Prospettive svizzere in 10 lingue

Le ONG dubitano della generosità degli aiuti climatici della Svizzera

gente che cammina lungo una strada sommersa dall acqua
Inondazioni in Nigeria, settembre 2022. I Paesi in via di sviluppo sono particolarmente colpiti dagli impatti dei cambiamenti climatici. Copyright 2022 The Associated Press. All Rights Reserved

La Svizzera è il donatore più generoso quando si tratta di aiutare finanziariamente i Paesi in via di sviluppo a far fronte alla crisi climatica, secondo un'analisi internazionale. Una conclusione che però non convince le ONG svizzere di aiuto allo sviluppo.

Il finanziamento di progetti a protezione del clima nei Paesi in via di sviluppo, spesso tra i più colpiti dagli impatti dei cambiamenti climatici, è un tema centrale non solo alla COP27 in corso in Egitto. La questione emerge ogniqualvolta si parla della responsabilità degli Stati industrializzati, cioè le nazioni che storicamente hanno generato più emissioni e che quindi hanno contribuito più di altre al riscaldamento globale.

>> Leggi: COP27 e i soldi per il clima che i Paesi ricchi sono riluttanti a concedere

Nel 2009, i Paesi industrializzati, Svizzera inclusa, hanno deciso di stanziare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 per finanziare progetti di mitigazione e di adattamento climatico nei Paesi in via di sviluppo. L’obiettivo non è stato raggiuntoCollegamento esterno ed è stato posticipato al 2023.

All’origine del fallimento c’è il mancato impegno di alcune grandi economie, Stati Uniti in primis. È quanto si evince da un’analisiCollegamento esterno di Carbon Brief pubblicata il 7 novembre. Il sito specializzato in scienza e politica dei cambiamenti climatici ha determinato la “giusta quota” per ogni Paese, ovvero il contributo che ognuno di essi dovrebbe versare in base alle emissioni che ha generato dal 1850.

“La Svizzera contribuisce ampiamente al riscaldamento climatico di cui i Paesi poveri del Sud subiscono le dure conseguenze.”

Sonja Tschirren, Swissaid

Gli Stati Uniti sono all’origine di circa un quinto delle emissioni globali cumulate. Nel 2020 hanno stanziato 7,6 miliardi di dollari, quando invece avrebbero dovuto mettere a disposizione 39,9 miliardi, secondo Carbon Brief. Nemmeno Canada, Australia, Regno Unito, Grecia, Nuova Zelanda e Portogallo hanno contribuito con una “giusta quota”.

Al contrario, Paesi quali Giappone, Francia, Spagna, Germania e Italia hanno dato più del dovuto. In questo gruppo c’è anche la Svizzera, che secondo Carbon Brief è lo Stato che si è mostrato finora più generoso: l’aiuto finanziario elvetico è stato del 436% superiore di quanto il Paese era tenuto a fare.

Contenuto esterno

La Svizzera è inoltre tra i pochi donatori a stanziare finanziamenti quasi esclusivamente sotto forma di aiuti diretti, come richiesto dai beneficiari. Solo il 3% del suo contributo è erogato sotto forma di prestiti, i quali vanno prima o poi vanno rimborsati. La quota dei prestiti è dell’8% per l’Italia, del 45% per la Germania e addirittura dell’86% per il Giappone, secondo Carbon Brief.

Origine e destinazione dei soldi svizzeri

Nel 2020, la Svizzera ha contribuito con 659 milioni di franchi, di cui 390 milioni sono stati prelevati dal bilancio della cooperazione internazionale allo sviluppo e da altri fondi pubblici, indica l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM).

Poco meno della metà del finanziamento pubblico (circa 180 milioni di franchi) è confluito in istituzioni multilaterali quali il Fondo verde per il clima o la Banca Mondiale. Il resto è stato utilizzato per progetti di mitigazione e di adattamento climatico nei Paesi in via di sviluppo, ad esempio la promozione della mobilità elettrica o la creazione di sistemi di allerta precoci per affrontare eventi estremi quali alluvioni e siccità.

Tra i principali Paesi beneficiari si possono elencare il Perù (che ha ricevuto circa 6,5 milioni di franchi), il Vietnam (5,6 milioni), il Benin (4,9 milioni), l’Honduras (4,9 milioni) e l’India (4,2 milioni), stando alle cifre dell’UFAM.

“Per calcolare la giusta quota, l’analisi tiene conto solo le emissioni che i Paesi hanno prodotto sul proprio territorio, ignorando quelle dovute al loro consumo all’estero.”

Delia Berner, Alliance Sud

La Svizzera ha anche mobilitato investimenti privati per un valore di 269 milioni di franchi, soprattutto tramite le banche multilaterali di sviluppo e l’Assicurazione svizzera contro i rischi delle esportazioni.

In una e-mail a SWI swissinfo.ch, l’UFAM sottolinea che il contributo complessivo della Svizzera per il 2020 è stato superiore all’obiettivo inizialmente perseguito dal Governo, compreso tra 450 e 600 milioni di franchi.

Il peso delle emissioni “grigie”

I risultati dell’indagine di Carbon Brief non convincono però le ONG svizzere. “Per calcolare la giusta quota, l’analisi tiene conto solo le emissioni che i Paesi hanno prodotto sul proprio territorio, ignorando quelle dovute al loro consumo all’estero”, afferma a SWI swissinfo Delia Berner, specialista di clima presso Alliance Sud, una comunità di lavoro che riunisce le principali organizzazioni svizzere di cooperazione internazionale.

Le analisi che considerano queste emissioni grigie giungono a risultati “diversi e preoccupanti”, indica Sonja Tschirren di Swissaid, citando una valutazioneCollegamento esterno di alcuni anni fa, sempre di Carbon Brief, secondo cui le emissioni totali della Svizzera sarebbero del 209% più elevate, se si tenesse conto anche del CO2 dovuto alle importazioni.

“Con un’impronta di CO2 pari a 14 tonnellate per abitante, contro una media mondiale di 6 tonnellate, la Svizzera contribuisce ampiamente al riscaldamento climatico di cui i Paesi poveri del Sud subiscono le dure conseguenze”, dice Tschirren.

Inoltre, le ONG deplorano il fatto che la maggior parte del finanziamento climatico della Svizzera provenga dal bilancio della cooperazione allo sviluppo. Non si tratta quindi di una risorsa finanziaria nuova e addizionale, come invece ci si aspetterebbe nel quadro dei 100 miliardi di dollari all’anno promessi dai Paesi industrializzati, puntualizza Berner.

Christina Aebischer, specialista di clima presso Helvetas, teme che una frazione crescente del bilancio della cooperazione internazionale verrà etichettata e usata come “finanziamento climatico”. “In questo modo il contributo climatico comunicato dalla Svizzera aumenterà. Tuttavia, non comporterà fondi aggiuntivi”, sottolinea.

Le ONG ritengono che tenendo conto delle emissioni grigie, e della capacità economica nazionale, come previsto dal principio della “responsabilità comune ma differenziata” della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Svizzera debba contribuire con almeno un miliardo di dollari all’anno (circa 960 milioni di franchi).

Una cifra che, come i 100 miliardi di dollari all’anno promessi dai Paesi industrializzati, non sarà ad ogni modo sufficiente per aiutare i Paesi più poveri: il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente stimaCollegamento esterno che costi di adattamento ai cambiamenti climatici in questi Paesi ammonteranno tra i 280 e i 500 miliardi all’anno all’orizzonte 2050.

Articolo a cura di Sabrina Weiss

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR