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Una “vittoria” di Putin che non risolve nulla

I commenti dei quotidiani sul dramma degli ostaggi di Mosca swissinfo.ch

Il dramma degli ostaggi di Mosca ampiamente commentato sulla stampa elvetica.

In molti si chiedono se la vicenda non possa insegnare almeno una lezione: che la strategia russa in Cecenia non funziona e va cambiata.

Dialogo per fermare la guerra

È falso, secondo il Tages Anzeiger il paragone con gli attentati di New York e Washington. “Anche se i ribelli ceceni avevano sicuramente dei contatti con Al-Qaida, restano dei separatisti e non dei nichilisti che vogliono semplicemente seminare distruzione e morte”. La loro velleità politica, il ritiro delle truppe russe dalla Cecenia, “non deve essere ignorata”.

Insomma se con i terroristi non si discute, con le forze politiche della Cecenia si deve instaurare il dialogo, “tanto più, conclude il Tagi, che l’aiuto internazionale per una tale iniziativa non mancherebbe di certo”.

Putin imparerà?

La questione è ripresa anche dalla Neue Zurcher Zeitung, che dice in sostanza che la presa d’ostaggi nel teatro resta un segnale di come “la strategia finora impiegata da Putin in Cecenia non funziona”.

Eppure vi sono forze, nel campo molto variegato dei separatisti, che sarebbero pronte ad un compromesso, fa notare la NZZ, che a sua volta suggerisce un intervento internazionale d’interposizione.

Perché le migliaia di morti degli ultimi otto anni hanno causato “ferite e indurimenti di posizione troppo profondi per permettere alle due parti di trovare da soli una via d’uscita”.

Quale futuro per il Caucaso

Pur riconoscendo che le autorità russe hanno evitato un massacro ancora peggiore con il blitz nel teatro, il Bund si chiede perché un vice ministro abbia dovuto mentire sull’impiego di gas letali, quando era ormai evidente a tutti che la principale causa di morte era proprio il gas.

“Ma è sintomatico della politica d’informazione di Mosca, da Cernobyl alla Cecenia.” E tanto più attentamente si dovrà quindi guardare, ritiene il giornale della capitale, ora come Mosca conduce la sua “guerra contro il terrorismo” in Cecenia.

Tra i giornali della Svizzera tedesca da segnalare infine il Blick, che dedica l’apertura a tutta pagina con foto a quella che definisce “Narcosi mortale per 116 ostaggi”. In un sottotitolo evidenziato in rosso, il Blick precisa che solo uno degli ostaggi è morto a causa di un colpo d’arma da fuoco.

Il conflitto resta

“Putin salva la sua immagine di uomo forte” titola a tutta pagina Le Temps. Nell’editoriale, Jean-Marc Béguin, si interroga sulla portata ed il significato di questa “vittoria” del presidente russo.

Bisogna dire – precisa l’editorialista di Le Temps – che se “questa ‘vittoria’ di Putin lo tira fuori da un passo molto difficile, l’operazione in se stessa non risolve nulla. Il problema ceceno resta intatto e non si riduce ad una lotta contro il terrorismo islamico internazionale”.

Gas incriminato

Molti gli interrogativi sulle letali conseguenze del gas utilizzato dalle forze speciali russe per narcotizzare terroristi ed ostaggi. A tal proposito 24heures titola a tutta pagina “Un gas vietato per ‘liberare’ gli ostaggi”.

Il quotidiano romando pone l’accento sulle conseguenze mortali dell’intervento per liberare gli ostaggi e sull’utilizzo di quello che definisce “un gas iscritto sulla lista delle armi chimiche vietate”.

Anche il Corriere del Ticino focalizza l’informazione sull’ecatombe di ostaggi a causa del gas utilizzato nell’operazione, titolando “Putin vince, ma è polemica”. Il commento analizza quella che definisce “L’immagine di un terrorismo globale”.

La polemica

Sul Giornale del Popolo l’editoriale dal titolo “Putin, scelta obbligata” è firmato dal corrispondente da Mosca Vladimir Sapozhnikov, che scrive: “la polemica che insorge in Russia sull’uso appropriato del gas nervino non coinvolge l’immagine del presidente Vladimir Putin neanche un po’.

Il discorso televisivo alla nazione, in cui il leader del Cremlino aveva chiesto scusa per le tante vittime dell’operazione, ha lasciato un’impressione profonda quanto positiva nel cuore del popolo russo, che ora giudica il proprio presidente come «un eroe nazionale, che non si è piegato alle sfacciate rivendicazioni dei terroristi ceceni». Al popolo i cui zar abolirono la schiavitù appena 141 anni fa, piacciono capi tosti e duri”.

“Un prezzo altissimo per la pace” titola infine La Regione il suo editoriale, che termina con queste parole: “se Putin ha ricevuto l’incondizionato sostegno di Bush nelle decisioni prese per mettere fine al sequestro, non è chiaro se ciò muterà la posizione russa al Consiglio di sicurezza, dove Washington chiede il via libera per attaccare Baghdad”.

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