita.

A partire dal 1. agosto 2005, infatti, è entrata in vigore la direttiva europea che sancisce il divieto di pubblicizzare le sigarette tramite stampa, radio, televisione e internet. La proibizione si estende anche agli avvenimenti sportivi o culturali la cui portata supera i confini nazionali.

In Svizzera, invece, le disposizioni legali impediscono di reclamizzare il tabacco ed i suoi derivati mediante radio e televisione – questa disposizione esiste dal 1964 – e non permettono la pubblicità rivolta espressamente ai giovani minori di 18 anni.

Contesti diversi…

La legislazione elvetica appare quindi più «permissiva» rispetto a quella comunitaria, dal momento che consente all’industria del tabacco di presentare i propri prodotti tramite sponsorizzazione di manifestazioni culturali e sportive nonché inserzioni nei giornali o su internet.

Tra gli altri canali a disposizione figurano i filmati diffusi nei cinema, i concorsi su scala nazionale, l’affissione di manifesti in luoghi pubblici e la promozione diretta (punti di vendita). Queste possibilità, però, sono ammesse anche dalle direttive europee.

L’influenza che la pubblicità di tale prodotti nocivi ha sul loro consumo è forse sottovalutata? «Tutt’altro», assicura Sabina Müller, portavoce del programma nazionale di prevenzione del tabagismo presso l’Ufficio federale della salute pubblica (UFSP). «La spiegazione delle differenze tra Svizzera e Unione europea è legata ai diversi processi legislativi: come accade in molti altri settori, la struttura federalista del Paese e le conseguenti autonomie cantonali rendono l’iter di approvazione di una nuova disposizione molto più lungo e laborioso».

Ad esempio, il Canton Ginevra ha emanato alcuni anni fa un divieto della pubblicità per tabacchi e alcolici su manifesti visibili dal suolo pubblico. Contro questa decisione è stato presentato un ricorso di diritto pubblico presso il Tribunale federale, che tramite la sua sentenza del marzo 2002 ha ribadito che per quanto concerne la pubblicità del tabacco la Confederazione ha una responsabilità soltanto puntuale.

Di conseguenza, i Cantoni possono disciplinare individualmente la pubblicità del tabacco e dell’alcool senza violare il diritto federale.

…e tempi più lunghi

Emblematico è anche un altro esempio, quello della Convenzione contro il fumo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sottoscritta dalla Svizzera nel giugno del 2004 e già ratificata da 76 Stati.

Affinché la Convenzione possa essere applicata anche in Svizzera, spiega Sabina Müller, sono però necessari degli adattamenti legislativi, ad esempio per quanto concerne la pubblicità, la vendita di sigarette ai minorenni e la protezione contro il fumo passivo.

La procedura di consultazione per la revisione della legge sulle derrate alimentari, necessaria per poter conformarsi alle disposizioni del trattato, avverrà nel corso del 2006. Nel piano di legislatura 2003–2007 è infatti previsto che la Confederazione elabori un progetto per la restrizione della pubblicità e della sponsorizzazione relativa ai derivati del tabacco.

Tenuto conto delle possibili resistenze, la modifica della legge potrebbe procedere a rilento. La ratifica potrebbe dunque slittare addirittura fino al 2010-2012.

Mercato elvetico attraente?

Alla luce delle opportunità ancora concesse in Svizzera all’industria del tabacco, si potrebbe pensare che il mercato pubblicitario elvetico sia particolarmente interessante per le multinazionali del settore. Esse potrebbero ad esempio ripiegare su pubblicazioni elvetiche per ovviare al divieto di inserzioni nei giornali dell’Ue.

Questa ipotesi è però ritenuta poco probabile da Sabina Müller: «Se una multinazionale del tabacco decide di reclamizzare i suoi prodotti su larga scala per mezzo della stampa, difficilmente sceglierà un giornale svizzero, che tocca un numero ridotto di persone al di fuori dei confini nazionali». Inoltre, la direttiva Ue permette di importare solo riviste o giornali – contenenti pubblicità per il tabacco – il cui pubblico principale si trova soprattutto al di fuori dell’Unione.

Un’eccezione – quella svizzera – che potrebbe comunque avere vita relativamente breve, alla luce della chiara volontà da parte delle autorità di combattere con sempre maggior decisione il consumo di tabacco, di cui la decisione di vietare la sigaretta in treni e stazioni costituisce un recente esempio.


swissinfo, Andrea Clementi

Il 26 maggio 2003, l’UE ha adottato una nuova direttiva in materia di pubblicità e sponsorizzazione dei prodotti del tabacco (Direttiva 2003/33/CE).

Essa vieta a tutti gli Stati membri di reclamizzare i prodotti del tabacco via stampa e radio e di sponsorizzare le manifestazioni a carattere transfrontaliero a partire dal 1° agosto 2005. Già dal 1989 è proibito diffondere pubblicità per il tabacco alla televisione.

In Svizzera, la pubblicità per i prodotti del tabacco è così suddivisa: affissione, 74% del volume complessivo (circa 43 milioni di franchi);
cinema, 12% (7 mio.); periodici, 9% (5 mio.); quotidiani, 2 milioni.

In Svizzera, la pubblicità per i prodotti del tabacco è così suddivisa (febbraio 2005):
Affissione – 74% del volume complessivo (circa 43 mio. di franchi).
Cinema – 12% (7 mio.).
Periodici – 9% (5 mio.).
Quotidiani – (2 mio.).

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