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Expo.02: cosa resta?

Il direttore tecnico di Expo.02, Ruedi Rast Keystone

Tutto deve scomparire. È questo il principio che regola il futuro delle infrastrutture di Expo.02.

I motivi di questa scelta sono di ordine giuridico e finanziario. Ma qualcuno vorrebbe altrimenti.

Expo.02 è sorta ai margini delle città di Bienne, Morat, Neuchâtel e Yverdon e sulle rive dei loro laghi. Vale a dire in aree protette e non edificabili.

I permessi di costruzione erano perciò provvisori e concessi solo per un periodo di 159 giorni, cioè per la durata dell’esposizione nazionale. A volte con un’originale interpretazione della situazione giuridica: il Monolito galleggia al largo di Morat in virtù di una licenza analoga a quella nelle navi.

Sarebbe stato impensabile ricorrere a licenze edilizie permanenti: i tempi di procedura e le inevitabili opposizioni avrebbero reso impossibile la realizzazione delle arteplage in tempo utile. “Non avremmo ancora messo una pietra sopra l’altra”, osserva Ruedi Rast, direttore tecnico di Expo.02.

Una questione di costi…

La scelta in favore di strutture provvisorie non ha però solo ragioni giuridiche. Progettare e costruire strutture destinate a durare avrebbe fatto lievitare sensibilmente i costi dell’esposizione.

Così si sono utilizzati container, impalcature e teloni, tutti elementi facili da smantellare. Le parti in metallo, ad eccezione della Nuvola di Yverdon, non sono state trattate contro la corrosione. Il tetto del Palais de l’Equilibre e i giganteschi “ciotoli” riempiti d’aria di Neuchâtel non sono concepiti per resistere durante l’inverno.

… e di creatività

Ma c’è di più, come sottolinea Ruedi Rast: “Se qualcosa dovesse restare, si tratterebbe di rovine, isolate dal loro contesto. È forse meglio lasciare spazio alla leggenda, alla realtà virtuale, senza appesantirla con i resti della realtà.”

Il carattere effimero dell’Expo ha inoltre impedito di costruire strutture già orientate ad un utilizzo futuro. “Poiché tutto era destinato a sparire, nessuno ha lavorato pensando di realizzare una sala multiuso per il dopo-Expo o un nuovo quartiere cittadino,” nota soddisfatto Rast.

Gli architetti hanno così avuto maggiore liberta, “ciò che ha permesso l’ideazione di progetti meravigliosi come il Monolito galleggiante e la Nuvola.”

Iniziative contro lo smantellamento

Proprio la bellezza e l’originalità di alcuni edifici dell’Expo hanno però incontrato il favore della popolazione locale, facendo sorgere il desiderio di conservare alcune strutture dell’esposizione.

“Il fatto che le persone vogliano possedere ciò che piace loro, è un fenomeno tipico della nostra società capitalistica”, analizza Rast. “Capisco queste reazioni, sono anzi per noi una sorta di complimento.”

Fra gli edifici particolarmente ambiti vi è il “Palais de l’Equilibre” a Neuchâtel. Nella città si è formato un comitato per la sua conservazione, ma il parlamento comunale si è opposto al progetto.

Anche il Cern, il centro ginevrino di ricerca sull’atomo, e il canton Ginevra hanno segnalato il loro interesse per la grande sfera di legno. La Confederazione, che è proprietaria del “Palais”, si esprimerà a proposito nel mese di novembre.

Monolito e Lingotto nella Svizzera centrale?

Il Monolito di Morat potrebbe invece essere trasferito sul Lago dei quattro cantoni. La vetreria di Hergiswil, nel canton Nidwaldo ne vorrebbe fare uno spazio espositivo. Rimane tuttavia il problema dei costi per la sua manutenzione – si parla di 3,5 milioni l’anno.

All’interno della Nuvola di Yverdon, la città, il cantone e alcuni privati vorrebbero collocare la sede di un museo di fantascienza e un ufficio dell’Agenzia spaziale europea. Gli architetti che l’hanno ideata si oppongono però alla conservazione di una struttura pensata per essere effimera.

Già deciso è il futuro del padiglione della Banca nazionale, eretto sull’arteplage di Bienne. Il comune lucernese di Flühli ne farà una sala multiuso. Il sottile strato d’oro che lo ricopre sarà però venduto a scopo di beneficenza.

Il programma di smantellamento

Qualunque sia la destinazione futura degli edifici, il programma per lo smantellamento è già fissato. Entro giugno 2003 le rive del lago a Yverdon dovranno tornare allo stato originario.

A Morat i lavori per lo smantellamento del Monolito proseguiranno fino a ottobre 2003, mentre a Bienne l’arteplage sparirà entro la fine del prossimo anno. Tempi più lunghi a Neuchâtel, dove la fine dei lavori è prevista per l’estate 2004.

Bernard Léchot, swissinfo (traduzione e adattamento: Andrea Tognina, swissinfo)

Termine per lo smantellamento dell’Expo: estate 2004
Costo stimato per la manutenzione del Monolito: 3,5 milioni di franchi l’anno

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