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«Un’opera che interroga sui limiti dell’arte»

L'opera di Xiao Yu, al centro della polemica Keystone

Degli esperti sono riuniti lunedì per discutere sull'aspetto etico della controversa installazione con la testa di un feto esposta al Kunstmuseum di Berna.

L’opera fa parte della collezione di arte cinese contemporanea di Uli Sigg, ex-ambasciatore svizzero a Pechino. swissinfo ne ha parlato con il collezionista.

La polemica sull’esposizione bernese di arte contemporanea cinese è stata scatenata da Adrien de Riedmatten, giornalista ed ex-candidato dell’Unione democratica di centro (UDC) per il Consiglio nazionale.

De Riedmatten se l’è presa con un’installazione dell’artista cinese Xiao Yu, che comprende una vaso di vetro in cui galleggia nella formalina un essere ibrido, il corpo di gabbiano e la testa di feto umano.

Dopo la denuncia del giornalista, il museo ha temporaneamente allontanato l’opera dall’esposizione, organizzando per lunedì un simposio pubblico, in cui esperti di varie discipline discuteranno di arte ed etica.

Sul piano legale, il Kunstmuseum di Berna ha risposto alle cause intentate da De Riedmatten denunciandolo per diffamazione in base ad alcune frasi pubblicate sul suo sito internet.

swissinfo: È sorpreso della controversia sull’esposizione?

Uli Sigg: Sono sorpreso perché l’opera è stata esposta in precedenza (alla Biennale di Venezia nel 1999, NdR) senza suscitare particolari reazioni. Migliaia di persone l’hanno vista senza neppure lamentarsi della sua forma o del suo contenuto. A Berna la reazione è venuta da una persona sola, perciò la considero una reazione individuale.

Naturalmente l’opera è controversa, naturalmente suscita discussioni – è il suo scopo. Ma andare oltre, sporgere denuncia contro l’artista, il museo e il collezionista e rendere la cosa pubblica con affermazioni errate – questo va oltre ciò che mi aspetto come reazione ad un’opera d’arte.

swissinfo: Pensa che le denunce abbiano qualche possibilità di successo?

U.S.: Non vedo come potrebbero avere successo. Non sono basate su un giudizio di natura legale. Si tratta solo di un punto di vista morale soggettivo e personale.

swissinfo: Cosa pensa della decisione del museo di allontanare temporaneamente l’opera?

U.S.: Ne abbiamo discusso. Credo tuttavia che tocchi a loro decidere, poiché il museo è responsabile per le esposizioni e per le opere che espone. In ogni caso capisco la loro decisione.

swissinfo: Come ha acquistato l’opera?

U.S.: Ho visto l’opera a casa dell’artista a Pechino molti anni fa. Conoscendo l’artista da lungo tempo, conoscendo il suo pensiero e gli obiettivi della sua ricerca, mi è sembrata un’opera piuttosto interessante.

All’epoca un gruppo di artisti stava producendo varie opere dedicate alla morte e alla vita. L’opera in discussione va vista in quel contesto.

L’ho comprata perché la mia collezione dovrebbe rispecchiare tutto lo spettro del lavoro artistico in Cina. E poiché questo gruppo di artisti ha un impatto significativo, in particolare sui limiti dell’arte contemporanea, era logico includerlo nella collezione.

swissinfo: Teme che la polemica su una singola opera finisca per oscurare il resto dell’esposizione?

U.S.: Si tratta di un’esposizione che mostra le molte sfaccettature della Cina contemporanea e non si limita solo all’aspetto messo in luce dall’opera in questione. È la prima mostra sull’arte cinese contemporanea in occidente che abbia questa ampiezza e questa profondità. È perciò un peccato che tutti parlino di una sola opera.

Intervista swissinfo: Isobel Leybold-Johnson
(traduzione e adattamento: Andrea Tognina)

«Mahjong, arte contemporanea cinese della collezione Sigg» può essere visitata dal 13 giugno al 16 ottobre al Kunstmuseum di Berna.
L’esposizione, che prende il nome da un gioco popolare cinese, propone di ammirare una selezione delle 1200 opere raccolte dall’ex ambasciatore svizzero in Cina.
Un centinaio di lavori di grandi dimensioni sono inoltre esposti presso la sede del gruppo Holcim a Holderbank, nel canton Argovia.

L’installazione «Ruan» di Xiao Yu è composta da vari recipienti di vetro riempiti di formalina, in cui galleggiano cadaveri di animali variamente assemblati. In uno di essi sul corpo di un gabbiano è cucita la testa di un feto umano. Nell’intento dell’artista, l’opera rappresenta una riflessione critica sulla tecnologia genetica.

Il Kunstmuseum ha temporaneamente ritirato l’opera dalla mostra in seguito ad una denuncia. Lunedì un gruppo di esperti discuterà in pubblico le implicazioni etiche del caso. Il giornalista autore della denuncia è stato invitato.

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