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Diagnosi precoci per combattere l’influenza

Maschera e abiti protettivi sono d'obbligo per i medici che si occupano dei casi sospetti Keystone

La mobilitazione contro l'influenza porcina riporta alla memoria l'agitazione planetaria per il virus aviario. Meno virulento ma con un potenziale di diffusione più alto, il nuovo ceppo influenzale dal Messico ha indotto l'OMS ad alzare il livello di allarme.

Nel 2005 gli Stati di mezzo mondo si sono mobilitati per affrontare l’influenza aviaria. Si è parlato del rischio di pandemia, le mascherine sanitarie sono andate a ruba, le vendite di pollame sono crollate e le case farmaceutiche – tra cui la svizzera Roche – hanno distribuito medicinali per miliardi di dollari.

Poi… più nulla. O quasi. I dati aggiornati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) parlano di 421 casi di contagio e 257 decessi tra il 2003 e l’aprile 2009.

Ovvero 40 morti all’anno in tutto il mondo, una “bazzecola” (col dovuto rispetto per le famiglie delle vittime) se paragonati al milione di persone che si porta via ogni anno la malaria. O ai 40 milioni di individui uccisi dalla “Spagnola” nel 1918.

Maiali al macello

In questi giorni il termine “pandemia” è nuovamente sulla bocca di tutti e la più comune tra le malattie, l’influenza, torna a far paura. Al momento sono nove le nazioni in cui si registrano casi accertati di “nuova influenza”. L’OMS ha confermato mercoledì 114 casi, di cui 8 letali.

Dichiarando che la pandemia è oramai da considerarsi «imminente», l’organizzazione internazionale ha deciso di innalzare il livello di allarme da 4 a 5 (su una scala che ne conta 6, vedi Altri sviluppi).

Diversi paesi hanno sospeso le importazioni di carne suina dal Messico e dagli Stati Uniti. L’Egitto ha invece annunciato di voler abbattere, a titolo precauzionale, tutti i maiali del paese. Una reazione appropriata?

«Mi sembrano misure eccessive. Non c’è alcuna ragione di rinunciare alla carne di maiale», dice a swissinfo Didier Pittet, a capo del servizio di prevenzione e controllo delle infezioni all’Ospedale universitario di Ginevra.

«È tuttavia corretto adottare tutte le misure del caso per prevenire la diffusione della malattia. Si tratta in effetti di una nuova variante che non va sottovalutata».

Da uomo a uomo

«Dopo aver vissuto l’agitazione per la polmonite atipica SARS o l’influenza aviaria – prosegue Pittet – si potrebbe avere l’impressione di essere confrontati ad un allarmismo ingiustificato. Ma non è così», sottolinea Pittet.

A differenza del virus aviario H5N1, spiega il professore, quello attuale (H1N1) ha provato la sua trasmissibilità da uomo a uomo.

«Il virus aviario ha causato una pandemia tra i volatili e ha contagiato le persone a contatto con animali infetti. Quello porcino si trasmette invece direttamente da una persona all’altra. È quindi più corretto parlare di un virus umano vero e proprio».

«Ad ogni modo – afferma Pittet – non credo che all’epoca dell’aviaria si sia reagito in modo eccessivo. Se l’H5N1 si fosse trasmesso da uomo a uomo, come alcuni temevano, gli effetti sarebbero stati catastrofici».

Decessi insoliti

Ad aver sorpreso – e inquietato – i ricercatori è la nuova forma assunta dal virus. La prima volta che è stato diagnosticato, rileva il professor Pietro Vernazza, responsabile del reparto Malattie infettive e Igiene ospedaliera dell’Ospedale cantonale di San Gallo, è stato trovato un H1N1, un ceppo influenzale abbastanza comune.

«Ci si è potuti accorgere che c’era qualcosa di anomalo soltanto al momento del decesso di giovani fino ad allora in buona salute. Nel frattempo erano però già trascorsi una quarantina di giorni. Un lasso di tempo troppo lungo, se paragonato al piano di contenimento delle infezioni elaborato dall’OMS», spiega Vernazza.

Le analisi hanno evidenziato che la nuova influenza è una variante formata da un virus porcino, da un virus aviario e da virus umano. «Al momento si registrano circa 2’000 casi sospetti e circa 160 decessi, non ancora confermati. Rispetto ad un normale virus influenzale, siamo di fronte a tasso di mortalità più alto», indica Didier Pittet.

«Fortunatamente – rassicura Pietro Vernazza – il virus si è rivelato meno patogeno di quanto temuto inizialmente. Il virus si diffonderà probabilmente in tutto il mondo, Svizzera inclusa, e sarà quindi necessario insistere sulle diagnosi precoci».

Gli insegnamenti dell’aviaria

Nonostante le perplessità sollevate dal “falso” allarme dell’aviaria (c’è chi ha denunciato un legame tra le raccomandazioni dell’OMS e gli interessi finanziari delle ditte farmaceutiche), le misure messe in atto nel 2005 tornano oggi utili.

In un comunicato congiunto, l’OMS e le autorità del Laos hanno affermato che l’esperienza accumulata dal paese asiatico in materia di lotta all’aviaria ha creato le condizioni favorevoli alla messa in atto di un sistema di sorveglianza solido per lottare contro l’influenza porcina.

«Dopo la minaccia dell’aviaria – conferma Didier Pittet – i paesi si sono preparati meglio, elaborando precisi piani pandemici».

Il passaggio di un virus dall’animale all’uomo, rammenta Pietro Vernazza, è un fenomeno naturale e casuale. «Non siamo in grado di prevedere né quando né dove avverrà. L’importante è essere pronti a reagire».

«Per la nuova variante di influenza porcina non c’è motivo di preoccuparsi eccessivamente o di farsi prendere dal panico. È però legittimo rimanere all’erta».

swissinfo, Luigi Jorio

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha deciso mercoledì sera di innalzare il livello di allarme da 4 a 5. Ciò significa che la pandemia, ovvero la diffusione dell’epidemia in più aree geografiche, è oramai imminente.

La direttrice generale dell’OMS, Margaret Chan, ha esortato tutti i paesi ad attivare i loro piani di preparazione alla pandemia.

Alle ditte farmaceutiche è stato chiesto di aumentare la produzione di antivirali.

Il Consiglio federale ha deciso di rafforzare il suo dispositivo di coordinamento per lottare contro un’eventuale pandemia.

Il governo ha attivato l’unità speciale incaricata di prestare consulenza e di assistere la Confederazione e i Cantoni.

L’Ufficio federale della sanità pubblica ha comunicato che i casi sospetti di influenza porcina in Svizzera sono al momento 25.

La compagnia aerea Swiss ha deciso di aggiungere l’anti-influenzale Tamiflu alla farmacia di bordo sui voli di lunga distanza.

Chi desidera informazioni e consigli può telefonare al numero
++41(0)31 322 21 00 dalle ore 09:00 alle 18:00 nei giorni feriali.

Ragguagli sono pure disponibili sul sito dell’UFSP, all’indirizzo
http://www.bag.admin.ch/pandemie/index.html?lang=it

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