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La solidarietà elvetica si mobilita per Siria e Turchia

Persone in tuta sopra macerie
Soccorritori svizzeri al lavoro ad Hatay, Turchia, 8 febbraio 2022. Michael Fichter/eda/handout Rettungskette

Il bilancio del devastante terremoto che ha colpito la Siria e la Turchia continua ad aggravarsi. Sono migliaia le persone rimaste uccise. L'aiuto umanitario elvetico si è mobilitato, così come la Catena della Solidarietà che ha lanciato una raccolta fondi.

In un freddo glaciale i soccorsi lottano contro il tempo per cercare di portare in salvo eventuali persone sopravvissute al terremoto di magnitudo 7,8 verificatosi lunedì nelle prime ore della mattina nel sudest della Turchia e nel nord della Siria.

Il cattivo tempo complica la sfida, e già martedì il ministro degli interni turco aveva annunciato che le seguenti 48 ore sarebbero state cruciali per salvare la vita delle persone ancora intrappolate sotto le macerie.

Nella maggior parte dei casi, tuttavia, ad essere trovati sono solo corpi senza vita. Il bilancio è terrificante. Il numero di persone uccise ha superato le 11’000 e continua ad aggravarsi. Stando ai dati ufficiali diffusi mercoledì mattina, in Turchia sono stati estratti dalle macerie oltre 8’500 corpi e in Siria sono stati contati 2’600 morti, secondo le autorità e i medici.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 23 milioni di persone potrebbero essere colpite più o meno direttamente. Solo in Turchia, il terremoto potrebbe lasciare più di 250’000 persone senza casa. Uno dei bisogni più urgenti è dunque l’alloggio, “soprattutto a a causa delle rigide temperature”, afferma Emmanuel Massart, coordinatore delle operazioni in Medio Oriente di Medici senza frontiere.

Aiuto svizzero

La Confederazione si è mobilitata immediatamente. La Catena svizzera di salvataggioCollegamento esterno è arrivata martedì mattina con 80 specialisti, tra cui membri dell’esercito e della Società svizzera per cani da ricerca e da salvataggio REDOG, già presente sul posto nell’ambito di una collaborazione con l’organizzazione di soccorso turca GEA.

La Svizzera ha portato attrezzature pesanti, tra cui macchinari da costruzione, seghe per cemento e martelli pneumatici. “Ci sono ancora buone possibilità di salvare le persone sepolte”, ha dichiarato Alessio Marazza, colonnello dello Stato Maggiore dell’esercito elvetico. “Quando fa freddo, non ci si disidrata tanto e si vive più a lungo sotto le macerie rispetto all’estate”.

Nella città di Hatay l’aiuto svizzero ha finora permesso di trarre in salvo cinque persone.

Azione di soccorso della Catena della Solidarietà

Anche il braccio umanitario della società svizzera di radiotelevisione SSR, la Catena della SolidarietàCollegamento esterno, si è attivata per raccogliere fondi in favore delle popolazioni colpite dal terribile sisma. La risposta della popolazione svizzera è stata rapida e da lunedì ha già donato oltre 3,2 milioni di franchi.  

La Catena della Solidarietà è in contatto con le sue organizzazioni partner presenti nelle vicinanze delle regioni disastrate in Siria, che si impegnano già da anni per aiutare queste popolazioni colpite dalla guerra. In Turchia invece, è attualmente operativo principalmente il Movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.

“La massima priorità al momento consiste nel valutare la capacità d’intervento delle nostre ONG partner e nel definire i bisogni materiali e finanziari sul posto. Attualmente tutti gli sforzi si concentrano sulla ricerca delle persone sepolte tra le macerie o disperse, nonché sulla distribuzione di viveri, acqua e ripari provvisori per i sopravvissuti che hanno perso tutto. Facciamo appello alla solidarietà in Svizzera per aiutarci ad affrontare l’urgenza e l’entità di questa catastrofe” ha dichiarato Miren Bengoa, direttrice della Catena della Solidarietà.

