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Seurat, un artista proiettato verso il futuro

The Metropolitan Museum of Art

Con una sfida non facile ma ben condotta il Kunsthaus di Zurigo consacra una retrospettiva a Georges Seurat, padre del 'pointillisme' e una delle figure più interessanti dell'avanguardia artistica francese della fine del 19° secolo.

Difficile immaginare una retrospettiva dedicata a Georges Seurat (1859-1891) senza Une baignade à Asnières (1884), Un dimanche après-midi à l’Ile de la Grande-Jatte (1886) o Le modelle (1888), le sue opere più importanti, che gli hanno conferito il titolo di capofila del movimento neoimpressionista.

Ma come ci confessa il direttore del Kunsthaus Christoph Becker, organizzare una retrospettiva che permetta di raccogliere tutto Seurat non è un’impresa facile. “I suoi quadri sono fragili e molto sensibili e la più parte delle tele di grande formato non può viaggiare. Inoltre l’opera di Seurat si è svolta in un arco di tempo di appena 10 anni e non è quantitativamente così consistente.”

Figure nello spazio

Malgrado l’audacia, il risultato – bisogna ammetterlo – è una mostra generosa che ha davvero il sapore di un evento prezioso, tanto rare sono le occasioni di vedere riunite insieme un numero così consistente di opere di Seurat – oltre 70 tra disegni e dipinti.

Spesso presentata in esposizioni collettive, la sua opera è poco o mal conosciuta e di frequente assimilata a quella degli altri rappresentanti del movimento neoimpressionista. Ma Seurat appartiene ad un altro rango.

Nella sua pittura nulla è lasciato al caso: l’uso calibrato e scientifico di colori puri disposti sulla tela con pennellate minuscole e regolari, la puntualità geometrica delle composizioni, il dialogo razionale che s’instaura tra le figure e lo spazio che le circonda, tutto tende a una precisione senza riserve.

La ricchezza e varietà di approcci impliciti della sua opera ha permesso così al Kunsthaus di individuare per questa retrospettiva un tema centrale per l’artista che fosse però anche ampiamente documentabile dai suoi lavori.

“Ci è sembrato che il rapporto tra la figura e lo spazio potesse essere un tema capace di guidare, come un filo rosso, attraverso l’opera di Seurat” ci spiega Christoph Becker.”È la figura, ovvero il motivo principale, a definire lo spazio e non tanto lo sfondo, il primo piano, la prospettiva, e questa è la cosa interessante. E quando si parla di figura non s’intende necessariamente una figura umana, anche un tronco d’albero può essere considerato una figura”.

La ricerca di armonia e luce assoluta

Percorrendo le sale della mostra si ha l’impressione che in questo allestimento sia stato curato ogni dettaglio. Lo spettro di colori usato per le pareti e i pannelli che suddividono gli spazi, la loro disposizione nella sala, fino alla collocazione delle panchine, tutto sembra voler rendere omaggio alla precisione dei giochi geometrici e luminosi dell’opera di Seurat.

Lo stretto rapporto tra figura e spazio balza subito all’occhio già quando ci troviamo di fronte agli schizzi a olio di piccolo formato, dipinti ‘en plein air’ sulle rive della Senna e usati come studi per la composizione delle opere più note, ‘Baignade’ e ‘La Grande-Jatte’.

Ma diventa ancora più evidente, raffinato e poetico nelle bellissime marine ispirate dai viaggi sulla costa della Normandia effettuati dall’artista tra il 1885 e il 1890. In queste tele di medio formato la piccola pennellata divisa che ha reso famoso Seurat investe i paesaggi di una luce diffusa e assoluta che sembra far vibrare la superficie delle tele.

Nel quadro Le Cirque (1991), l’ultima opera di Seurat e l’unico capolavoro di grande formato che il Kunsthaus ha il privilegio di poter presentare, il rapporto tra figure e spazio si arricchisce della geometria spettacolare e perfetta che ha caratterizzato le sue composizioni più famose.