Mobilitazione mondiale

Con la Svizzera, anche il resto del mondo si è attivato per portare soccorso nelle aree colpite. L’Unione europea ha mobilitato per la Turchia 1’185 soccorritori e 79 cani da ricerca e da salvataggio provenienti da 19 Stati membri. Per la Siria, l’UE è in contatto con partner umanitari sul posto e finanzia le operazioni di soccorso.

Il presidente statunitense Joe Biden ha promesso al suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan “tutto l’aiuto necessario” e due squadre di soccorso stanno arrivando nel Paese. La Cina ha annunciato l’invio di 5,9 milioni di dollari, soccorritori specializzati in aree urbane, personale medico e materiale di emergenza.

Macerie
Innumerevoli edifici, nell’immagine la città di Hatay, sono stati completamente rasi al suolo. Keystone / Erdem Sahin

Anche l’Ucraina, malgrado l’invasione russa, ha inviato in Turchia 87 soccorritori. Gli Emirati Arabi Uniti hanno premesso 100 milioni di dollari e l’Arabia Saudita, che dal 2012 non ha più legami con il regime di Damasco, ha annunciato la creazione di un ponte aereo per aiutare la popolazione colpita nei due Paesi.

In Siria, tuttavia, la richiesta di aiuto delle autorità è stata ascoltata soprattutto dall’alleato russo. Secondo l’esercito, 300 militari russi sono già sul posto.

Washington ha indicato di essere al lavoro in collaborazione con ONG locali in Siria, sottolineando che “i fondi andranno al popolo siriano e non al regime”.

L’azione della diaspora in Svizzera

La tragedia ha scioccato le diaspore siriana e turca in Svizzera che si sono a loro volta mobilitate per cercare di aiutare come possono. Si moltiplicano le donazioni, le raccolte di materiale e le azioni di solidarietà.

A Bienne, ad esempio, la presidente della Mezzaluna Rossa del Kurdistan svizzero (HSK-CH), Özlem Arik, ha lanciato un appello di aiuto e ha immediatamente iniziato a raccogliere fondi per le vittime curde.

È particolarmente preoccupata che la popolazione curda possa essere discriminata negli aiuti forniti da Ankara. “Ci sono già esperienze che dimostrano che lo Stato turco e le ONG statali si concentrano sulla parte non curda”, ha dichiarato martedì alla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS.

Altrove, le comunità stanno raccogliendo beni di prima necessità, come cibo e prodotti per l’igiene. Per la Siria, la situazione è più complicata. In questo Paese devastato dalla guerra, è quasi impossibile inviare denaro o materiale direttamente dalla Svizzera.

Un cocktail esplosivo

Il sisma ha colpito una delle regioni geologicamente più delicate del pianeta, ma anche una delle aree politicamente più turbolente. Per quanto riguarda l’invio di aiuti alle vittime, le difficoltà sono decuplicate.

La tragedia colpisce anche due Paesi in situazioni molto diverse. A differenza della Turchia, la Siria è in guerra.

Intervistato dalla RTS, Didier Billion, vicedirettore del think tank IRIS e specialista di Medio Oriente e Turchia, ritiene che “nei giorni e nelle settimane a venire, la questione principale sarà l’organizzazione e la razionalizzazione dell’afflusso di aiuti”. A questo proposito, ricorda l’importanza di Bab al-Hawa, l’unico punto di passaggio tra Turchia e Siria, garantito da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Tuttavia, la strada che conduce al punto di passaggio è stata danneggiata, interrompendo temporaneamente la consegna degli aiuti, ha dichiarato martedì un portavoce dell’ONU.

Billion ha affermato che sono necessari più punti di attraversamento e che si dovrebbe prendere in considerazione un percorso meridionale, attraverso Damasco.  “In questo caso emerge il problema dell’atteggiamento del governo” di Bashar al-Assad e la sua “paranoia acuta”, ha aggiunto.

Da parte turca, in un contesto politico altamente polarizzato ed esplosivo, “per il momento prevale l’unità nazionale”, afferma il ricercatore. “Ma la vita politica ha le sue leggi e la situazione è molto polarizzata, in un contesto di campagna pre-elettorale e c’è il rischio di una forma di strumentalizzazione nei giorni o nelle settimane a venire”, spiega.

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