La passione del bianco e nero

Come illustrano i numerosi esempi proposti in mostra, il tema investe abbondantemente anche l’opera grafica di Seurat. Nell”Homme couché’ ad esempio, uno studio preparatorio per la sua prima grande tela ‘Une Baignade, Asnières’ (1884), vediamo disegnata in bianco e nero una singola figura, per l’appunto un uomo disteso.

Il contrasto di luce e ombra ottenuta grazie all’uso magistrale della matita Conté – una matita con una mina composta da polvere di carboncino pressato che permette bellissimi neri assoluti – produce una luminosità nel corpo disteso, tale da creare una sorta di spazio interno che circonda e allo stesso tempo sembra avvolgere la figura.

Oltre ai disegni quasi onirici che ritraggono figure umane assorte in attività diverse, la mostra ne propone numerosi altri raffiguranti alcuni scorci della vita notturna nella capitale francese e i paesaggi della periferia parigina – una zona da poco ‘conquistata’ dai cittadini, insieme alle spiagge della Normandia, grazie alla mobilità ferroviaria.

Se da un lato queste immagini ci consentono uno sguardo storico sulle nuove abitudini della società in cui è vissuto Seurat, dall’altro aprono uno spiraglio sulla sua grande, innovativa e meno nota abilità di disegnatore e sulle tecniche da lui usate.

“Seurat era un disegnatore di gran talento, con uno stile proprio” ci conferma Becker. “All’interno dell’impressionismo il suo è un modo autonomo di disegnare, nessun altro artista gli somiglia. Con l’uso del carboncino morbido, con la tecnica del tratteggio, della condensazione, dei toni che dal nero vanno al bianco, nei suoi disegni in un certo senso entra il colore.”

Un artista proiettato al futuro

Pur abbracciando con slancio i canoni dell’impressionismo, Seurat è in realtà affascinato dalla modernità e dal linguaggio scientifico e con il ‘pointillisme’ diventa artefice del tempestoso inizio di una nuova epoca artistica, che dalla modernità classica muove verso l’astrazione.

Ma se oltrepassiamo i confini dell’arte e osserviamo la nostra civiltà delle immagini pervasa su ogni fronte da una costante danza di pulviscolo ‘puntinistico’, dobbiamo ammettere che Seurat ha saputo guardare ancora più lontano e con il suo ‘metodo’ – come era solito chiamarlo – ha dato il via con abbondante anticipo anche ad una nuova era della visione.

Paola Beltrame, swissinfo.ch, Zurigo

Georges Seurat nasce nel 1859 a Parigi. Fin da giovane manifesta un grande interesse per il disegno e a 18 anni inizia una formazione classica all’Ecole des Beaux-Arts.

Nel 1879 visita la IV esposizione impressionista e rimane folgorato dalle opere di Monet e Pissarro. Decide di lasciare la scuola e di mettersi alla ricerca della sua pittura.

Ispirandosi agli studi ottocenteschi di ottica e cromoluminosità elabora un procedimento che, grazie alla disposizione sulla tela di punti di colore puro uno accanto all’altro, sposta la mescolanza cromatica dalla tavolozza direttamente nella retina dello spettatore.

Questo stile prende forma completa nella sua opera più famosa ‘Un dimanche après-midi à l’île de la Grande Jatte’ (1886) che diventerà il manifesto del ‘pointillisme’.

Capofila di una nuova avanguardia chiamata dal critico Fénéon neoimpressionismo – a cui prendono parte tra gli altri anche Camille Pissarro e Paul Signac – Seurat dipinge incessantemente e con successo fino a quando nel 1891 si spegne prematuramente a Parigi, colpito da una forma contagiosa di difterite.

Dedicata a Georges Seurat, “Figura nello spazio” rimarrà aperta al Kunsthaus di Zurigo fino al 17 gennaio 2010 e sarà riproposta alla Schirn Kunsthalle di Francoforte dal 05.02.10 fino 09.05.10.

La mostra raccoglie oltre 70 opere tra pitture e disegni provenienti da importanti collezioni pubbliche e private tra cui il Metropolitan Museum di New York, il Fine Arts Museums di San Francisco e il Musée d’Orsay di Parigi.

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